Esiste una fumosa e arcana zona della mente collettiva, creata da decenni da una certa narrazione stereotipata, che ha creato una figura ambigua della post-modernità.
Sto parlando della figura del lettore che tanto maliziosamente ci viene proposto come ideal-tipo del topo di biblioteca, quell’intellettuale in grado di sviluppare un senso critico e una profonda conoscenza della società tale da fare impallidire i grandi pensatori della storia della scienza.
A onor del vero, tuttavia, va ribadito che quest’idea, secondo la quale una persona che legge assiduamente libri e romanzi sia “migliore” o “più figa” della maggior parte degli altri individui è a tutti gli effetti un errore concettuale.
All’industria del libro fa molto comodo poter vendere, comodamente, un’identità inscatolata di persone per bene e intelligenti e così, accanto a quei lettori che hanno sviluppato davvero un senso critico e che sono riusciti a emozionarsi sviluppando un adeguato e complesso bagaglio emotivo, abbiamo i c.d “collezionisti” di libri, i figuranti, i compratori di una maschera a buon mercato che non compra esperienze narrative o saggistiche, bensì compra l’oggetto-libro, il feticcio di una cultura alta utile soltanto per veicolare le proprie tendenze narcisistiche e per comunicare precisi significati di status sociale sapientemente costruiti.
Leggere, di per sé, non ti rende automaticamente “più figo” della maggior parte delle persone, soprattutto nel caso in cui tale attività intellettuale non comporta una ridefinizione delle tue gerarchie mentali e dei tuoi valori.
Ogni giorno facciamo esperienza di questi individui e dobbiamo sorbirne le implicite angherie e i risvolti sociali annessi.
In chiusura, leggi, respira, vivi e fai nuove esperienze. Esplora la tua città, esplora il tuo animo e apriti a orizzonti prima impossibili…. Ma se lo fai leggendo non pensare di essere automaticamente più intelligente degli altri.
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