Forse non tutti sanno che ogni mese (più precisamente ogni ultimo venerdì del mese), alla Cappella Orsini, l’attore e scrittore Joyce Conte tiene il suo Salotto Dantesco dove ospiti e pubblico possono interagire tra loro discutendo, grazie alle parole di partenza del sommo Dante, su quella che è la società odierna e di conseguenza su come possiamo fare in modo di cambiare i limiti che ci siamo ancora imposti.
Noi Muse abbiamo l’onore di sedere fissi sul palco e cerchiamo di stimolare i presenti tramite il nostro pensiero che a volte può sembrare pungente, ma che quasi sempre centra l’obiettivo di andare oltre tutto ciò che si vede.
Noi Muse abbiamo l’onore di sedere fissi sul palco e cerchiamo di stimolare i presenti tramite il nostro pensiero che a volte può sembrare pungente, ma che quasi sempre centra l’obiettivo di andare oltre tutto ciò che si vede.
Noi amiamo alla follia l’idea di una nuova Belle Époque e abbiamo da sempre sperato di poter frequentare assiduamente la Cappella Orsini, perciò quando Joyce Conte ci ha proposto di prendere parte al Salotto Dantesco, abbiamo subito risposto positivamente, quasi senza farlo concludere nella richiesta. Un po’ come chi risponde già “Sì” solo vedendo il partner inginocchiarsi con una scatolina in mano e sentendo la parola: “Vuoi”, senza attendere il “sposarmi?”.
Con dieci incontri totali, dall’ultimo venerdì di settembre all’ultimo venerdì di giugno, siamo così giunti a più di metà di quest’evento che ha davvero segnato quello che è il nostro modo di essere.
Andando oltre alle banalità e a come grazie al contatto del pubblico abbiamo acquisito più sicurezza in noi stessi, nel nostro lavoro e in quello che potrebbe diventare 4Muses, ciò che davvero ci emoziona – tanto che a volte non riusciamo a proferire parola durante la camminata di ritorno verso Colosseo – sono gli ospiti che si sono susseguiti – e che si susseguiranno – e l’importanza della loro testimonianza.
Da a Riccardo Cochetti a Mina Welby, da scrittori, editori a racconti e documenti di chi ha lottato per la Resistenza in un’Europa pervasa dall’odio razziale, l’aperitivo (inizia, infatti, alle 18:30) al Salotto Dantesco è ormai un vero e proprio appuntamento imperdibile perché nonostante la grande preparazione dietro lo spettacolo, ogni volta non abbiamo idea di quello che verrà fuori, dei consigli cinematografici o letterali che ci daremo a vicenda o anche delle esperienze piacevoli o spiacevoli, che si portano alla luce e che contribuiscono ad arricchire l’animo di chi ascolta.
Andando oltre alle banalità e a come grazie al contatto del pubblico abbiamo acquisito più sicurezza in noi stessi, nel nostro lavoro e in quello che potrebbe diventare 4Muses, ciò che davvero ci emoziona – tanto che a volte non riusciamo a proferire parola durante la camminata di ritorno verso Colosseo – sono gli ospiti che si sono susseguiti – e che si susseguiranno – e l’importanza della loro testimonianza.
Da a Riccardo Cochetti a Mina Welby, da scrittori, editori a racconti e documenti di chi ha lottato per la Resistenza in un’Europa pervasa dall’odio razziale, l’aperitivo (inizia, infatti, alle 18:30) al Salotto Dantesco è ormai un vero e proprio appuntamento imperdibile perché nonostante la grande preparazione dietro lo spettacolo, ogni volta non abbiamo idea di quello che verrà fuori, dei consigli cinematografici o letterali che ci daremo a vicenda o anche delle esperienze piacevoli o spiacevoli, che si portano alla luce e che contribuiscono ad arricchire l’animo di chi ascolta.
Il Salotto Dantesco non è, dunque, uno spettacolo statico, dove il pubblico ascolta e medita solamente, anzi. Nel caldo invito di dire la propria opinione senza paura di essere giudicati, l’esperienza può trasformarsi in un vero e proprio momento di sfogo e di risoluzione a dei problemi sociali troppo spesso ignorati.
Il Salotto Dantesco rispecchia quegli ambienti ottocenteschi dove cittadini e artisti si incontravano e nel loro scambio di idee davano vita a nuovi movimenti letterali, a nuove opere teatrali e a modi di pensare che ci hanno portato poi all’epoca moderna.
Noi non abbiamo idea di ciò che vivono le persone che si presentano e parlano, se sono sposate o no, se credono in un Dio o no, se sono di destra o sinistra; meno che mai sappiamo il loro lavoro o quanto amore hanno dato al mondo. L’unica cosa che sappiamo è forse la più importante: ognuno di loro accresce il nostro animo.
Ecco perché vi consigliamo di non perdervi gli ultimi appuntamenti, con la speranza ci possa essere anche una “seconda stagione”.
Il Salotto Dantesco rispecchia quegli ambienti ottocenteschi dove cittadini e artisti si incontravano e nel loro scambio di idee davano vita a nuovi movimenti letterali, a nuove opere teatrali e a modi di pensare che ci hanno portato poi all’epoca moderna.
Noi non abbiamo idea di ciò che vivono le persone che si presentano e parlano, se sono sposate o no, se credono in un Dio o no, se sono di destra o sinistra; meno che mai sappiamo il loro lavoro o quanto amore hanno dato al mondo. L’unica cosa che sappiamo è forse la più importante: ognuno di loro accresce il nostro animo.
Ecco perché vi consigliamo di non perdervi gli ultimi appuntamenti, con la speranza ci possa essere anche una “seconda stagione”.
Nessun commento:
Posta un commento