Ve ne vogliamo parlare oggi, proprio perché, come ben sapete, amiamo girare anche per i quartieri della Capitale e abbiamo notato che praticamente tutti hanno sempre qualcosa di unico da raccontare.
Assieme al Palazzo della Civiltà Italiana (noto ai romani come er Colosseo quadrato), la basilica dei Santi Pietro e Paolo è sicuramente
il simbolo della Roma moderna.
Il progetto per la Basilica è
datato 1938, con i lavori iniziati nel 1939, nel punto più alto della
zona ora conosciuta come quartiere Eur, dove sorgeva l’oratorio
dell’Arciconfraternita dei Pellegrini dedicato proprio ai Santi Pietro e
Paolo.
Gli architetti a cui venne affidato il tutto furono:
Nello Ena, Alfredo Energici, Arnaldo Foschini, Vittorio Grassi, Tullio
Rossi e Costantino Vetriani.
Ben presto, però, la seconda guerra
mondiale si fece sentire anche in Italia rallentando di molto i lavori
fino al loro arresto nel 1943, a seguito dei bombardamenti americani su
Roma, alcuni dei quali avvenuti nella zona stessa del cantiere. Anche se
la zona all’epoca era deserta, si pensava fosse luogo di nascondigli
e/o di appostamenti tedeschi.
Il cantiere in disuso, il 10 settembre 1943
divenne campo di scontro tra dei soldati italiani e dei paracadutisti
tedeschi che dal Ponte della Magliana dovevano recarsi al centro di
Roma.
Da quello scontro morirono tredici soldati italiani, di cui
quattro rimasti ignoti perché sottratti delle piastrine di
riconoscimento.
Con la fine della seconda guerra mondiale e una
lenta ripresa italiana, il cantiere torna attivo nel 1953 e due anni
dopo, nel luglio 1955, la chiesa è finalmente aperta al culto. Nel dicembre 1958
diviene sede parrocchiale, mentre riceve il titolo cardinalizio il 5
febbraio 1965. Nel 1967 diviene ufficialmente una basilica minore.
Da
viale Europa si può vedere fin da subito la scalinata monumentale che
porta direttamente al piazzale della chiesa dove al portico sono
presenti le due grandi statue degli apostoli Pietro e Paolo, nonché
patroni di Roma.
Inizialmente la cupola avrebbe dovuto avere una colorazione giallo oro, proprio per distinguerla dagli altri edifici adiacenti. Alla fine, però, si pensò di coprirla con elementi grigi in ardesia per un fattore estetico che li rendeva più eterogenei sia con la struttura stessa, di travertino romano, che con il quartiere che stava prendendo forma.
Al suo interno lo sguardo non può non posarsi sul “Cristo nel tappeto di Grazia”, di Attilio e Sergio Selva, situato sopra l’altare maggiore. Alla sua sinistra è presente la cappella dell’Immacolata Concezione, con un mosaico della Madonna e il bambinello, entrambi circondati da angeli; l’opera è di Bruno Saetti. A destra c’è la cappella di San Francesco, con un mosaico di Hajnal raffigurante Francesco assieme ad altri santi, sempre francescani.
A lato della basilica troviamo un altorilievo in marmo: “La Conversione di Saulo”, scolpito da Venanzo Crocetti nel 1941.
L’organo a canne della basilica è stato costruito da Libero Rino Pinchi nel 1960 e ingrandito da Carlo Soracco nel 1990.
Se volete visitarla con i vostri occhi, la basilica è facilmente raggiungibile dalle fermate metro della linea BEur Magliana ed Eur Palasport.
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