La vita, però, non rispetta i piani degli uomini e il destino per la piccola Elisabetta ha ben altro in mente, che a lei piaccia oppure no.
Il 20 gennaio 1936 ogni cittadino del Regno Unito e del Commonwealth piange la morte di re Giorgio V, spentosi all’età di settantuno anni.
Gli succede il suo primogenito che prende il nome di Edoardo VIII. Al momento della morte del padre il nuovo re ha già quarantuno anni, non è sposato, di conseguenza non ha figli e una discendenza assicurata. Il trono è più che vacillante, anche perché è intenzionato a sposare Wallis Simpson: americana, pluridivorziata, di quarant’anni e senza figli, quindi si presuppone anche una sua infertilità.
Sappiamo com’è andata la storia, ma come stava vivendo tutto ciò la piccola Elisabetta?
Elisabetta cresce in un ambiente molto organizzato, dove tutto è deciso con mesi di anticipo. Come accennato nell’articolo dedicato a Marion Crawford, sua amorevole istitutrice, la bambina sviluppa fin da subito un’ossessione per il controllo e la perfezione: si alza più volte durante la notte per accertarsi che vestiti e scarpe stiano in ordine e anche a tavola spezza il cibo in minuscoli pezzi che riordina a suo modo sul piatto prima di poterli ingerire.
Si mangia in continuazione le unghie, fino a consumarle al polpastrello e sembra sia davvero se stessa solo quando è in compagnia dei suoi animali preferiti. Nei suoi discorsi si immagina da adulta a vivere in una tenuta di campagna, circondata da cani e numerosi figli, con un lavoro probabilmente dedito all’allevamento dei cavalli. In effetti ne ha il talento, perché si occupa di loro, pulendo anche le stalle dal letame, fin dalla più tenera età.
In famiglia, però, sono tutti preoccupati per la situazione tra Edoardo VIII e Wallis Simpson, relazione inacettata dal Governo e dal Palazzo e che potrebbe causare una crisi con il finale più nefasto: l’abdicazione. Elisabetta è quasi ossessionata dal cognome della donna, tanto da cancellare con fermezza e rabbia la parola “Simpson” da ogni libro che legge.
La sua devozione alla fede è cosa nota e risaputa, a soli nove anni confessa all’arcivescovo di Canterbury che non ha più bisogno di parlare di Dio perché: “Ormai so tutto di Lui”. Questa vicinanza al divino le fa ritagliare quotidianamente del tempo per la preghiera, e in quei momenti prega con tutta se stessa che lo zio ritrovi il senno.
Così non sarà e l’11 dicembre 1936 Edoardo VIII abdica in favore del fratello Albert che diventa re Giorgio VI.
Ora le preghiere di Elisabetta cambiano: chiede a Dio di concedere ai genitori un terzo figlio, questa volta maschio, in modo che non sia lei, un giorno, a prendere il posto del padre.
Supportata da Crawfie, però, trova il tempo anche per lo svago, mettendo su un’organizzazione di un gruppo di girl-scout che una volta a settimana si riunisce a Palazzo. È in queste occasioni che Elisabetta riesce a frequentare come si deve le sue coetanee, come la cugina Lady Pamela Mountbatten.
Una piccola oasi di normalità in due bambine che si devono rivolgere ai genitori chiamandoli “re” e “regina”, che non possono essere mai lasciate da sole e devono accettare il fatto che ogni loro spostamento sia seguito da una scorta di poliziotti.
I nuovi sovrani erano soliti giocare con le figlie dopo cena fino a un orario relativamente tardivo, tra battaglie di cuscini, piccoli spettacoli improvvisati e storie raccontate. Ora, però, sono molto più impegnati e le bambine possono vederli solo un’ora al giorno, dopo il tè.
Questo le fa avvicinare maggiormente a Marion, rapporto che può spiegare perché l’intera famiglia si sia sentita tradita alla pubblicazione del suo libro nel 1950: “The Little Princesses” (“Le piccole principesse)”.
Nel 1937 Elisabetta e Margaret prendono parte all’incoronazione del padre. È la nonna delle due, la regina madre Mary, a preparare le bambine all’evento spiegando, nella stanza dei giochi, ogni simbolismo e significato di tale evento. Le due sorelle, però, sono più interessate agli abiti e ai gioielli che indosseranno: è la loro prima volta con un diadema – rigorosamente disegnato dal padre – e con l’abito lungo.
Qui il carattere apprensivo e perfezionista di Elisabetta si fa sentire, perché a soli undici anni è enormemente preoccupata dal carattere imprevedibile della sorella, soprattutto in ricordo del matrimonio celebrato nel novembre 1934 tra il loro zio, il duca di Kent con la principessa Marina: Margaret, anche se seduta vicino alla madre, cercava di attirare l’attenzione di un’Elisabetta impegnata a fare da damigella con lo scopo di farla ridere davanti a tutti.
Il peso della portata di tale evento, però, è anche in Margaret che con un sospiro di sollievo da parte della sorella maggiore, si comporta in modo impeccabile.
Re Giorgio VI sente quanto sia difficile il ruolo di sovrano, soprattutto se non si è stati adeguatamente preparati per ricoprirlo. È necessario che Elisabetta sappia cosa aspettarsi e appena raggiunge l’età giusta, i tredici anni, è mandata – una volta ogni due settimane – all’Eton College, nonostante sia una scuola esclusivamente maschile.
Studia storia costituzionale direttamente con il vicerettore Henry Marten con il quale intrattiene piacevoli chiacchierate su temi politici, storici e di attualità. Ora, l’attualità ai tempi altro non era che l’ascesa del potere di Adolf Hitler e le sue idee che spaventavano non poco l’intera Europa.
Comunque, che Elisabetta stia abbandonando l’infanzia per far capolino all’adolescenza, non è una conferma che viene solo dalla sua età, ma anche dalla sua prima cotta presa nei confronti del giovane stalliere Owen.
A lui dava sempre ragione, per lei Owen sapeva tutto di tutto, ma nonostante la forte passione e attrazione nei confronti del ragazzo, i genitori erano più divertiti che preoccupati, sicuri – a buona ragione – che Elisabetta per prima avesse il buon senso di non andare oltre l’infatuazione.
“Per le due giovani sorelle un ragazzo era sempre una creatura misteriosa proveniente da un altro mondo. Lilibet se ne stava seduta tutta rossa in volto, felicissima di trovarsi lì.”
-Marion Crawford
Nell’estate del 1939 la famiglia reale è al bordo dello yatch Victoria and Albert, in direzione del college navale di Dartmouth. Le principesse avrebbero dovuto presenziare a una cerimonia dopo aver incontrato dei cadetti, ma a causa di due casi di orecchioni – che avrebbero potuto dare infertilità alle due – si opta per tenerle a casa del direttore del college, Sir Frederick Dalrymple-Hamilton, che incarica i due figli maggiori, North e Christian, di intrattenere le due principesse. In un momento di giochi un po’ alla rinfusa, entra nella stanza un ragazzo alto, slanciato, dalle sembianze di un vichingo, biondo, occhi penetranti e azzurri: è Filippo di Grecia, nipote di Lord Louis Mountbatten. Elisabetta ne è da subito affascinata.
Ogni idea lanciata da Filippo trova il suo consenso, e se possiamo immaginare la futura regina d’Inghilterra come la classica protagonista di un teen drama persa nella cotta del momento, Filippo incarna perfettamente il protagonista maschile che non si accorge di nulla.
La breve vacanza-lavoro estiva si conclude, ma c’è poco tempo per approfondire il nuovo legame: sei settimane più tardi la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania e Filippo, ad appena diciotto anni, è nominato guardiamarina sulla nave HMS Ramilles.
Si dimentica spesso che durante la Seconda Guerra Mondiale la Germania mirava ad attaccare Londra direttamente dal suo centro più focale: la famiglia reale. L’obiettivo di Hitler era uccidere, o prendere prigionieri, il re, la regina e le sue figlie. Sono stati molti i tentativi, molti dei quali andati quasi a buon fine.
Non parleremo di quegli anni, però, come una cronaca storica – non in questo articolo – basta sapere gli eventi più importanti.
Ai monarchi viene proposto di fuggire da Londra, per la loro sicurezza e per il togliere al popolo una preoccupazione in più. È la regina consorte che rimane categorica, nonostante le bombe che continuano a cadere sul Palazzo: “Le bambine non possono partire senza di me, io non me ne andrò senza il re, e il re non abbandonerà mai il suo Paese!”.
Elizabeth – la chiamiamo così per distinguerla dalla figlia – rimane comunque spaventata a morte all’idea di essere catturata, reduce anche dalle cronache che neanche venticinque anni prima hanno riguardato i loro parenti Romanov così si allena a sparare e riesce a essere fredda e impassibile tanto che Hitler – ovviamente informato da diverse spie – la definisce “la donna più pericolosa d’Europa”.
Le due figlie, per essere messe al sicuro, vengono trasferite nel Birkhall Lodge sulle Highlands scozzesi – sempre in compagnia dell’amata Marion, ormai una seconda madre – dove la loro vita può scorrere più o meno normalmente.
A Marion Crawford il re raccomanda di attenersi al programma il più fedelmente possibile, per quanto possa riuscirci. Il carattere pragmatico e devoto al popolo dell’istitutrice accontenta il re che non può non concederle quello che richiede: il club del cucito con le principesse e le donne locali per il sostegno allo sforzo bellico ogni giovedì, e la possibilità di ospitare i bambini sfollati dalle case popolari. Più tardi estenderà l’entrata nel gruppo girl-scout anche per le bambine dei quartieri più poveri.
Grazie a tutto ciò Elisabetta e Margaret fanno amicizia anche con i bambini comuni che, cresciuti per lo più in povertà, appartengono sul serio a un mondo così distante da sembrare alle due assurdo esista. Questa vicinanza, però, ha aiutato entrambe nel loro ruolo come reali nei decenni successivi.
“Avevamo l’impressione di vivere in una specie di mondo sotterraneo fiocamente illuminato… e privo di riscaldamento.”
-Marion Crawford
Tutto questo segna, come è normale, il carattere delle due che, anche a guerra finita, tendono a rimanere sempre rigide e con l’orecchio teso verso qualcosa che potrebbe accadere da un momento all’altro.
A quasi un anno dalla guerra Elisabetta ha ormai quattordici anni e nell’ottobre ’40 tiene la sua prima trasmissione radio, di appena quattro minuti, rivolta a un pubblico di bambini. Ovviamente non sono gli unici ad averla ascoltata – riesce ad arrivare persino in America – ma il tono dolce e delicato risolleva il morale anche degli adulti che si rendono conto che le due principesse vivono esattamente come loro: sono terrorizzate, nonostante diano sostegno e buonumore, in più affrontano il razionamento patendo fame e freddo.
Il re, infatti, è stato categorico fin da subito: nessun privilegio, non avrebbero dovuto accettare nessun regalo, soprattutto se articoli ambiti come le calze di nylon. Questo porterà la Regina Elisabetta II a risparmiare il più possibile, tanto che per tutta la vita ha mantenuto la stessa identica dieta per prendere meno chili possibili, proprio per non rifare inutilmente il suo guardaroba.
Durante le vacanze di Natale le bambine possono riunirsi con i genitori all’Appleton House, nella tenuta di Sandringham. Sono presenti anche ufficiali e guardie di scorta, così per tutti i giorni trascorrono tra spettacoli casalinghi, giochi, battute di caccia, sport…
Nella primavera del ’41 la famiglia conosce per la prima volta Peter Townsend, ma questa è una storia di cui vi abbiamo già parlato…
Nel 1942, a sedici anni, Elisabetta è nominata colonello onorario dei
Granatieri, con tale titolo possiamo ufficialmente mettere fine alla
sua infanzia… o forse no?
Personalmente abbiamo un’altra data per
l’inizio della sua fine adulta, che non ha nulla a che vedere con l’età o
i titoli, quindi vi aspettiamo la prossima settimana!
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