Disse Carlo a Teresa, guardandola intensamente negli occhi come se volesse essere scrutato nella sua inquietudine più profonda.
Teresa capì subito che qualcosa non stava andando bene, non tanto per lo sguardo vacuo e spaventato di Carlo, quanto per una strana atmosfera che si era formata all’interno del supermercato.
Teresa: “Stiamo facendo la spesa, giusto?”
Carlo: “Non mi stavi ascoltando, come al solito”.
Teresa: “Sì. Ti stavo ascoltando. Ti ho posto questa domanda così ovvia perché sono sicura che il tuo sogno sia legato a questo”.
Carlo: “In un certo senso, sì”.
Teresa: “Non credo sia un sogno, ma potrebbe esserlo. Ma bada bene, se lo fosse, l’intera vita tua sarebbe un sogno”.
Carlo: “Stiamo facendo la spesa, giusto?”
Teresa: “Forse sei tu che non mi stai ascoltando”.
Carlo: “Lascia stare, questo dialogo non porta a nulla di buono”.
Teresa: “Stavamo parlando?”
Carlo: “Ma tu ricordi la luce del sole?”
Teresa: “Certo, ricordo un forte calore dei pomeriggi di agosto di quando ero bambina”.
Carlo: “Non sto parlando di ricordi così lontani. Voglio dire… Da quanto tempo siamo qua dentro?”
Teresa: “Ora che mi ci fai pensare non ricordo quando siamo entrati”.
Carlo: “E soprattutto, cosa stiamo comprando?”
Teresa: “Questo, più o meno, lo ricordo, stiamo aspettando il treno che ci porti al reparto ortofrutta”.
Carlo, sentendo quella voce elettronica, percepì un intenso brivido lungo la schiena. Teresa invece, era solo leggermente inquietata, ma non per la voce dell’altoparlante, bensì per via di tutta la gente che aspettava insieme a loro il treno.
Tutti si comportavano naturalmente, e anche Teresa non metteva in dubbio il fatto che servisse un treno per arrivare al reparto ortofrutta.
Ma Carlo invece si sentiva fuori luogo, come se stesse impazzendo. Rimase composto, non voleva essere preso per pazzo come il protagonista della novella “Il treno ha fischiato” di Luigi Pirandello.
Però quel treno in arrivo era per lui qualcosa di surreale. Non poteva esistere una cosa del genere. Non all’interno del supermercato.
Altoparlante: “Treno per il reparto ortofrutta in arrivo tra un minuto”.
Carlo si sentì soffocare, come se stesse aspettando la morte stessa.
Carlo: “Teresa andiamo via”.
Teresa: “Anche io non mi sento troppo bene qui, ma ci serve la frutta”.
Carlo: “Possiamo vivere anche senza, ti prego… andiamo via da qui”.
Carlo prese per mano Teresa e la tirò via, scappando lungo lo scaffale infinito dei prodotti da forno.
Taralli, crackers, fette biscottate e pane in cassetta. Ogni tanto qualche confezione di grissini.
Marta: “Carlo, cosa fai ? Mi stai facendo preoccupare”.
Carlo: “Marta? Ma non stavo qui con Teresa?”
Marta: “Carlo… Teresa è morta ormai da tempo”.
Carlo: “Questo è un incubo, dov’è l’uscita?”
Marta: “Ma che dici, non esiste un’uscita e lo sai bene”.
Carlo: “Perché questo posto non finisce mai?”
Marta: “Ma hai già dimenticato tutto? Sembra che tu ti sia svegliato solo ora nel 2047. Ormai sono passati un paio di anni da quando il pianeta intero è stato trasformato in un enorme centro commerciale”.
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