È vero, non ci siamo mai presi un momento per poter parlare di questa serie televisiva, ma diciamocela tutta: rientra nei guilty pleasure. Ci sentiamo un po’ colpevoli nel seguire le folli elucubrazioni di questo assurdo personaggio, ma crediamo anche che sia arrivato il momento di fermarci un attimo a riflettere. Abbiamo discusso delle sue abitudini nell’intervista col suo doppiatore: David Chevelier che presta la voce a tutto il flusso di pensieri portato in scena da Penn Badgley. Pensiamo, infatti, che sia estremante interessante sentire la sua narrazione interiore, perché in un certo senso abbiamo modo di entrare nell’auto-narrazione di uno stalker. Cosa succede, però, se lui si trova faccia a faccia con qualcuno che possiede un’auto-determinazione simile alla sua?
Beh, noi conosciamo Joe nel momento in cui Beck (Elizabeth Lail) entra nella sua libreria. Siamo nella prima stagione e già li il flusso di pensieri del protagonista ci spinge ad addentrarci in una districata rete di segnali. Elementi che, fondamentalmente, non fanno altro che spiegare e motivare le sue azioni. Se, infatti, ci fermiamo per qualche secondo, è facile rendersi conto quanto lui “abbia ragione”. Non fraintenderci, non lo stiamo giustificando o appoggiando, le sue azioni sono moralmente deplorevoli e le sue scelte non si dividono davvero su “vita o morte”. Al contrario, abbiamo modo di sviscerare l’ossessione in una psiche fratturata e i traumi che coinvolgono questo carattere così tanto taciturno.
L’osservazione che Joe compie durante l’intero arco narrativo non fa altro che confermare tutto il suo personale flusso di pensieri. Lui ha ragione, nella sua narrativa è ovvio. Ma lui agisce secondo quello che è il meglio. E questo, in un certo senso, dovrebbe spingere un po’ tutti a rivalutare la morale sulla quale si basano le nostre azioni. Ancora una volta, non fraintendete! Ci sono modi di agire che generalmente, quindi per la maggior parte di noi, possono essere deprecabili, ma nel soggettivo si apre tutta una gamma di emozioni che sfuma i contorni di ciò che molto spesso consideriamo certo.
Joe, infatti, ci spinge a esaminare la soggettiva ragione sulla quale si basano le nostre scelte. Messi da parte bene e male, ognuno di noi risponde a una propria e precisa legge morale. La sua esce fuori dalle righe e diviene lesiva per se stesso e per gli altri, facendola diventare oggettivamente sbagliata. Ma quando si pensa ad agire per il bene, per il meglio che noi stessi siamo in grado di dare, bisogna tener conto che quel bene non è valutato allo stesso modo da tutti.
Sì, finita la digressione di analisi sulla narrativa che Joe dà di sé, non possiamo far altro che spingerci a osservare le sue azioni. L’uomo, infatti, nel corso delle tre stagioni manifesta e palesa la sua ossessiva forma di controllo. Lui è convinto di agire per amore, ricerca l’amore, tormenta l’amore. Lo soffoca e lo sopprime tanto da farlo diventare lesivo e proibitivo. Priva della libertà Beck, esattamente come si ritroverà privato lui stesso nel momento in cui incontra Love.
Pensiamo che non sia un caso il fatto che il personaggio interpretato da Victoria Pedretti abbia, infatti, questo nome: Love, ovvero amore. Lei è la realizzazione della sua stessa follia, in un certo senso l’altra faccia della medaglia. Infatti, Joe stesso si ritroverà ingabbiato dalla stessa ossessione che aveva riversato su Beck. E allora, forza… sono in due adesso a costruire gabbie in plexiglass e a fare a pezzi corpi su corpi. E, come se non bastasse l’essere in due, adesso hanno anche un bambino.
Quale soluzione esiste nel momento in cui ci si ritrova in gabbia e la propria ossessione si sposta verso un’altra donna? Beh, farsi saltare in aria e farsi credere morto. Sì, i piani di Joe sono impeccabili non c’è che dire.
Non pensavamo che si potessero taccare punti più alti di trash vista la terza stagione e, infatti, la quarta ci ha un po’ delusi sotto questo punto di vista. Abbiamo, però, avuto modo di aggiungere una nuova tassella all’interno della psicologia. Il titolo, infatti, sposta la sua traiettoria e, nella prima parte di questa stagione, ci rendiamo conto che quel “tu” inquadra proprio una serie di comportamenti ben specifici.
“You” inquadra, quindi, l’oggetto dell’ossessione di Joe che non è più semplicemente la donna per cui prova dei sentimenti, ma chiunque entri nel suo radar di interesse. L’ossessione, in questo modo, dispiega nei riguardi di qualcosa che palesa la sua stessa ossessione. L’amore viene messo da parte per poter incorrere in quella che realmente sembra essere una causa “di vita o morte”.
Senza eccedere negli spoiler e quindi rovinarvi il mistery che è stato creato in queste prime puntate, è necessario parlare della piega presa dalla narrazione. Siamo, infatti, realmente stupiti del fatto che questa stagione sembri avere davvero una trama.
Joe è arrivato in Inghilterra, evento accaduto perché lui stava provando a recuperare il rapporto che Love gli aveva fatto perdere. Inseguendo la propria ossessione, però, riesce a trovare un modo per poter avere la redenzione dal proprio passato. La possibilità di ricostruire la propria vita viene meno nel momento in cui inizia a essere introdotto all’interno dell’high society inglese. Tra snob, arrivisti, arricchiti e mezzi nobili, Joe non è affatto a proprio agio. Lentamente, però, si trova sempre più intrinsecamente legato a loro assumendo quasi il ruolo di eroe salvatore della patria.
Assunto il ruolo di eroe è necessario trovare il suo antagonista. Ecco cosa cambia, effettivamente, rispetto alle altre stagioni: abbiamo un nemico. Siamo progressivamente passati dal vederlo alle prese con una vittima (Beck), al trovare la propria complice (Love); dall'essere tradito dal patner (Love) al trovare una nemesi (il tu stagionale).
Ci si addentra nelle regole del thriller, in una ponderata caccia all’uomo non c’è spazio per l’unica parvenza di relazione “sana” che si prospetta all’orizzonte. Sì, ovviamente, queste parole vanno prese con le pinze perché di sanità non si può mai parlare viste le condizioni secondo le quali i sentimenti di Joe si sviluppano. Abbiamo diversi omicidi, un killer a piede libero e uno spione che osserva semplicemente affacciato alla finestra. Dettagli, su dettagli, che vanno a delineare un quadro sempre più attrattivo.
Ci si addentra nelle regole del thriller, in una ponderata caccia all’uomo non c’è spazio per l’unica parvenza di relazione “sana” che si prospetta all’orizzonte. Sì, ovviamente, queste parole vanno prese con le pinze perché di sanità non si può mai parlare viste le condizioni secondo le quali i sentimenti di Joe si sviluppano. Abbiamo diversi omicidi, un killer a piede libero e uno spione che osserva semplicemente affacciato alla finestra. Dettagli, su dettagli, che vanno a delineare un quadro sempre più attrattivo.
You piace, interessa, ossessiona. Non possiamo negare che siano proprio queste le caratteristiche che spingono a consumare puntata dopo puntata. Ma se con le precedenti puntate si cercava principalmente i punti che avrebbe potuto toccare la narrazione, qui siamo davanti a una vera e propria trama incentrata su una nuova dinamica. Aspettiamo la seconda parte per smentire o confermare quanto assunto finora.
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