venerdì 15 gennaio 2021

#Pensieri: L'arte del Perdono

 

Su 4Muses non parliamo solo di recensioni, monumenti, città, opere… ampliamo il tutto con i nostri pensieri. Sia su questa etichetta, Pensieri, appunto, sia su Costume&Società, parliamo delle nostre esperienze con l’intento di fare luce in zone che troppo spesso rimangono nell’ombra.


Ho già parlato di bullismo, nell’articolo “Vince chi non diventa come chi ci ha fatto soffrire”. Scrivendo quell’articolo mi sono ritrovata a tendermi la mano, ad aiutarmi psicologicamente. Ho creato la forza di accettarmi e andare avanti.

C’è una cosa, però, che non ho scritto. Secondo me è un tassello fondamentale per chiunque abbia sofferto in passato: il senso di colpa. Ho scritto che non mi sono mai sentita una vittima, ed è vero. È proprio per questo che in certi momenti tendo a colpevolizzarmi per aver vissuto quel che ho vissuto.

Mi dico: “Avrei dovuto rispondere in questo o quel modo”, o ancora: “Non avrei dovuto fidarmi di certe persone”, ma a mente Cosciente, so che sono solo sciocchezze e le osservo come tali. Io ho perdonato sul serio tutte quelle persone, e l’unica che mi rimane da perdonare sul serio, è me stessa. Loro non hanno colpe, loro hanno il merito di avermi insegnato tantissimo.

“In ognuno di noi c’è un altro che non conosciamo.”

Se potessi tornare indietro, rifarei tutto nello stesso identico modo, perché tutto mi ha portata a essere ciò che sono ora, la persona che desideravo conoscere e diventare. E allora perché non riesco a passare oltre e a perdonarmi?

Vi garantisco che ringrazio ogni persona mi abbia fatta soffrire. Anche oggi, quando litigo con qualcuno, lo ringrazio perché mi mostra i lati più vulnerabili del mio interno. E allora perché non riesco a sganciarmi da un passato? 
 
Vi è mai capitato di non voler volare perché pensate di non meritarvelo? Una persona molto saggia mi ha detto: “Dio perdona tutti. Dà la grazia a tutti, basta però pensare di meritarsela.” E anche se può sembrare qualcosa di facile, vi assicuro che così non è.

C’è quella parte di me che dice: “Non mi merito questo, o quell’altro, perché nel passato anche io ho deriso, anche io ho preso in giro, anche io ho ferito.” So che puoi capirmi. Beh, voglio dirci una cosa: noi meritiamo il meglio proprio perché abbiamo appreso dai nostri errori. Vedete, è proprio questo il punto: sbagliare non è un problema. Si deve sbagliare il più possibile, invece, perché è l’unico modo per crescere ed evolversi.

“Cerca di fare degli errori, fa molti errori, perché non c’è modo migliore per imparare e crescere, d’accordo?”

Viviamo in una società che non è tanto differente da quella passata, dove era normale assistere all’umiliazione pubblica quando qualcuno sbagliava. “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Ecco, forse è rimasto in noi qualcosa di primitivo, un’energia che ci spinge a puntare il dito: “Ha sbagliato! Deve pagare!”.

L’umiliazione pubblica per dei reati è stata sostituita da un tribunale, ma ciò non ci ha cambiati come società. Una persona sbaglia? Merita la gogna mediatica; una persona commette un errore? Merita l’indignazione e mai la possibilità di spiegarsi e scusarsi. Siamo cresciuti così, procediamo così. Ma non è forse il caso di fermarsi e cambiare atteggiamento?

Non è colpa nostra se sbattiamo il ginocchio contro lo spigolo quando stiamo al buio. Senza luce ci si fa male, e si può fare del male. E va bene. Sbagliare, soffrire, va più che bene.

Ciò che non va bene, come accennavo in quell’articolo, è non apprendere dagli errori. Nell’articolo “Ri-cominciare”, Silvia scrive: “L'importante è non essere troppo duri con sé stessi, scendere a patti con il fatto che in quanto umani facciamo errori e che la guarigione non è lineare. L'importante è far morire ogni giorno la persona che eravamo il giorno prima, perdonare tutto e tutti (compresi noi stessi) e ricominciare.

Quando ho letto il suo articolo sono stata veramente grata alla Vita per aver avuto il coraggio di alzarmi dal mio posto in metro e chiederle il permesso di scattare la foto alla sua maglietta di Ermal Meta. Sono stata grata per aver accettato subito lo scambio di contatti e numeri di telefono, e abbiamo parlato come se ci conoscessimo da una vita. La stessa situazione mi è capitata con Manuela e Aida: ho cominciato a parlare con loro in modo spedito, senza timori, dal primo momento in cui ci siamo viste.


Ogni errore commesso mi ha portata a Colosseo in un giorno autunnale, per conoscere Manuela. Mi ha guidata mesi dopo, a primavera inoltrata, a conoscere Aida durante uno spettacolo teatrale. Mi ha condotta nel cuore dell’estate, in metropolitana, a conoscere Silvia. E ovviamente non sono le uniche persone che ho conosciuto proprio grazie ai miei errori. E grazie agli errori di noi quattro se è nato 4Muses.

Errore deriva dal latino error-oris, che a sua volta deriva da errare: vagare qua e là. Procedere a casaccio, insomma. L’etimologia di sbagliare, deriva dal latino balium: bianco, lucente. Con la s sottrattiva diventa letteralmente: senza luce. Non sono parole negative, non meritano le punizioni. 
 
"Di giorno, di notte, quando non hai più forze/col sole o la pioggia, anche quando non ne hai più voglia/con gli occhi al cielo per ogni attimo/con tutta la voce di': "grazie!""

Siamo noi a decidere se meritiamo il perdono o la punizione. Siamo noi a decidere se meritiamo il meglio o il peggio. A volte inciampo, come è giusto che sia. A volte mi dimentico questi insegnamenti e torno a pensare che forse merito il peggio, perché per un periodo della mia vita sono stata il peggio. “Attiriamo ciò che ci somiglia”, sempre, sia nel bene che nel male. 

Ma vedete, ogni volta che inciampo mi ripeto tutte questo che ho messo qui per iscritto. Perdono ancora una volta me stessa e ringrazio tutte le persone che mi hanno insegnato tantissimo. Non avrei potuto cambiare me stessa senza che loro mi facessero notare cosa andava cambiato.

Dante non è entrato in Paradiso volando per l’aria e raggiungendolo direttamente, ha dovuto affrontare l’Inferno. Così come tutti gli Eroi dell’epica o dell’età classica che affrontano le sfide, spesso disumane, per arrivare al compimento del fato. Le tempeste ci conducono alla creazione del bello. La stasi non porta a nulla. Non c’è trasformazione se tutto rimane fermo.

“Non c’è risposta se non ti chiedi mai/se quello che fai non è abbastanza/si può cadere, se non provi non sai/non sai chi sei”

E proprio come uno sportivo ringrazia sempre il migliore al mondo nel suo campo quando lo sfida, perché sia nella vittoria che nella sconfitta ci si confronta con i propri limiti, (questo viene spiegato molto bene anche nella serie tv Netflix "La regina degli scacchi") così tutti noi dobbiamo imparare a ringraziare la Vita per ogni persona o avvenimento “negativo” che ci ha offerto.

“Negativo”, tra virgolette, perché non credo alla dualità. Alle elementari ci dicono: “sbagliando si impara”. Ecco, sbagliamo, allora. E ringraziamo. Let it be, lasciate che sia.

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