Il Parco degli Acquedotti è uno dei parchi più grandi di Roma, un’attrazione per i turisti che si fermano per qualche giorno nella capitale. Nonostante questo, molti abitanti di Roma non ci sono mai stati.
È situato nella zona centro-sud, in prossimità della Tuscolana, di Roma ed è facilmente raggiungibile con la linea metro A.
Esplorato in un bel giorno di sole, si mostra subito immenso, imponente e pianeggiante.
Lo scenario naturale è comunque corredato da strutture di importante interesse per l’archeologia, gli acquedotti appunto.
Fa strano vederli ancora in piedi, era dopo era.
Accarezzare con mano quelle mura millenarie è un’esperienza singolare, un brivido che trascende nei secoli.
La strana percezione di bellezza presente all’interno del parco va oltre l’aspetto storico. Portando la questione su un aspetto neuroestetico, notiamo che l’ampia visuale offerta dalla pianura distante e rilassa la mente.
A livello evoluzionistico siamo portati ad apprezzare paesaggi aperti, la cui visione è libera di vagare all’orizzonte. Questo perché in un simile ambiente naturale è possibile scorgere da lontano i predatori, tranquillizzando quella parte inconscia che ci trasciniamo ancora oggi dall’origine della specie.
Per la città di Roma, il parco degli acquedotti è singolare in tal senso, perché sono davvero poche le zone (urbane e naturali) della capitale che lasciano vagare lo sguardo in uno spazio così ampio.
Ed è una vera fortuna che l’area sia stata salvaguardata da speculazione edilizia o da altri interventi che avrebbero turbato l’anima del luogo.
Il Parco degli Acquedotti, dunque, non è altro che un ulteriore tassello che compone il variegato paesaggio di Roma, un luogo che testimonia la storia antica della capitale e la cui estetica ci lascia riflettere sull’origine emotiva della sensazione del bello.
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