Ci sono a volte, più spesso di quanto vorremmo ammettere, film non troppo riusciti. Magari il loro intento è nobile, le loro tematiche attuali, ma il modo con cui vengono affrontate fa sì che tutto si riduca in un vero e proprio buco nell’acqua. È il caso di Evelyne tra le nuvole: una commedia, disponibile nelle sale italiane dal 30 marzo, che tenta di affrontare la tematica green usando un po’ di fantasy. La volontà della regista Anna Di Francisca è quella di metter in luce lo scontro tra tecnologia e natura, facendolo rivivere nelle volontà della sua protagonista e della sua opponente.
Sofia (Eleonora Giovanardi), vive in un casale nell’alto Appennino Reggiano. In maniera totalmente autonoma e indipendente gestisce il proprio agriturismo creando un ambiente nel quale gli ospiti possono staccare dalla propria routine. La situazione si complica quando Sofia viene a scoprire che è necessaria la sua firma per la cessione di una parte del proprio terreno. Il fine è quello di installare un ripetitore di segnale per migliorare la qualità della connessione a internet. L’intervento è voluto da sua cognata Erika (Violante Placido) una donna totalmente in contrasto con la natura che la circonda. Le due donne sono così poste su una sorta di scacchiera e in loro viene proprio incarnato quel messaggio green che fa da sfondo alle vicende. Erika, del resto, è un’appassionata di videogiochi, ama la moda (in maniera opinabile) e vende pillole vitaminiche. Il marito, fratello della protagonista, Claudio (Marco Maccieri) tenta di accontentare questo suo desiderio pur di mantenere un clima sereno. Ma il comportamento dell’uomo e il fatto che ogni tanto sembri parlare il “doppiaggese” non fa altro che renderlo un inetto sotto molti punti di vista. Sarà solo quando riuscirà a portare in salvo la mucca Evelyne che vedremo le sue abilità di conoscitore delle montagne e, in un certo senso, ritroverà se stesso.
Sorvoliamo sulla descrizione degli altri personaggi che ci sono in scena, tanto non hanno chissà quale rilevanza. La storia è un po’ tutta vacua e fa acqua da tutte le parti. Le situazioni, i dialoghi, la recitazione e persino i costumi sono discutibili. Tanto da esser spinti a sottolineare quanto sia difficile riuscire a trovare qualcosa che funzioni. Perché se da una parte si volevano portare in scena delle donne indipendenti e libere, dall’altra parte tutto questo viene glissato dalle scelte conclusive.
Si è spinti a chiedersi che cosa si stia guardando, proprio perché la dimensione fantasy sfocia quasi nel surreale, nonostante la storia sia ben piantata nella realtà. È un film che non ha senso e che somiglia di più a un lungo spot televisivo sulla fibra fatto a immagini che non si legano nel loro raccordo.
Non possiamo fare a meno di demolire una pellicola di questo tipo perché non si regge sul niente. Quel poco valore che poteva esservi trovato viene perso per strada. Personaggi scritti così male non se ne vedevano da un po’, soprattutto all’interno di una commedia quasi romantica. Confessiamo, inoltre, che in alcuni punti la palpebra ha davvero faticato a restare sollevata.
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