Cadono le foglie prime del tempo, i fiori perdono i petali senza ancora essere sbocciati e il sonno delle creature cessa solo per rigenerarsi in un nuovo letargo.
Rami secchi e torti si stagliano sul sentiero che conduce verso un gelo mai sentito prima, una terribile angoscia mascherata dalla normalità dagli eventi.
Nessuno è pronto ad accogliere l’ascesa delle tenebre, non importa quanto possa essersi preparato.
La sera arriva improvvisa, subdola, ti consuma indipendente dal momento in cui te ne accorgi. Puoi metterci ore o anni, lei è lì a tendere la sua mano scheletrica per trascinarti dove non vuoi.
Dove non si sente più il profumo dei fiori, dove una nebbia vitrea copre la piana fangosa di una palude di alberi spogli.
“Si varca il portico di argento
ed è subito sera,
dopo l’inverno lento
è giunto l’autunno in primavera”
- Gianluca Boncaldo, Autunno in primavera
Nelle narici entra un’aria di un freddo innaturale, anticipatrice di quell’inquietudine abissale che si tramuta in un vuoto concreto che potrebbe colmare un precipizio che giunge fino al centro della terra.
Viandanti senza sembianze popolano questo luogo, spettri di un passato perduto e rievocato nella vana attesa che l’autunno in primavera porti altrove.
Invece si scorge solo l'orrore mascherato dalla nebbia: ripugna la vista di creature il cui sangue sgorga nero come il petrolio, la cui pelle avvizzita è avida dei raggi solari. Gli occhi che mai più rivedranno luce gelano di crudeltà.
Ma ti ha colto la distrazione, e ora noti che il fango lentamente ti inghiotte. Ma non è fango, è la notte eterna che si avvicina.
L’avevo detto prima, non si è mai pronti. Anche se vorrai dare un senso al dolore, anche se sai che finirà. Il passaggio di mondi paralleli sconvolge, è l’attraversamento di un ponte di corda instabile che potrebbe crollare al prossimo passo falso.
Idoli di legno adornano la capanna, candele antiche generano sprazzi di luce nell’abitazione.
La via d’uscita è tanto vicina quanto lontana, tanto imminente quanto irraggiungibile.
Cerchi la chiave forse la chiave dorata custodita oltre il fango? Allora bisogna lasciare che sia ciò che è.
Una palude, un’abitazione contorta, una lunga caduta nel vuoto.
E dopo tutto ciò, il bagliore della chiave del portico.
Hai già dimenticato tutto. Una volta varcato il portico, è subito sera, di nuovo.
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