Ne parliamo spesso, ricordiamo a chiunque che loro non sono noi, che se qualcosa ci abbatte non ci rappresenta, ma a parole siamo tutti bravi a prendere le distanze. Nella realtà spesso e volentieri soccombiamo a ciò che dicono di noi, alle immagini che ci mandano.
Ci vuole coraggio e una grandissima forza d’animo nel vedere che sono i nostri impostori, che non ci rappresentano, ma a volte basta quella rabbia sana che ci scuote e ci fa urlare una richiesta d’aiuto.
Abbiamo scritto parecchi articoli su tutto ciò (ve li abbiamo già messi tramite link) ma non vogliamo andare nello specifico semplicemente perché non possiamo sapere di cosa avete veramente bisogno, quali parole possono farvi stare meglio e possono aiutarvi ad andare avanti quando i demoni prendono il sopravvento. Ecco perché abbiamo deciso di parlarvi di “My Demons”, canzone dei Starset uscita nel 2013.
Attenzione: nel testo originale ci attendiamo allo spelling statunitense, visto che la band proviene dall’Ohio.
(Aiuto, aiuto)
the ship is slowly sinking.
(la nave sta affondando lentamente.)
They think I’m crazy but they don’t know the feeling
(Pensano che sia pazzo ma non sanno come mi sto sentendo)
they’re all around me circling like vultures
(mi girano attorno come avvoltoi)
they wanna break me and wash away my colors.
(vogliono distruggermi e lavare via i miei colori.)
Abbiamo sentito più volte frasi o interi dialoghi su come non serva lo psicologo, su come pregare sia un qualcosa di inutile, o su come non sia necessario prendersi cinque minuti al giorno per meditare.
Ebbene, sono tutte sciocchezze (per non dire un’altra parola più volgare): chiedere aiuto oltre la nostra cerchia è fondamentale. No, psicologi e psichiatri non possono essere sostituiti da un buon amico o un sacerdote. E no, pregare, meditare non sono una perdita di tempo.
Nella prima strofa abbiamo l’immagine di questi pensieri intrusivi che arrivano nella mente e girano, vorticano, stanno lì come avvoltoi in cerca del nostro pezzo di carne intenzionati a prenderne il più possibile.
Vogliono nutrirsi del dolore che proviamo, perché che ci piaccia ammetterlo o no essere artisti, nel senso mentale del termine: una persona che va oltre le congetture che vede quotidianamente, che crea qualcosa che prima non esisteva (anche un modo di pensare, uno stile di vita…) ci fa sentire per gran parte della vita degli emarginati.
Abbiamo dei colori che altri non hanno e che quindi difficilmente potrebbero capire. Con questo non vuol dire che gli altri siano inferiori, anzi. La missione dell’artista è proprio quella di donare i suoi colori a chi non ne ha.
Ma la società è dura di comprendonio, non accetta la diversità e vuole che tutti seguano una determinata via. Per quanto possiamo essere coscientemente in disaccordo, i demoni sanno dove andare a stuzzicarci per farci sentire uno schifo e tentano così di farci credere di essere pazzi, insani, sperando che un giorno possiamo morire dentro e intraprendere la solita vita stagnante che non ammette un progresso interiore.
Take me high and I’ll sing
(Portami in alto e canterò)
oh, you make everything okay, okay, okay.
(oh, fai che vada tutto bene, bene, bene)
We are one and the same
(Siamo uno e uguali, lo stesso)
oh, you take all of the pain away, away, away.
(oh, porta via tutto il dolore.)
Save me if I become my demons.
(Salvami se dovessi diventarei miei demoni.)
In questo stato di agitazione, di dolore, di estremo pericolo, possiamo fare solo una cosa: chiedere aiuto. Ci ripetiamo, lo sappiamo.
Dentro e attorno a noi c’è una forza che può salvarci, portarci in alto e mandare via tutto il dolore che stiamo vivendo.
Sappiamo che se non la invochiamo noi diventeremo esattamente i nostri demoni, come abbiamo già spiegato nell’articolo della scelta tra bene e male, nel paragrafo riguardante la Bella e la Bestia.
I pensieri intrusivi non vanno ignorati, ma non vanno neanche seguiti. In entrambi i casi diventiamo loro: una persona che farà continuamente del male a se stessa e agli altri.
I cannot stop this sickness taking over
(Non posso fermare questo malessere che prende il sopravvento)
it takes control and drags me into nowhere
(prende il controllo e mi trascina nel nulla)
I need your help, I can’t fight this forever
(ho bisogno del tuo aiuto, non posso combatterlo per sempre)
I know you’re watching, I can feel you out there.
(so che stai guardando, posso sentirti là fuori.)
[…]
Take me over the walls below
(Portami oltre le mura sottostanti)
fly forever, don’t let me go
(volando per sempre, lasciami andare)
I need a savior to heal my pain
(ho bisogno di un Salvatore che guarisca il mio dolore)
when I become my worst enemy.
(quando divento il mio peggiore nemico.)
The enemy.
(Il nemico.)
Anche se non lo vediamo con i nostri occhi, la via d’uscita, che ci tende la mano verso la salvezza è sempre accanto a noi. Invochiamola, non è vero che nessuno ci sarà, non è vero che non siamo degni di rialzarci e soprattutto: non è mai vero che meritiamo il dolore, qualsiasi azione abbiamo commesso in passato. Il perdono è sempre a portata di mano, appunto.
Ci vuole veramente un attimo a diventare il nostro peggiore nemico, ma ci vuole lo stesso tempo anche per diventare il nostro migliore amico.
Amarci è una scelta quotidiana che prendiamo dal momento in cui apriamo gli occhi a quello in cui ci addormentiamo. A costo di sembrare ridondanti: non esitiamo a cercare un aiuto oltre le nostre mura, se chi abbiamo attorno non ci basta.
P.s. “non ci basta”, non perché siano persone orribili, ma perché anche loro possono combattere con i loro demoni e potrebbero non avere i mezzi giusti per aiutarci nel modo più corretto.
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