mercoledì 15 marzo 2023

#Metafisica: Dopo il fiume cosa c'è?

Nel 1995 la Disney fece uscire nelle sale cinematografiche il suo trentatreesimo classico: “Pocahontas”.

Chi sta scrivendo impazzì letteralmente, andandolo a vedere prima al cinema, poi per milioni di volte grazie alla VHS.
Come sempre accade quando si parla della Disney, ogni prodotto ha un grande insegnamento metafisico, ma i più sono celati proprio all’interno delle canzoni. Ne abbiamo parlato infatti già in “Oltre l’orizzonte”, “All’alba sorgerò” e più recentemente in “Questo il mondo fa girar”.
Oggi vediamo sia il testo di “Dopo il fiume cosa c’è?” che il dialogo precedente all’inizio del brano.

Piccola nota introduttiva: la giovane Pocahontas, figlia del capo Powhathan, è promessa sposa a Kocoum: il guerriero della tribù che più si è distinto nelle ultime battaglie.
Lei, però, non prende la notizia con felicità perché non crede che nel suo destino ci sia spazio per il matrimonio. 

Capo Powhathan: Pocahontas, vieni con me. Tu sei la figlia del capo, devi prendere il tuo posto tra la nostra gente. Anche i ruscelli delle montagne selvagge si uniscono un giorno al grande fiume.

[cantato] Guarda il fiume scivola e mai le rive invaderà
seguirà la retta via e guai a chi non lo farà.
Tranquillo e tranquillo lui vivrà.

[parlato] Tua madre la indossò per le nostre nozze, sperava di vedertela indossare alle tue. Sei un sogno.

Partiamo cor botto, come si dice a Roma.

Al solito, ci ritroviamo con la generazione prima della nostra che ci carica delle sue aspettative: ci mostra la realtà manipolandola a proprio piacimento, in questo caso facendoci vedere il fiume come un flusso di acqua lento e costante che segue sempre la stessa via, senza andare mai fuori rotta. Il tutto è condito da una manipolazione emotiva data dalla carta della madre morta che avrebbe voluto vedere la propria figlia sposarsi indossando la sua stessa collana.
Pocahontas ha tutto quello che i figli cresciuti in questo modo possono avere: sensi di colpa, dubbi, paura di deludere… Fortunatamente per lei scatta un senso di ribellione, probabilmente perché sa che inconsciamente le paure che sta riversando il padre su di lei, nascono proprio da lui e solo a lui appartengono.

Nella scena successiva Meeko, il procione amico di Pocahontas, nota la collana e lei prende la palla al balzo per sfogarsi.

Pocahontas, parlato: Vuole che me ne stia tranquilla, come il fiume… [risata] ma il fiume non è affatto tranquillo!

[cantato] Ciò che dei fiumi amo di più
è che non sono mai uguali, mai
e l’acqua scorre senza mai pensare
ma per noi umani non è così
se il prezzo da pagar
ci fa perder l’occasione di scoprire

dopo il fiume cosa c’è?
Al di là del fiume cosa c’è?
Ed io non so
dopo il fiume cosa c’è
là dove noi
non rischiamo mai
non so se poi
se il mio sogno incontrerò
forse dopo il fiume c’è…

Per me
solo per me.

Lo sento dietro agli alberi
ovunque vada lui è con me
non posso più ignorare il suo richiamo
mentre adesso gli altri aspettano
io sono ancora qui
a fantasticare che qualcosa avvenga
al di là del fiume che

sta sognando insieme a me
e cerco ancor
dopo il fiume cosa c’è?
Qualcosa che
non so come sia
non so perché
se il mio sogno correrà
dopo il fiume cosa c’è?
Dopo il fiume cosa c’è?

Dovrei scegliere una via
per capir la vita mia
se sposare Kocoum
Ma come può finir così?

Oh tu sei lì
lì per me
mi aspetti.
Dietro il fiume aspetti
me…

Permetteteci la battuta cinica: alla fine per Pocahontas ha deciso la vita, quindi s’è tolta una grana non da poco, comunque... grazie al cielo lei non cede alle aspettative forzate del padre, anzi. Tra nonna Salice e l’osservazione della natura, sa perfettamente quanto siamo tutti collegati e di come facendo parte dell’Uno, ogni nostra decisione influisce sul prossimo. Questo concetto lo abbiamo espresso ieri nell’articolo “Ierogamia”, quindi andiamo avanti.

Pocahontas ha osservato per tutta la vita l’acqua del fiume e sa che scorre tranquilla o impetuosa senza pensare dove andare, con istinto, facendosi guidare dalla corrente e seguendo il letto che ha scavato per migliaia di anni. Non per questo, però, il viaggio è sempre lo stesso perché a volte il fiume straripa, aprendosi così a nuove vie.
Per gli umani, invece, è tutto diverso: noi pensiamo, elucubriamo e i nostri ragionamenti aprono le porte ai mille dubbi. La razionalità ignora le nostre sensazioni (già spiegato in “Misteri del femminile”) lasciandoci così nella tristezza.
Quante volte, infatti, abbiamo avuto nuove idee e quante volte non sono mai state messe in pratica perché l’entusiasmo è stato smorzato da i e se e i ma del caso? Ed è in quel momento che perdiamo l’occasione di avere qualcosa di nuovo e di completamente inaspettato per noi.
A volte siamo proprio sciocchi: sogniamo di cambiare vita, ma vogliamo mantenere la stessa rotta di sempre.

Pocahontas sa che quello che l’aspetta sta oltre il fiume, che nella metafora rappresenta oltre il destino che ha disegnato per lei il padre. Quello che è per lei vive dietro tutta la tranquillità promessa, ma non è affatto certa di ciò che troverà, lo vediamo sia nei versi sconclusionati, che nel ritmo della canzone sempre più incalzante.
Non sa cosa troverà, ma sa che ci sarà qualcosa.

Quando poi torna a ragionare su se stessa, i versi diventano più coerenti e il ritmo più calmo. Osservando il presente attorno a sé, vede che tutto le parla e la sprona ad andare oltre, a cercare la fine di quel fiume. Di nuovo, il ritmo è pressante, ogni frase sembra volersi interrompere proprio per la curiosità di capire cosa ci sia di tanto inaspettato oltre il fiume… fino ad arrivare di nuovo nella tranquillità e nel bivio della vita: deve sposarsi con Kocoum oppure proseguire con il suo lato istintivo?

La risposta è ben semplice, ed è ovviamente la seconda: già all’idea del matrimonio, infatti, Pocahontas si risponde: “Ma come può finir così?” alzando una preghiera al suo sogno, che non ha ancora idea di quale sia, affinché la aspetti dietro il fiume.

All’inizio del brano, inoltre, c’è un chiaro riferimento alla frase di Eraclito: “Non ci si bagna due volte nello stesso fiume”, a ricordarci come nella vita non ci siano mai due esperienze uguali, anche se vissute dalla stessa persona.     
Ogni mattina ci svegliamo diversi rispetto a quelli che eravamo la sera precedente, allo stesso modo lo stile di vita di uno non potrà mai andare bene effettivamente per una sola persona, figuriamoci per tutti quanti.     
Un viaggio nel fiume è simile a quello della vita: a giorni tranquilli calmi succedono quelli più mossi e inaspettati, che ci cambiano la corrente e ci portano da tutt’altra parte.
L’importante per noi è avere sempre ben chiaro che dobbiamo andare verso il dietro del nostro fiume, senza l’obbligo di prendere una strada decisa da altri.

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