Negli articoli precedenti si è forse solo accennato a come dentro di noi vivano nello stesso tempo angeli e demoni, Dio e Satana.
Possiamo incolpare l’esterno quanto vogliamo, ma quando cominciamo a guardarci dentro abbiamo la conferma che siamo solo a noi a poter decidere verso quale delle due parti rivolgerci.
Oggi affrontiamo un tema forse scottante, con parole che potrebbero essere fraintese, ma che è necessario vedere una volta per tutte: non siamo né buoni, né cattivi, siamo tutto in un unico momento.
Possiamo incolpare l’esterno quanto vogliamo, ma quando cominciamo a guardarci dentro abbiamo la conferma che siamo solo a noi a poter decidere verso quale delle due parti rivolgerci.
Oggi affrontiamo un tema forse scottante, con parole che potrebbero essere fraintese, ma che è necessario vedere una volta per tutte: non siamo né buoni, né cattivi, siamo tutto in un unico momento.
Due facce della stessa medaglia
“Gli uomini la chiamano Sol e gli dei Sunna”
-Verso preso dall’Edda
Nelle tradizioni nordiche il sole aveva due nomi a seconda della propria funzione; “Sol” era in rappresentanza della parte materiale dell’astro, con tutte le sue funzioni a favore di natura vegetale, animale e umana; “Sunna” per la sua parte spirituale, per le proprietà energetiche che esso dava a tutti quanti, risollevando gli umori dopo i giorni di pioggia.
Ma, come ben sappiamo, la natura è neutra. Lo stesso sole che ci scalda può ustionare la nostra pelle. Il sole può far crescere le piante, ma può provocare anche siccità e inaridire i campi.
Il sole, come ogni elemento, può essere sia vita che morte e lo stesso vale per l’elettricità o il nucleare, sia nella loro funzione naturale che artificiosa.
Pensiamo, per esempio, proprio al secondo tipo di energia: potrebbe servirci per limitare i consumi di gas e petrolio, eppure l’abbiamo utilizzata a scopi bellici, buttando bombe su Hiroshima e Nagasaki con lo scopo di una resa, a favor di “pace”.
Ironia? Amore verso il macabro? O semplicemente ignoriamo la nostra perenne lotta tra il bene e il male?
Andando a osservare più nel dettaglio, anche le parole sono neutre. Esse possono divertire, possono venire ignorate, ma possono anche ferire fino alla morte.
Una parola è solo una parola, una successione di lettere che vengono comprese solo da chi parla la stessa lingua – se dovessimo insultare in italiano chi non lo parla, di certo non ci rimarrebbe male – e come tutto ciò che ci circonda, la differenza la fa l’intenzione con cui andiamo a compiere un qualsiasi gesto.
Potere in noi
È ovvio che più abbiamo un rapporto con il divino e più tenderemo a volgere le nostre azioni verso il bene. Utilizzeremo le parole per sostenere, aiutare, spronare, anche se non sono propriamente positive. Un po’ come un bravo allenatore di calcio (o pensate allo sport che volete, noi siamo tifosi, che vogliamo farci?) che incita la squadra a bordo campo: i giocatori sanno perfettamente che una parola detta male li motiva e spesso l’insulto spinge la squadra a segnare e recuperare una partita data per persa.
In questo momento del viaggio siamo quindi consapevoli che tutto quello che ci circonda è neutro e siamo noi a dargli un tipo di potere. La perdita di un lavoro, la fine di una relazione, la morte di una persona cara; il successo ottenuto, un matrimonio, una nuova nascita… interpretiamo noi stessi ogni evento che ci accade a seconda di quelli che sono i nostri filtri.
Facciamo un esempio: Maria è una donna che ha dedicato tutti i suoi vent’anni a prepararsi per il lavoro dei suoi sogni. Quando finalmente è sul mercato e vaglia le varie proposte lavorative, non trova nulla per quello che ha studiato. Può deprimersi, può stare male, oppure può vedere il tutto come opportunità trovando un’altra strada per raggiungere il suo obiettivo nel frattempo che acquisisce nuove abilità.
Con questo non vogliamo dire che le sensazioni negative vanno ignorate, al contrario. Semplicemente che tutto quello che abbiamo serve per acquisire il nostro potere di cui spesso non siamo a conoscenza.
La Bella e la Bestia
Conosciamo un po’ tutti la storia e speriamo che vi ricordiate bene le immagini della Disney – se così non fosse, vi consigliamo un re-watch – come spiegato in “misteri del femminile”, quando nelle storie vediamo un personaggio maschile o femminile non si tratta di una questione di genere, ma di una parte dentro di noi: la maschile è logica, pragmatica, che ragiona per causa-effetto; la femminile vive di immaginazione, intuizione, è il mondo del simbolismo, è curiosa e vuole andare sempre oltre. Tutti abbiamo entrambe le parti, l’obiettivo è utilizzarle al cinquanta e cinquanta.
Attenzione: molti dei prossimi simbolismi sono spiegati in questo articolo.
In una notte gelida di tanto tempo fa, al portone del castello del bel Principe (parte maschile), bussa una vecchietta con un aspetto orrendo. È vestita solo di stracci e vuole del riparo in cambio di una rosa (domani proveremo a spiegarvi il simbolismo della rosa).
Il Principe, arrogante e superbo, sbatte il portone in faccia alla vecchietta che improvvisamente si trasforma in una meravigliosa fata e gli lancia un incantesimo: lui diverrà una bestia e potrà tornare ad avere il magnifico aspetto che gli appartiene solo se una fanciulla si innamorerà di lui entro il ventunesimo anno d’età. In caso contrario, rimarrà una bestia per sempre.
La Bestia, inorridita per il suo nuovo aspetto, si rinchiude dentro il castello, non facendo più entrare nessuno, finché un bel giorno non appare Belle.
Certo, il cinismo ci porta subito a pensare alla sindrome di Stoccolma, ma andiamo più in profondità.
La parte logica e razionale ci spinge a ignorare i nostri pensieri negativi, le nostre ansie, le nostre preoccupazioni perché sa che ci fanno stare male. Così preferiamo chiudere loro la porta in faccia, magari assopendoli con la visione di un film, la lettura di un libro, dell’alcol, feste o passeggiate. Non c’è nulla di male in tutto ciò – se non diventano dipendenze, ma questo è un altro discorso – solo che più sbarriamo la strada a tutto ciò che non ci piace, più diventiamo esattamente quello che non ci piace.
La Bestia prende l’aspetto orribile della vecchietta, ma d’altra parte la vecchietta non era il suo aspetto terribile.
Ogni pensiero negativo è una ferita emotiva che va ascoltata e curata perché una volta in fase di guarigione e poi cicatrizzata, permette di darci più luce, più forza.
È la stessa trasformazione che avviene a Satana nella Divina Commedia: finché non ci voltiamo dalla sua parte, lo immagineremo sempre come il nemico, qualcuno da combattere. Ma quando abbiamo il coraggio necessario per guardarlo in faccia, quasi a sfidarlo, arrendendoci al fatto che sì, siamo anche il brutto che abbiamo dentro, ecco che Satana si trasforma in Lucifero: il portatore di luce che ci spalanca la porta verso la via della purificazione.
Giungiamo al simbolismo di Belle, la parte femminile: è tenuta segregata, sì, ma lei si sente così perché la Bestia la ignora, la tratta come tale e non si degna di unirsi alla sua vita. Quando le cose cambiano – perché i servitori trasformati in argenteria ricordano al Principe che è l’occasione per tornare umano – maschile e femminile cominciano a conoscersi, a integrarsi e nella loro unione, la Bestia torna umano, senza utilizzare più le armi della superbia e dell’arroganza.
Non c’è una parte che sia totalmente positiva o negativa, perché affidarsi troppo all’intuizione può trasformarci in folli visionari, ma sicuramente rimanere ancorati alle proprie convinzioni non ci fa evolvere.
Ecco perché, nei momenti più freddi e bui, quando i pensieri negativi bussano incessantemente, anche se siamo portati al terrore che reputiamo salvifico, bisogna aprire ogni porta a loro. La scelta è solo nostra.
Arcobaleno
Come detto spessissimo in precedenza – e anche in ogni nostra puntata di Apollo Station o sui social – il mondo materiale è sempre collegato a quello spirituale, anche se spesso non lo si vede.
In tutte le culture antiche, e anche oggi, il simbolo che associamo spesso a questa comunione sacra è l’arcobaleno.
L’arcobaleno collega il mondo reale al Regno degli Dèi nei miti norreni; nella cultura nipponica abbiamo l’ame-no-hashi-date (trad. “ponte fluttuante del cielo”) dal quale le divinità Izanami e Izanagi scesero per creare le isole del Giappone. Anche nella Bibbia Dio manda l’arcobaleno come segno di alleanza con gli umani dopo il diluvio universale.
L’arcobaleno in natura è visibile solitamente dopo le tempeste, questo a conferma che ogni periodo negativo della nostra vita serve per darci nuove consapevolezze, per purificarci dal vecchio e per ricordarci che non siamo mai soli mentre affrontiamo il dolore.
In tutte le culture antiche, e anche oggi, il simbolo che associamo spesso a questa comunione sacra è l’arcobaleno.
L’arcobaleno collega il mondo reale al Regno degli Dèi nei miti norreni; nella cultura nipponica abbiamo l’ame-no-hashi-date (trad. “ponte fluttuante del cielo”) dal quale le divinità Izanami e Izanagi scesero per creare le isole del Giappone. Anche nella Bibbia Dio manda l’arcobaleno come segno di alleanza con gli umani dopo il diluvio universale.
L’arcobaleno in natura è visibile solitamente dopo le tempeste, questo a conferma che ogni periodo negativo della nostra vita serve per darci nuove consapevolezze, per purificarci dal vecchio e per ricordarci che non siamo mai soli mentre affrontiamo il dolore.
Storia di un’autorealizzazione dell’inconscio
Jung ha definito così la sua stessa vita: “la storia di un’autorealizzazione dell’inconscio”.
Potremmo forse parlarne in modo grossolano e probabilmente sbagliato del suo lavoro, ma nell’ideale di Jung la vita umana è come un’opera d’arte che deve orientarsi verso la dimensione spirituale per poter vivere appieno.
Secondo lui soffriamo nel momento in cui dentro di noi avviene un conflitto tra materiale e spirituale, tanto che bisogna sempre cercare di trasformare le proprie energie basse, tirandole fuori e dissipandole, dando loro nuova luce e nuova forza.
Ha provato su di sé tutto quanto, scavando dentro il suo interno per intravedere nuovi stati di coscienza, e arrivando a scrivere che: “Tutti i miei pensieri ruotano attorno a Dio come i pianeti attorno al sole” .
Siamo, quindi, ciò che pensiamo. Agiamo in base a ciò che pensiamo. Vedere il mondo nel modo negativo farà in modo che vivremo sempre situazioni che reputeremo negative.
Rimanere nel neutro, avere la consapevolezza che siamo noi a decidere come definire ciò che abbiamo, rimanda al potere di scoprirci i co-autori del nostro destino.
Quando ci dicono se vediamo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, solitamente rispondiamo che il bicchiere è totalmente pieno perché, anche se qualcosa non si vede, non vuol dire che non ci sia.
Se in mezzo ai problemi della vita non vediamo soluzioni, non vuol dire che non ci siano.
Potremmo forse parlarne in modo grossolano e probabilmente sbagliato del suo lavoro, ma nell’ideale di Jung la vita umana è come un’opera d’arte che deve orientarsi verso la dimensione spirituale per poter vivere appieno.
Secondo lui soffriamo nel momento in cui dentro di noi avviene un conflitto tra materiale e spirituale, tanto che bisogna sempre cercare di trasformare le proprie energie basse, tirandole fuori e dissipandole, dando loro nuova luce e nuova forza.
Ha provato su di sé tutto quanto, scavando dentro il suo interno per intravedere nuovi stati di coscienza, e arrivando a scrivere che: “Tutti i miei pensieri ruotano attorno a Dio come i pianeti attorno al sole” .
Siamo, quindi, ciò che pensiamo. Agiamo in base a ciò che pensiamo. Vedere il mondo nel modo negativo farà in modo che vivremo sempre situazioni che reputeremo negative.
Rimanere nel neutro, avere la consapevolezza che siamo noi a decidere come definire ciò che abbiamo, rimanda al potere di scoprirci i co-autori del nostro destino.
Quando ci dicono se vediamo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, solitamente rispondiamo che il bicchiere è totalmente pieno perché, anche se qualcosa non si vede, non vuol dire che non ci sia.
Se in mezzo ai problemi della vita non vediamo soluzioni, non vuol dire che non ci siano.
Astrologia
In astrologia il sole rappresenta il nostro Ego, la parte maschile che è logica e ragiona in base a ciò che vede (immaginatevi ora la follia di noi tre col sole in Pesci); la luna, invece, rappresenta il nostro inconscio, le nostre emozioni, le pulsioni e tutto quello che non riusciamo a spiegare.
L’ascendente è un po’ il portale tra queste due realtà che mai dovremmo tenere in opposizione, bensì è nostro compito farle comunicare tra loro.
Se vi piace l’astrologia, vi consigliamo di leggere “Dialogo tra segni”, dove l’ascendente in Sagittario di Frè ne combina una delle sue litigando con la sua luna in Cancro!
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