I veri amici si possono contare sulla punta delle dita di una mano, Lorenzo (Alessandro Siani) ci tiene a ribadirlo mentre vende al suo pubblico il suo nuovo servizio: affittare amici per ogni occasione. La sua agenzia “Tramite amicizia” vi fornirà la spalla sulla quale poter piangere o il testimone perfetto per le vostre nozze, ma da qui si apre un’irriverente analisi della socialità oggi.
Lorenzo è un imprenditore camaleontico, e passa le sue giornate fingendosi ciò di cui gli altri hanno bisogno. Risponde perfettamente ai bisogni dei suoi clienti, seguendo una propria etica: tutti sono consapevoli del noleggio. Ciò vale fin quando non viene ingaggiato da suo cugino, su idea della moglie Filomena (Maria di Biase), per poter cercare di risollevare l’umore al dirigente della fabbrica per la quale lavora. Gli operai della fabbrica di dolci Dessè, infatti, rischiano il loro posto di lavoro perché Alberto (Max Tortora) sta passando un periodo di crisi. Non convinto che quella sia la sua definitiva strada, avvolto da un’imperturbabile routine solitaria, l’uomo sente la necessità di vendere la fabbrica.
La sua solitudine, però, non passa inosservata, al contrario la decisione di assumere Lorenzo nasce proprio da questa esigenza. Il piano è semplice: trovare un amico ad Alberto, così da convincerlo a rinunciare alla vendita. Nonostante l’inganno, quindi, Lorenzo accetta di entrare in missione e si muove negli interessi dell’imprenditore per diventare suo amico. Al suo fianco avrà la cugina, ma anche un piccolo imprevisto che gli metterà i bastoni tra le ruote.
Nel corso della pellicola il pubblico è spinto a riflettere sul significato e al valore che diamo all’amicizia. Qui viene mercificata e sviscerata nelle sue sfumature. Quante volte abbiamo sentito la frase “Tramite amicizia”? Quasi un modo di vivere nell’Italia di oggi che ha convertito il vecchio concetto delle “raccomandazioni”. In un mondo sempre più iperconnesso e social, Siani apporre diversi spunti di riflessione, così da connotare la sua commedia di diverse sfumature che rompono il suo solito favolistico modo di raccontare la realtà.
È un mondo sempre più isolato e isolante quello in cui si noleggiano amici e testimoni. Un contesto nel quale si assiste a una sorta di de-umanizzazione dei sentimenti. Alberto, del resto, incarna in sé non solo l’uomo cresciuto con l’idea di non doversi fidare di nessuno, ma anche l’imprenditore sfiduciato. Da una parte, dunque, si concretizza l’idea che l’uomo ha: la sua amicizia viene tradita, nel momento in cui nasce perché scopre la verità. Elemento che ha una risoluzione fin troppo facile nel suo finale e che sarebbe stato più opportuno approfondire con la comunicazione. Ma allo stesso modo ci permette di affrontare le difficoltà del lavoro di oggi.
Gli operai, per quanto possano essere di sfondo, inseriscono una nota amara e vengono anche simboleggiati dal francese costretto a reinventarsi rapinatore a causa del lavoro perso. Tra l’altro, l’attore scelto è Bruno Gouery interprete della serie Emily in Paris. Fantastico e folle nel suo italiano, quanto maldestro nel suo tentativo di rapina. Abbandonate le favole, si gioca con la vita da adulti fatta di responsabilità e pensieri non sempre felici. Si deve venire a patti con i propri traumi e avere una spalla sulla quale poter contare diviene quasi fondamentale.
Il rapporto tra Alberto e Lorenzo è nato per un contratto, ma non per questo è meno vero. Quando, infatti, Lorenzo si renderà conto dei propri sbagli professionali, si accorgerà che in realtà ha vicino più persone di quanto pensasse. Lo stesso accadrà ad Alberto perché, senza vederlo, ha realmente una famiglia sulla quale poter contare.
La commedia si rileva, dunque, la chiave di volta con la quale poter raccontare l’amore e l’amicizia. Valori che forse non hanno più lo stesso peso che avevano un tempo. Perché non ci si rende conto di quanto difficile possa essere fidarsi dell’altro, così come non si vede la necessità di poter avere quelle dita della mano da poter contare.
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