Ed eccoci tornati con un nuovo appuntamento della serie: romanticherie e cinismo. Se non sai di cosa stiamo parlando è perché non abbiamo ancora chiamato in questo modo questa serie. Per quanto, in realtà, chi sta scrivendo questa recensione consideri le commedie romantiche (quelle fatte bene) come un ottimo “confort movie”, il cinismo con il quale ci approcciamo alla visione delle suddette ci contraddistingue. Vi consigliamo di recuperare l’articolo “il cinismo dietro le commedie romantiche natalizie” perché abbiamo iniziato la visione abbastanza prevenuti.
Sappiamo che, per le occasioni, la formuletta algoritmica con la quale vengono create le pellicole è presto ben fatta. Che sia Natale, o San Valentino, l’amore si presta bene per essere commercializzato sotto la formula di pilloletta in scatola. Sì, le pellicole sotto festività equivalgono a una dose di Tavor per tutti i single. Ci ricordano quando siamo soli e quanto schifo faccia esserlo. Ma quando non avviene questo, all’interno della narrazione, allora tutto prende una piega differente.
“Da me o da te”, già dalla locandina ci fa comprendere che i due protagonisti finiranno con lo stare insieme. Scontato diremmo tutti, ma del resto Debbie (Reese Witherspoon) e Peter (Ashton Kutcher) sono migliori amici da circa quasi tutta la vita e rendersi conto dei propri sentimenti, quando la paura della gioventù e la vita stessa si mettono di mezzo, non è di certo facile. Entrambi si raccontano tutto, tutti i giorni; tacciono, però, sulle loro reali necessità e dubbi. Diventare adulti non vuol dire, necessariamente, essere più consapevoli di quel che si vuole o si spera per la propria vita.
I sogni, quindi, vengono accantonati, la vita prosegue e ci si ritrova davanti a delle conseguenze figlie delle scelte del passato. Peter, così, è scappato dopo la prima notte che i due sono stati insieme. Debbie ha sposato un altro uomo, ha divorziato, e suo figlio è diventato tutto il centro del suo mondo. Entrambi, però, sono accumunati dallo stesso reciproco sentimento: in questo caso non parliamo dell’amore, ma della paura. Quella folle paura di poter realizzare i propri desideri e di inseguire i propri sogni, per rifugiarsi in un certo qual modo nella propria confort zone.
Quando, però, questa zona di confort viene meno, allora tutti i dubbi che si credevano seppelliti riaffiorano. Peter, per supportare l’amica, decide di tornare a Los Angeles così da poter badare al figlio di lei. Del resto il loro rapporto è così stretto che il ragazzino considera l’uomo come una presenza costante della propria vita e non batte ciglio all’idea di stare con lui una settimana. I due, infatti, passeranno degli intensi momenti al di fuori del controllo materno che permetteranno a entrambi, non solo di conoscersi un po’ meglio, ma anche di fronteggiare le proprie paure. Il figlio di Debbie è cresciuto nella piccola campana di vetro nella quale la donna lo ha rinchiuso, gli bastano pochi giorni di libertà per poter riuscire a riprendersi la propria indipendenza e la propria volontà.
Debbie, invece, volata a New York per poter seguire un corso di studi, vivrà un’avventura in grado di accentrare il proprio focus su se stessa e sui propri bisogni accantonati da tempo. Lei vive per il figlio, ma adesso ha delle nuove prospettive davanti.
Il percorso di crescita dei due personaggi, quindi, non è incentrato sul loro rapporto, quanto più sulle loro individualità. Per tutto il tempo, infatti, vediamo i due protagonisti alle prese con delle nuove sfide in grado di far metter loro in dubbio quanto vissuto finora. Solo così i due potranno decidere di rischiare la loro amicizia per quel sentimento assopito da anni.
È interessante quando una commedia romantica non costruisce i suoi tre atti intorno alla storia d’amore dei protagonisti. L’amore, in questi casi, passa prima da se stessi e successivamente si riversa nell’altro. Ovvio che siamo in presenza del tanto preannunciato happy ending, ma non è così banale il suo raggiungimento. Scosse le loro routine, i due possono far riaffiorare quella voglia di rischiare e giocare che avevano lasciato ai sé più giovani, così da potersi abbandonare a quel sentimento che li aveva spinti l’uno nelle braccia dell’altro.
Netflix mette al centro della propria storia due individui che hanno da sempre deciso di accompagnarsi l’uno all’altra, nonostante vivessero vite differenti e distanti. La paura di rischiare è il vero ostacolo a questo amore che termina in un climax quasi catartico per entrambi. Non possiamo negare che il cinismo è facile da abbandonare quando subentrano storie con un po’ meno di incanto. Del resto, certi amori sono così potenti che a volte fanno il giro del globo e poi ritornano.
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