venerdì 10 febbraio 2023

#Mitologia: L'inganno

Dipinto di James Doyle Penrose
Quando si parla di inganno e di divinità, la prima che viene in mente nell’immaginario collettivo è: Loki, la divinità norrena, una figura duale che in sé racchiude diversi aspetti. L’inganno, però, nel corso dei secoli ha assunto numerosi aspetti, connotandolo del candore dell’ingenuità umana. L’uomo, infatti, è da sempre volubile e per natura cedevole. Si viene abbandonati alla tentazione del male e questa assume diversi significati a seconda del luogo nel quale lo vogliamo identificare.

Se da una parte, dunque, troviamo Loki; nelle altre mitologia troviamo il suo corrispettivo secondo differenti sfumature. La divinità norrena, infatti, in sé incarna sia il compagno di avventure di Thor, sia il tradimento nelle gesta. La Marvel, prima fra tutte, ad oggi continua a giocare con questo suo aspetto e ce lo ripropone per poter riuscire a dare forza al suo immaginario (ma esamineremo questo aspetto in altri articoli). Ingannatore, attaccabrighe, temibile e camaleontico, nelle sue caratteristiche potremmo anche far rientrare l’aggettivo mellifluo. È un abile adulatore e seduttore perché, come ogni faccia del male, riesce a trarre in inganno chiunque sia pronto ad ostacolare i suoi piani.

Attentatore all’ordine cosmico, già con l’etimologia del suo nome si vuol far intendere il rapporto bipolare che si instaura con la sua presenza. L’etimo del suo nome è legato al fuoco, in particolare alla fiamma, un elemento che in sé è sia distruzione che civilizzazione. Il fuoco, infatti, è qualcosa che può ferire ed uccidere l’uomo, ma allo stesso tempo rappresenta la protezione del focolare domestico. L’inganno, dunque, è un sortilegio che premia e consuma allo stesso tempo. Il suo nome sembrerebbe derivare dalla storpiatura di "logi", la fiamma, ma anche da "loptr", l'aria, nel senso di intelligenza, intuito, la capacità di usare le parole per volgere tutto a proprio favore.

Fonte
L’elemento del fuoco torna in numerosi miti che lo vedono come protagonista e che, allo stesso tempo, fanno si che egli sia accostabile anche ad altre mitologie. Egli appartiene alla schiera degli Asi ed è allo stesso tempo imparentato con i giganti, simboli del caos. È figlio della dea Laufey (dell’isola delle foglie) e del gigante Fàrbauti, il cui nome farebbe riferimento alla comparsa improvvisa degli incendi. Secondo alcune leggende, infatti, Loki sarebbe nato dal fuoco primordiale. Allo stesso modo, così come per la sua figura da “ladro”, egli viene difatti accostato alla figura di Prometeo. “Colui che riflette prima” fu il ladro che rubò il fuoco a Zeus per poterlo donare, come salvezza, agli uomini. Divenne quindi l’antitesi di Zeus, esattamente come Loki lo è di Odino. Entrambi sono simbolo di ribellione e di sfida nei riguardi dell’autorità, ma diventano anche metafore del pensiero libero, un pensiero talvolta ingannatore perché contrapposto a quello governativo.
La punizione che Prometeo e Loki si guadagneranno è molto simile: il primo verrà legato da Zeus negli abissi del centro della terra e un’aquila gli infliggerà l’atroce supplizio di rodergli il fegato che si genererà per rendere la sua pena eterna; mentre il secondo venne portato dalle altre divinità in una grotta e, una volta assistita alla morte dei figli, la dea Skadi posizionò su di lui un serpente che faceva gocciolare su di lui un veleno talmente acido da corrodergli la pelle del viso.

Non è, dunque, un caso se altre leggende accostano l'etimologia del suo nome a quello del ragno, per l'ambivalenza dell'animale: dio creatore da un lato (per la capacità di tessere la rete), malizioso ingannatore dall'altro. Al dio viene riconosciuta l'invenzione della rete da pesca, che si ricollega a questo simbolismo. Neil Gaiman, nel suo American Gods, riprende un po’ questo simbolismo nel costruire il suo dio dell’inganno accostandolo ai pericoli che la rete di internet nasconde dentro di sé. Il suo Mr World, nella serie Amazon interpretato prima da Crispin Glover e successivamente da Dominique Jackson, assume diversi aspetti nel corso della serie proprio per rappresentare in sé i mutamenti della società. Cambia aspetto, ma il nome è indice della sua provenienza: il world wild web. Mascherandosi in una delle “nuove divinità”, egli trae in inganno gli dei appartenenti al vecchio mondo e viene glorificato e santificato dalla nuova società. Allo stesso tempo lui è la chiave, dall’inglese Lo’key, per poter interpretare consapevolmente le ombre che tentavano i prigionieri nel mito di Platone. Ed esattamente come nel mito originale, anche oggi, attraverso le fake news, i complottismi e tutte le varie ideologie che si rincorrono in rete, egli aspetta il suo Ragnarok. Veleno del mondo, ma anche eroe, perché a conoscenza che la sua lotta contro il bene avverrà realmente solo durante l’Apocalisse.

L’elemento distruttivo, infatti, trova sua radice anche nel cristianesimo e in altre leggende del folclore. Se Loki è spesso additato come buffone, è accosto al mito del trickster. Personaggio dalla forma mutevole, esso compare in diverse culture sia come ladro che come ingannatore. La sua figura è stata ripresa anche da serie televisive come Supernatural accostandolo all’Arcangelo Gabriele. Nella serie, esattamente come nella mitologia di Loki, egli si fa portavoce e persecutore dell’Apocalisse. Fatto divertente è che nelle puntate in cui egli è il protagonista, la sua presenza viene pre-annunciata da scherzi fatti a discapito di Dean e Sam. Anche in questo caso ci troviamo davanti a una figura che più e più volte si diverte col “rimescolare le carte in tavola” alleandosi e voltando le spalle sia col bene che col male. Morto e risolto più e più volte, l’arcangelo si è sempre preso gioco dello spettatore.

Ma se di mitologia cristiana dobbiamo parlare, anche in questo caso, non possiamo non ricorrere alla figura del serpente. Simbolicamente parlando, la figura del serpente ritorna più e più volte come un continuum infinito tra bene e male. Da una parte, infatti, per i greci e i latini, esso era il simbolo della medicina; tutt’oggi è così, tanto che la croce medica delle farmacie è intersecata da un serpente. Allo stesso modo, nell’alchimia, esso è simbolo dell’infinito ciclo tra vita e morte. Il suo veleno è salvifico tanto quanto malevolo. L’uroboro, ciclicità de tempo, è un drago o un serpente che si morde la coda.
Dalla Bibbia Ebraica, non possiamo non ricordare il serpente che tentò Eva nel Giardino dell’Eden. La promessa di conoscenza proibita e di tentazione, infatti, anche in questo caso vengono incarnati nel mellifluo animale. La donna, in quel caso, venne fatta simbolo di cedimento e di peccato; un gesto che sfidava l’autorità divina e l’unico divieto imposto ai primi due uomini della storia.
Possiamo, comunque, tracciare la presenza della figura del serpente in altre parti dell’antico testamento, ad esempio il bastone di Mosè che si fa serpente e poi di nuovo legno, perché anche in questo caso siamo davanti alla sua duplice funzione.

L’inganno, quindi, nel corso del tempo ha trascinato dentro di sé numerose simbologie e significati. Ha riprodotto la corruttibilità dell’animo umano, ma allo stesso la sua ingenuità. Bene e male, in un’eterna lotta, interiore ed esteriore che prende vita attraverso l’intelligenza. Furbizia, arguzia, tecniche che si confanno ai grandi leader, ma che allo stesso tempo portano alla corruzione. Perché, esattamente come nel mito di Platone, le ombre che vediamo all’esterno sono sia ingannevoli che benevoli, sono segno di tutta una conoscenza che ancora non ci appartiene, ma che allo stesso tempo ci spaventa. Luce e ombra, eroe e nemesi, tutti elementi di un eterno patto e di un’eterna lotta.

La furbizia è positiva se usata senza lo scopo di sottrarre qualcosa a qualcuno. La conoscenza del pericolo ci è necessaria per poter apprendere e fare esperienza. Il male è necessario al bene, tanto quanto il bene è necessario al male. E a volte, i simboli si fanno solo carico di pesi che altrimenti non porterebbero al compimento altri scopi più grandi.

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