venerdì 20 maggio 2022

#Pensieri: La forza della vita

Ho questo articolo in testa dalle prime settimane di vita di 4Muses, ma non ho mai trovato la forza per scrivere quello che effettivamente vorrei dire. Neanche adesso, mentre sto alla quarta volta che ricomincio con l’introduzione, ho questa forza. Cosa mi ha spinto, quindi, a mettermi al computer e documentare quelli che sono stati i miei pensieri suicidi in adolescenza? Una frase – neanche a farlo apposta – detta da Silvia.
Un sabato di aprile siamo andate tutte e quattro al centro commerciale Maximo, per fare shopping da Primark. Risparmio ogni dettaglio, dicendo solo che mentre guardavo la partita Inter-Roma e cercavo di placare un attacco di panico, (no, non per il risultato) ho scritto alle altre, nel gruppo “Parlare” che utilizziamo solo ed esclusivamente per tirare fuori ciò che abbiamo dentro.
A sera, quando il più era ormai stato detto, Silvia mi manda un audio in privato, descrivendo il nostro rapporto. Ci amiamo tantissimo tutte e quattro, ma lei, più delle altre due, sa esattamente cosa dirmi e come dirmelo. Mi ha domandato se sapessi il perché il nostro rapporto sia anche agli occhi degli altri così profondo, e io le ho risposto: “Perché noi due abbiamo passato quel Dolore, abbiamo non solo percepito la Forza della Vita, o Spirito Santo, che dir si voglia, ma continuiamo a vivere e agire tramite quella energia.
Le ho citato vari versi della canzone di Paolo Vallesi, “La forza della vita”. Questa canzone, inutile dirlo, è stata tra quelle che ho utilizzato come faro nella tempesta. Inizialmente la ascoltavo, dicendomi: “Tanto prima o poi sentirò questa forza”, e ora posso dire che c’è sempre, ma aspetta solo il momento giusto per esprimersi.

“Anche quando ci buttiamo via
per rabbia o per vigliaccheria
per un amore inconsolabile.
Anche quando in casa è il posto più invivibile
e piangi e non lo sai che cosa vuoi, credi
c’è una forza in noi amore mio
più forte dello scintillio
di questo mondo pazzo e inutile
è più forte di una morte incomprensibile
e di questa nostalgia che non ci lascia mai.”


Sappiate che in questo momento il mio cuore sta battendo fortissimo, ed è una sensazione che, poi lo capirete, solo ora vedo come positiva. Quando parlo dei miei tentativi di suicidio la gente mi domanda: “Ma perché volevi farla finita?” Ecco, io non ho un perché. Non mi sentivo parte integrante di nulla, dalla mia famiglia, agli amici, alla classe, persino al pianeta Terra stesso. Era come se non appartenessi a niente e nessuno, avevo quella solitudine interiore che non credo si possa realmente spiegare.
Avevo amici, mi divertivo con loro, eppure la sera mi sentivo stanca, svuotata. Passare le ore in camera da sola, al buio, era l’unico modo per ricaricarmi e vedevo in quel buio la luce. Così giorno dopo giorno ho maturato l’idea che se quel buio vuol dire pace, tanto vale raggiungerlo.
Avevo nostalgia di quel silenzio, bramavo l’immobilità delle cose. Non vivevo perché volevo solo morire. Certo, ora riconosco che era depressione, ma in quei momenti in me non c’era tristezza. Piangevo solo perché mi rendevo conto che il pensiero della mia morte non mi procurava ansia, dolore o sentimenti affini. Piangevo perché non vedevo nessun motivo per vivere e mi sentivo ancora più indegna. L’ho accennato nell’articolo A Day In The Life: mi sentivo in colpa quando mi giungeva la notizia della morte di qualcuno, perché non ero io quel qualcuno.

“Quando toccherai il fondo con le dita
a un tratto sentirai la forza della vita
che ti trascinerà con sé
amore non lo sai, vedrai una via di uscita c’è.”


Dall’adolescenza al 2020 ho sempre voluto sentire la forza della vita. Forse sarà brutto da leggere o da sentirsi dire, ma prima di 4Muses non avevo letteralmente nessun motivo per alzarmi dal letto.
Ripeto, non fraintendetemi: avevo amici, ho avuto anche relazioni, ho davvero amato… ma tutto ciò non mi bastava. Non mi sentivo comunque parte di qualcosa. Ero convinta – e in effetti così è – che senza di me il mondo sarebbe andato avanti lo stesso, e a che scopo, quindi, alzarsi dal letto?
Così ho cominciato a non andare a scuola semplicemente per rimettermi a dormire, a inventare scuse per non uscire solo per avere sempre addosso quella sensazione di morte. Era come se avessi davanti a me un giardino grandioso, ma non lo volessi curare, perché prima o poi non ci sarei più stata, e sarebbe stato uno sforzo inutile.

“Anche quando mangi per dolore
e nel silenzio senti il cuore
come un rumore insopportabile
e non vuoi più alzarti e il mondo è irraggiungibile
anche quando la speranza oramai non basterà.”


Questa strofa non ha bisogno di molte spiegazioni perché è quella che descrive esattamente come mi sono sentita in tutti quegli anni. “Nel silenzio senti il cuore/come un rumore insopportabile.” Mi addormentavo con la musica nelle orecchie solo per non sentire il battito del mio cuore, quel rumore martellante che non sopportavo e che accettavo di ascoltare solo per puro masochismo, quando mi procuravo tagli alle dita della mano o sulle gambe, e premevo fortissimo finché non sentivo battere il cuore.
Più respiravo, più il mio cuore batteva, più volevo rimanere in casa. Desideravo che gli altri andassero avanti senza di me, solo per avere la scusa di non essere più chiamata e di essere così distante da loro che non aveva senso raggiungerli o farmi aspettare.     
Ammetto anche di aver odiato lo stesso Vallesi che mi vendeva la speranza di tornare in superficie dall’abisso in cui ero sprofondata. I giorni, i mesi, gli anni passavano eppure ero sempre di più nel buio.
 
“C’è una volontà che questa morte sfida
è la nostra dignità, la forza della vita
che non si chiede mai cos’è l’eternità
anche se c’è chi la offende
o chi le vende l’aldilà.”


Ho appena mandato una foto alle altre che testimonia quanto stia con gli occhi lucidi in questo momento. Credo in Dio. Ma non credo in alcuna religione, o meglio: credo in tutte. (Vi consiglio di leggere questo articolo prima di proseguire nella lettura) Quando ho cominciato a impormi di uscire, però, le mie tappe sono sempre state le Chiese. Stare a Roma è una grande fortuna, perché ce ne sono a centinaia, spesso a pochi metri di distanza l’una dall’altra.
Ho sempre parlato di Dio con chiunque, e non voglio peccare di superbia quando dico che molti preti sono rimasti senza parole per i miei discorsi. Uno loro, G., mi ha detto: “Tu conosci Dio molto meglio di chiunque altro”. Questa frase è arrivata in un momento della mia vita in cui non mi sentivo degna di avere il bello, l’amore, eppure G. ha continuato: “Hai sofferto, hai sicuramente sbagliato nel passato, ma non hai mai peccato, sai perché? Hai sempre avuto Dio al centro di tutto.” Così mi sono chiesta: se ho sempre avuto Dio, se ho comunque sempre agito nel Suo nome, vuol dire che quel periodo nero non è mai stato negativo.

“E quando sentirai che afferra le tue dita
la riconoscerai: la forza della vita
che ti trascinerà con sé
non lasciarti andare mai
non lasciarmi senza te.”


Quel periodo è stato un dono, perché senza quegli anni bui io non avrei mai saputo riconoscere la forza della vita, quell’energia che improvvisamente mi ha avvolta e mi ha dato il coraggio di vedere l’Amore in ogni sua forma.
Senza la sperimentazione della parte più oscura di me, non avrei saputo amare le parti più oscure degli altri, capirle, comprenderle. Avrei continuato ad agire con giudizio, perseverando nella costruzione di quella barriera tra me e gli altri che l’umanità innalza per paura.
Avrei dato credito a chi vede schieramenti, a chi vuole dividere le genti in gruppi e sottogruppi, avrei seguito chi impone il proprio pensiero come giusto e sbagliato quello diverso, senza neanche ascoltarlo mai veramente.

“Anche dentro alle prigioni della nostra ipocrisia
anche in fondo agli ospedali nella nuova malattia
c’è una forza che ti guarda e che riconoscerai
è la forza più testarda che c’è in noi
che sogna e non si arrende mai.”


E quando ho dato pieno potere a questa forza, vedo che riesco a percepirla anche quando un attacco di panico cerca di prendere il sopravento su di me. Riesco a rimanere salda anche quando l’insicurezza cerca di controllarmi, dandomi dubbi sulla mia persona.
Non solo, riesco anche a calmare chi sta vivendo le stesse paturnie, riesco a dare forza a chi vorrebbe buttarsi via. Questa energia non appartiene solo a me, ma a tutti. Riconoscerla ci permette di vederla anche negli altri, di indicargliela. Non smetterò mai di ripetere che sì, Lei c’è sempre.

“È la volontà più fragile e infinita
è la nostra dignità, amore mio, è la forza della vita
che non si chiede mai cos’è l’eternità
ma che lotta tutti i giorni insieme a noi finché non finirà.”


Sapete perché non ho mai avuto paura di morire? Perché so che è impossibile farlo. Questa forza sa che non morirà mai, non le interessa farci scoprire cos’è l’eternità, perché Lei già sa. Vuole solo che noi viviamo, e ce lo lascia fare quotidianamente, tra quelle che noi chiamiamo le nostre lotte, le nostre sconfitte e le nostre vittorie.

“Quando sentirai la forza dentro di noi (che afferra le tue dita)
amore mio prima o poi (la riconoscerai) la sentirai
la forza della vita che ti trascinerà con sé
che sussurra intenerita: ‘Guarda ancora quanta vita c’è!””
 
 
Sono veramente grata di percepire quotidianamente questa forza. Tramite di Lei incontro persone, leggo storie, colgo segni e mi rendo conto di far parte tutt’uno con l’Universo. Credendo nella reincarnazione, so che se dovessi nascere di nuovo sarei molto più avvantaggiata, perché saprò riconoscerla da subito. So che vuole stare qui per fare esperienza di Sé (non andrò troppo sul filosofico) e ora glielo permetto, con tutto l’Amore che so darle.    
Ma anche se non dovessi più rinascere, fa niente: alzarmi la mattina felice di vivere è tutto ciò che mi serve.

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