Abbiamo spiegato il concetto di ierogamia in “Misteri del femminile” e oggi vogliamo parlarvi di questo rito sacro proprio perché siamo alle porte delle due feste che più lo rappresentano, ma di cui non parleremo qui nell’introduzione per lasciare spazio all’articolo.
La dea madre
Prima di iniziare con questo paragrafo, vogliamo
ricordarvi che non parliamo di appartenenza sessuale, bensì di energie.
Quella maschile è più legata alla logica e alla razionalità, quella
femminile al simbolismo e all’intuito; tutto ciò è comunque approfondito
nell’articolo “Misteri del femminile”, basta solo ricordare che dentro
ognuno di noi, indipendentemente dal sesso biologico o acquisito,
convivono entrambe le energie.
Nella preistoria, si sa, l’ambito del divino era strettamente collegato alla figura femminile. Era lei a dare la vita, a creare il nuovo e in questa società del tutto matriarca l’uomo era sì importante, ma non trovava spazio in quello che non si poteva interpretare con i cinque sensi.
Anche se l’uomo poteva essere una sorta di sacerdote, quindi, si affidava del tutto alla sua parte femminile, interpretando i segnali che vedeva nel cielo o in terra.
È solo nel V millennio a.C. che l’energia maschile trova il suo ruolo anche nel divino, con un dio uomo a simboleggiare la vegetazione. In questo contesto, quindi, la dea madre si univa sempre al dio vegetazione in una sorta di rituale animalesco e brutale, dove era l’uomo a soccombere nella morte per lasciare spazio al nuovo bambino-frutto che sarebbe cresciuto nel corso dell’anno, fino a ripetere il rituale quello successivo.
I popoli antichi, quindi, spiegavano così il corso delle stagioni dove la natura da florida e abbondante nella stagione estiva, moriva lentamente in quella autunnale-invernale, per poi rimettere frutto in primavera.
Come possiamo vedere era solo la donna a dover essere immortale, proprio perché l’energia creatrice non può interrompersi.
Nella preistoria, si sa, l’ambito del divino era strettamente collegato alla figura femminile. Era lei a dare la vita, a creare il nuovo e in questa società del tutto matriarca l’uomo era sì importante, ma non trovava spazio in quello che non si poteva interpretare con i cinque sensi.
Anche se l’uomo poteva essere una sorta di sacerdote, quindi, si affidava del tutto alla sua parte femminile, interpretando i segnali che vedeva nel cielo o in terra.
È solo nel V millennio a.C. che l’energia maschile trova il suo ruolo anche nel divino, con un dio uomo a simboleggiare la vegetazione. In questo contesto, quindi, la dea madre si univa sempre al dio vegetazione in una sorta di rituale animalesco e brutale, dove era l’uomo a soccombere nella morte per lasciare spazio al nuovo bambino-frutto che sarebbe cresciuto nel corso dell’anno, fino a ripetere il rituale quello successivo.
I popoli antichi, quindi, spiegavano così il corso delle stagioni dove la natura da florida e abbondante nella stagione estiva, moriva lentamente in quella autunnale-invernale, per poi rimettere frutto in primavera.
Come possiamo vedere era solo la donna a dover essere immortale, proprio perché l’energia creatrice non può interrompersi.
Sole e Luna
Nel corso del tempo l’uomo si è ritrovato sempre più partecipe nella vita spirituale, tanto che il maschile prende il simbolismo del sole e il femminile quello della luna.
La luna, proprio come la donna, ha le sue fasi di ventotto giorni che a media ricordano proprio quelle del ciclo mestruale: dalla fecondità ai periodi non fertili, come dalla luna piena a quella nuova.
Se il lavoro del sole sulla Terra è sempre stato evidente, i misteri della luna che influenza le maree, la semina, l’aratura, la potatura, ecc… rimangono anche oggi affascinanti ed emblematici.
Anche nell’astrologia il sole rappresenta il nostro Ego, le parti di noi che più si vedono e il loro agire, mentre la luna è legata all’interno, alle emozioni, alle pulsioni e all’immaginazione.
Sono i due opposti, ma come spesso accade, notiamo che le società antiche hanno saputo essere più sagge di noi (ricordiamo che per loro non esisteva il termine “omosessuale”, proprio perché era così normale avere rapporti o innamorarsi anche delle persone dello stesso sesso da non dover utilizzare un altro termine per definirsi) perché queste due parti non sono l’una contro l’altra, ma anzi, aspettano tutto l’anno solo il momento propizio per la sacra unione (ierogamia, appunto), quando cioè le ore di giorno e di notte sono uguali e la Terra è pronta per divenire fertile.
La luna, proprio come la donna, ha le sue fasi di ventotto giorni che a media ricordano proprio quelle del ciclo mestruale: dalla fecondità ai periodi non fertili, come dalla luna piena a quella nuova.
Se il lavoro del sole sulla Terra è sempre stato evidente, i misteri della luna che influenza le maree, la semina, l’aratura, la potatura, ecc… rimangono anche oggi affascinanti ed emblematici.
Anche nell’astrologia il sole rappresenta il nostro Ego, le parti di noi che più si vedono e il loro agire, mentre la luna è legata all’interno, alle emozioni, alle pulsioni e all’immaginazione.
Sono i due opposti, ma come spesso accade, notiamo che le società antiche hanno saputo essere più sagge di noi (ricordiamo che per loro non esisteva il termine “omosessuale”, proprio perché era così normale avere rapporti o innamorarsi anche delle persone dello stesso sesso da non dover utilizzare un altro termine per definirsi) perché queste due parti non sono l’una contro l’altra, ma anzi, aspettano tutto l’anno solo il momento propizio per la sacra unione (ierogamia, appunto), quando cioè le ore di giorno e di notte sono uguali e la Terra è pronta per divenire fertile.
Ostara
Una festa che i neo-pagani conoscono molto bene (ma anche i cristiani, in verità, lo vedremo dopo) è sicuramente Ostara.
Di origine germanica, ha preso rapidamente il sopravvento anche in tutta l’Europa. Il nome deriva da quello della dea della fertilità Eostre, (in Grecia è Estia, a RomaVesta) che finalmente, risvegliandosi dopo un anno, ritrovava il suo amato e vigoroso dio Sole. I due si accoppiavano proprio nei giorni di equinozio primaverile e per l’occasione venivano accesi fuochi su colline e/o templi; più le fiamme bruciavano, più il raccolto dei mesi successivi sarebbe stato abbondante.
I simboli terreni di tale evento erano i semi e le uova, perché entrambi proteggono la vita con un guscio esterno. Di conseguenza anche fiori, conigli e pulcini si sono aggiunti al simbolismo, come chiari segnali di promessa per quel che verrà.
Di origine germanica, ha preso rapidamente il sopravvento anche in tutta l’Europa. Il nome deriva da quello della dea della fertilità Eostre, (in Grecia è Estia, a RomaVesta) che finalmente, risvegliandosi dopo un anno, ritrovava il suo amato e vigoroso dio Sole. I due si accoppiavano proprio nei giorni di equinozio primaverile e per l’occasione venivano accesi fuochi su colline e/o templi; più le fiamme bruciavano, più il raccolto dei mesi successivi sarebbe stato abbondante.
I simboli terreni di tale evento erano i semi e le uova, perché entrambi proteggono la vita con un guscio esterno. Di conseguenza anche fiori, conigli e pulcini si sono aggiunti al simbolismo, come chiari segnali di promessa per quel che verrà.
Pasqua
Quando anche il Cristianesimo si diffuse per tutta l’Europa, assimilò la festa antica, anche se la data cambia ogni anno perché è fortemente legata al ciclo lunare. Dal Concilio di Nicea del 325, infatti, si decise che la festa sarebbe capitata la domenica successiva alla prima luna piena di primavera.
Come ben sappiamo ritroviamo come simboli le uova, i conigli e i fiori.
Anima mundi
Per anima mundi si intende la vitalità che si cela in ogni aspetto della natura, considerata come un unico organismo vivente. Questa idea vive per lo più nelle religioni pagane e politeiste, ma anche nelle filosofie animiste e dei grandi pensatori del passato, come in Platone. Seguendo questo ragionamento, ogni essere ha anche una parte spirituale, che è collegata all’anima del tutto.
Vi sarà di certo capitato di imbattervi in quelle foto che mettono a confronto i neuroni umani con le strutture cosmiche et simili, ecco, il concetto è più o meno lo stesso: “Come sopra, così anche sotto; come sotto, così anche sopra. Come dentro, così anche fuori; come fuori, così anche dentro. Come nel grande, così anche nel piccolo”, o, come siamo stati cresciuti qui in occidente: “Come in cielo, così in terra”.
Come abbiamo visto nel cielo, tra lo scorrere delle ore solari e notturne, così lo abbiamo visto nella Terra con i suoi cambiamenti di stagioni, con il seme che dà vita al grano, così ancora dobbiamo vederlo in noi stessi: siamo davvero consapevoli di essere parte dell’uno? Che non esistono le distanze illusorie dello spazio-tempo?
Ci consideriamo troppo spesso fuori da tutto ciò che osserviamo e così facendo stiamo solo scegliendo il male. È bene ragionare a fondo sul concetto dell’essere tutt’uno perché il 30 marzo affronteremo il tema dell’Unione vera e propria.
Come abbiamo visto nel cielo, tra lo scorrere delle ore solari e notturne, così lo abbiamo visto nella Terra con i suoi cambiamenti di stagioni, con il seme che dà vita al grano, così ancora dobbiamo vederlo in noi stessi: siamo davvero consapevoli di essere parte dell’uno? Che non esistono le distanze illusorie dello spazio-tempo?
Ci consideriamo troppo spesso fuori da tutto ciò che osserviamo e così facendo stiamo solo scegliendo il male. È bene ragionare a fondo sul concetto dell’essere tutt’uno perché il 30 marzo affronteremo il tema dell’Unione vera e propria.
Nessun commento:
Posta un commento