I film di Natale. Non quelli classici, belli, quelli che sono sempre verdi dagli anni ’80 a oggi. No, quelli che vengono trasmessi da settembre a marzo, in un qualche canale di qualche rete televisiva terziaria, e che hanno la stessa trama, gli stessi interpreti e gli stessi colpi di scena. Quelle storie che sai già come finiranno, ancora prima che la tipa bionda dalla città si trasferisca in campagna per un qualche obiettivo al pubblico sconosciuto.
Quei film che è possibile seguire anche se ne inizi uno la mattina, lo interrompi a metà giornata con un secondo, e ne termini un terzo a fine giornata; come se fosse un’unica narrazione interrotta da te che sei andato a fare la spesa o a addirittura semplicemente al bagno.
Quei film che guardi anche se un po’ ti urtano, perché la caratterizzazione dei loro personaggi è uguale a quella di una formichina sotto la lente di ingrandimento di un bambino monello e che in te accendono quel grado di cinismo che ti aiuta a superare i parenti serpenti che vedrai da lì a poche ore.
Ecco. Non ho mai capito se quei film piacciano davvero a qualcuno o se stanno li semplicemente per poter fare numero nella carriera di qualche attore che adesso viene spinto da qualche altra produzione per la quantità di fama che ha raggiunto nel mentre. Io, ogni tanto, credo che loro rinneghino quelle storie così come Anna Kendrick ha rimosso di esser diventata qualcuno grazie al suo odioso personaggio in Twilight.
Sembrano quelle classiche storie che il tuo manager decide di farti fare per poter riuscire a prendere l’assicurazione sanitaria come attore entro la fine dell’anno. Dovranno pagar le bollette pure loro, no?
Questo articolo è un po’ uno sfogo. Un pensieri su me che guardo quelle pellicole, uno sfogo per chi le ha fatte quelle cose e anche per chi le trova anche gradevoli. Perché, proviamo ad analizzarle insieme. Come ho detto poco più sopra, in genere, abbiamo una protagonista femminile. Lei ha il suo lavoro, non si sa benissimo che mansione ricopre in esso, ma la maggior parte delle volte è subordinata a qualcuno che le commissiona una qualche missione impossibile. Un po’ come quando Miranda Prisley commissiona il manoscritto alla bellissima assistente giusto per metterle i bastoni tra le ruote. Solitamente devono trovare l’albero più bello, il servizio di gossip più esclusivo, la location più caratteristica per l’evento dell’anno; tutte mansioni da party planner mancato che però la spinge a un provvisorio trasferimento dalla città alla campagna (a volte la città natia). Qui incontrano il belloccio di turno con la quale si scontrerà fino a non comprendere la profondità dei sentimenti nei suoi riguardi, talvolta è anche l’amichetto del liceo o il primo amore che avevano -guarda caso- dimenticato vivesse ancora in città. In sostanza lei è la frigida che si è spostata per far carriera, mentre lui è quello attaccato alle proprie origini e al proprio territorio così tanto da vivere in un immobilismo cosmico che Malavoglia e scogli toglietevi proprio.
Quindi la donna cinica e in carriera riscopre di avere un cuore innamorandosi del ragazzo della campagna, ma a un certo punto: cambio di scena. Arriva il terzo incomodo a cercare di mettere i bastoni tra le ruote o al nascente amore o al rapporto ancora conflittuale. Nasce così il triangolo d’amore con annesse effusioni soft e romanticherie varie perché i due uomini devono cercare di conquistarla.
Ora io vorrei sapere, tu che stai leggendo questo articolo, a quanti film hai pensato che hanno una trama così?
No, ti prego. Scrivili qui sotto perché io credo di averli visti pressoché tutti e nessuno di questi fa veramente eccezione a questa trama. Per fare i copioni gli sceneggiatori fanno una sorta di copia e incolla facendo vincere un rivale piuttosto che un altro. Persino gli attori spesso sono gli stessi il che creano ancora più casino nella memoria quando provate a raccontare il film a un amico.
Quello che più di tutto, però, mi ha spinto a scrivere questo articolo è una domanda fondamentale: ma noi donne abbiamo davvero bisogno di questo tipo di romanticismo? Davvero vogliamo essere conquistate da due bellocci in grado di sollevarci con la sola forza dei loro bicipiti?
Io lo ritengo un po’ triste. Non tanto perché non si possa desiderare quel tipo di uomo, quanto più per il tipo di storia d’amore che portano in scena. È semplicistica e volta, in gran parte dei casi, a far vedere la donna come un premio da poter ottenere a facendo a gara. Chi è più bello, chi ha valori più solidi, chi ha il sorriso più bianco, chi ha più soldi.
L’amore, nelle commedie romantiche natalizie, viene comprato dai favori che un uomo fa a una donna. La preda, sciocca e di città, diventa mansueta tra le forti braccia di un villico il che mi fa diventare ancor più cinica e incredula.
Ma Buone Feste a tutti!
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