Non vi negheremo che abbiamo pianto, e quando abbiamo comprato il cd (sì, era l’epoca dei cd) “Il giardino delle api”, per i primi giorni la canzone presentata al Festival è stata ascoltata ripetizione, quasi non volessimo scoprire le nuove perchè solo lei giustificava i soldi dell’acquisto.
Crescendo e mai abbandonando la passione per il cantante fiorentino, come potete intuire dai numerosi articoli a lui dedicati, ci siamo resi conto come è grazie alla canzone di cui parliamo oggi se abbiamo imparato a pregare.
Ovviamente l’analisi del testo è una nostra personale interpretazione del brano, non sappiamo se Marco sia d’accordo con noi, ma chissà, magari potrebbe farcelo sapere...
Questa volta vedrai spegnerò le parole
per guardarmi attraverso i tuoi occhi
ridi pure se vuoi
ma in un angolo del cuore
ho scoperto i miei mille difetti.
Quante promesse ho tradito con te (io con te)
piccola vita che sai
le risposte ai perché di una storia tutta mia
ma continui a girare il tuo film…
Se cominciassimo a guardarci con gli occhi della vita, cosa vedremmo? È una domanda difficile, alla quale non abbiamo una risposta che possa definirsi giusta, lo sappiamo bene. Sappiamo solo che per poter distaccarci dal nostro Ego, dai nostri sensi illusori di appartenenza dobbiamo “spegnere le parole”, fermarci dall’inseguire i pensieri quotidiani e osservare con distacco.
Prendendo cinque, dieci, minuti al giorno per la meditazione non interrompiamo la nostra vita, che anzi, continua imperterrita esattamente come quando dormiamo per otto ore ogni notte.
Nel tempo con noi stessi riusciamo a vedere i nostri difetti e i nostri limiti, senza però giudicarci.
Dammi un attimo in più, tutto quello che puoi
la dolcezza di avere vent’anni
perché in fondo sei tu che mi coccoli e poi
ti diverti a cambiare i programmi
tu che non sbagli e troppe volte m’insegni
(lasciami qui)
perché nel mondo dei sogni…
Apri i tuoi occhi oltre quello che sei
cogli la rosa che non muore mai.
Vogliamo un attimo in più, per non sentirci come se avessimo sprecato tutti quelli passati. Vogliamo tornare alla dolcezza dei vent’anni, anche se ne abbiamo molti di più, per trovare il coraggio di credere davvero che tutto può cambiare da un momento all’altro.
In ogni cosa che chiediamo, però, siamo consapevoli che la vita è in continuo mutamento e, proprio come accade quando giochiamo a qualcosa, più cambiano le regole, più cresce la difficoltà, e più ci divertiamo.
La vita non sbaglia mai, tutto è al suo giusto posto, nel suo giusto momento. Può essere difficile da accettare, ma quello che non ci piace sta lì per un motivo e spesso è per insegnarci qualcosa.
La vita inconsapevole, secondo molte culture, è un lungo sonno dove prima o poi, in questa incarnazione o nella prossima, per tutti avviene il momento del risveglio. Anche se può essere doloroso – proprio come ogni mattina non vogliamo abbandonare il tepore del letto – vivere la vita consapevole vuol dire vedere, ascoltare e percepire molto di più.
Andiamo oltre quello che pensiamo di essere, diveniamo ciò che davvero siamo quando cogliamo “la rosa che non muore mai”.
Spiegare il simbolismo della rosa è davvero complesso, possiamo intenderlo come il fiore che più di tutti rappresenta il ciclo di morte e rinascita ed è sicuramente strettamente legata a tutto ciò che sono i misteri del femminile. Coglierla, quindi, significa abbandonarsi all’idea che non esiste solo quello che vediamo.
Questa volta vedrai mi saprò innamorare
del profumo di un’altra stagione
di una stupida idea lascia pure che sia
la carezza di un’altra illusione.
E dolcemente scappare con te (io con te)
cambiando cuore e città.
Alzi la mano chi ha paura del cambiamento. Ecco, noi l’abbiamo alzata e se potessimo scrivere senza mano, le alzeremmo entrambe, giusto per farvi capire quanta paura abbiamo del cambiamento.
È naturale, siamo esseri umani che trovano sicurezza in quello che conoscono, perché così ci è stato insegnato.
Verrà da sé, però, constatare che più si prega, si medita, ci si affida all’ignoto, più la paura del nuovo scemerà fino a divenire curiosità, quasi impazienza. Ci si potrà innamorare di quello che verrà, in trepidante attesa come i bambini poco prima di scartare i regali.
Ci andrà bene una nuova illusione, perché capiremo che tutto, nel bene o nel male, è illusorio e di conseguenza l’inizio lo vedremo sempre come qualcosa di entusiasmante.
Dammi un cielo più blu per non credere mai
che il respiro del vento si fermi
perché in fondo sei tu a dipingermi e poi
ti diverti a sbiadire i contorni…
Tu che non piangi e stringi in tasca i tuoi pugni
lasciami qui… perché nel mondo dei sogni
Apri i tuoi occhi oltre quello che sei, nei sogni
cogli la rosa e vivrai nel mondo dei sogni
È l’immutabile che fa apparire le forme, quando la sua tela è sempre e comunque il nostro schermo.
Siamo un dipinto, un film proiettato, le scene cambiano, i contorni sbiadiscono e si mescolano allo schermo. Per quanto possa sembrare vero quello che stiamo vivendo, l’immagine del cinema o del pittore ci ricorda che stiamo vivendo in un sogno continuo e che per vivere davvero questo sogno, bisogna aprire gli occhi e, ancora, andare oltre.
Attenzione: non vogliamo lanciare il messaggio che se tutto è irreale è inutile vivere, al contrario. Possiamo sperimentare questa esistenza provando ogni tipo di emozione senza identificarci con essa.
Possiamo acquisire più sicurezza nel sapere che il negativo non sarà eterno, possiamo accrescere la nostra forza vitale ogni volta che non vediamo il bello perchè abbiamo la certezza che ci sia e ci concentreremo maggiormente finché non lo assaporeremo.
Dammi un attimo in più tutto quello che hai
e se dici davvero di amarmi
e se dici davvero di amarmi
respirandomi tu
prima o poi capirai che ho bisogno, ho bisogno di te
di te che sei bella e sorridendo mi svegli
e dici di sì, perché nel mondo dei sogni
apri i tuoi occhi oltre quello che sei (nei sogni)
cogli la rosa che non muore mai…
La vita, la voglia di meditare, però, non devono essere viste come una
gara, come una corsa dove il primo che arriva a destinazione vince
qualcosa.
Non possiamo pensarci ai livelli di un Buddha o di
un Cristo, dove nasciamo già imparati e con la totale consapevolezza di
quello che dobbiamo fare.
Il nostro stato di coscienza, (se sei
arrivato fino a qui credendoci vale anche per te) è nella fase del
risveglio, ci vuole pazienza, amore, proprio come quando svegliamo un
bambino e lo riportiamo alla “realtà”.
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