giovedì 1 settembre 2022

#Musica: Non abbiamo armi

Attenzione: questo articolo è solo per persone che hanno abbastanza coraggio e voglia di mettersi in dubbio e in gioco. Per tutti quelli che amano svelare le proprie maschere e sono pronti a capire che ogni nostro giorno è vissuto nel “raccontarsela”, nel pensare di agire in un modo, quando in realtà compiamo certe azioni in preda alla più totale paura.

Non sappiamo la vera intenzione dietro le parole di Ermal Meta nella sua canzone: “Non abbiamo armi”, come al solito ciò che scriviamo è una nostra personale visione.
Ma perché questo articolo è qui e non in Pensieri o Metafisica? Beh, crediamo che le parole siano molto esplicite, non hanno nulla di nascosto. Allo stesso tempo crediamo che siano abbastanza importanti da essere per tutti, ecco perché vogliamo parlare in Unità.

Nell’ultima puntata della seconda stagione di Apollo Station Silvia e Frè hanno parlato della loro amicizia, mettendo proprio questa canzone di Ermal Meta. Perché? Beh, non lo spiegheremo qui, ma sappiate che il significato della canzone può farvelo intuire.

“Non abbiamo armi per comandare il tempo
e l’esercito dei suoi miliardi di secondi
che attraversano tutto.

Pioggia bagna i tetti e amori mai iniziati
che si scontrano e si incontrano negli anni
gli addii non sono mai violenti.

Non abbiamo armi contro il cambiamento
ma adesso tu mi puoi proteggere
dentro ad un abbraccio.”

Partiamo col botto: quando agiamo per difesa la rabbia, la violenza, l’arroganza, la vendetta… non sono mai armi. Pensiamo lo siano, ma no: sono scudi. Utilizziamo quelle emozioni primordiali per difenderci, appunto, avendo l’illusione di attaccare. Siamo solo animali impauriti che graffiano, ma non stiamo facendo del male all’altro. Ci stiamo allontanando, ci stiamo chiudendo nel nostro guscio, ci stiamo “annerendo”, stiamo smorzando la nostra luce. Chi stiamo davvero ferendo, quindi?

Il tempo passa, non possiamo farci nulla. Possiamo solo decidere come impiegare ogni istante, in che modo far fruttare l’energia che abbiamo, cosa vogliamo far crescere nel nostro giardino personale.

Ogni rapporto, ogni legame, è frutto dello scorrere del tempo, delle lezioni che dobbiamo imparare, dell’amore che siamo in grado di dare. Il saggio George Harrison diceva: “L’amore che tu ricevi è esattamente uguale all’amore che tu dai”. Si può stare con qualcuno per anni senza amarlo mai sul serio, si può vivere in eterno con un amore mai iniziato. Gli amori vanno, vengono, può essere la stessa persona o una sempre diversa, ma una cosa è fondamentale: non far divenire mai una relazione, un legame.

Lo sappiamo, è un concetto che noi occidentali poco accettiamo. “Le persone non appartengono alle persone”, eppure ancora non ci entra in testa. Quando ci lasciamo in modo violento con qualcuno, non abbiamo sciolto il legame con quella persona. Lo ricordiamo anche a distanza di anni, rimanendo impelagati in quel rapporto finito da tempo, forse neanche mai iniziato sul serio.
Gli addii non sono mai violenti”. “Addio” è un derivato di: “A Dio”, ti raccomando a Lui. Che sia spiritualità o meno, il senso è: “Ti affido a un qualcosa che io non potrò mai comprendere o vedere. Ti affido a qualcosa che non è materiale, ti tolgo dalla mia voglia di controllo.” Dire addio a una persona, quindi, non presuppone non vederla mai più, non sentirla mai più, non amarla mai più. Al contrario: vuol dire avere così tanta fiducia nel Tutto, nella forza dell’Amore che le donate la più totale libertà di agire nei vostri confronti.

Ogni relazione finisce o cambia. E l’unico modo di proteggersi dal dolore non è ignorarlo agendo con l’Ego, bensì proteggendosi in un abbraccio. Chiunque può farci del male, solo se noi per primi non ci abbandoniamo a noi stessi. Prendersi cura di Sé, amarsi, comprendersi, non ci fa avere il bisogno di ferire l’altro. Questa è la più alta forma d’amore: amare prima se stessi con un abbraccio, accogliendosi.

“Spazio che volevi ma non hai considerato che
il vuoto è il più pesante fra tutti i pesi
e assomiglia a quelle cose mai avute che volevi.

Se anche questa vita può finire tutto può succedere
oppure a volte niente
e se da adesso in poi non ci vediamo più tu abbracciami senza fine.”

Lo abbiamo già detto in diversi articoli, così tanti che non ricordiamo più precisamente quali: i traumi non sono solo provocati da situazioni negative che abbiamo ricevuto, ma arrivano anche da quelle che desideravamo vivere, ma che non abbiamo mai vissuto. Il silenzio punitivo è una delle forme più grandi di abuso psicologico, così come il vuoto per qualcosa che non è mai successo è una delle ferite più profonde che possediamo.
Il niente, insomma, a lungo andare, può uccidere più di una parola o di un’arma.

“A cosa pensi mentre vai?
ogni dolore ti è servito e non lo sai
a costruire il tuo sorriso, quel bel sorriso che adesso hai.

Non abbiamo armi per difenderci dagli altri
non abbiamo armi ma abbiamo queste mani
che servono da scudi.”

Certo che non dobbiamo crogiolarci nel dolore, non dobbiamo mollare ogni desiderio o speranza nel domani perché tanto si soffre e si soffrirà sempre. Il dolore è una lezione che va imparata, solo così si può crescere e conoscere la gioia.
Non è un caso se in Inside Out Gioia e Tristezza affrontano il viaggio nell’inconscio di Riley insieme, né che abbiano più o meno gli stessi colori. Le due emozioni sono solo le due facce della stessa medaglia, l’una nasconde l’altra, ecco perché le persone che più hanno sofferto sono anche quelle che sanno esprimere al meglio tranquillità e serenità, voglia di vivere.

Sembra assurdo – ma per noi non lo è – ma le due Muse che hanno tentato più volte il suicidio, sono anche quelle che più hanno voglia di fare, che meno cedono alla pigrizia, che hanno più interesse nel migliorarsi.
Non è una gara, ovviamente. Vogliamo solo mostrarvi quanto quotidianamente sprechiamo energie per nascondere il negativo di noi. Se solo vedessimo l’altro lato, ci accorgeremmo che non solo lo sforzo è minore, ma il risultato di come ci mostriamo è maggiore.

Non solo “Non abbiamo armi per difenderci dagli altri”, vi diremo di più: non abbiamo bisogno di difenderci dagli altri. Non sono loro il nemico, non lo sono mai.
Se riuscissimo ad accogliere ogni situazione senza muri, distacco, voglia di combattere (ecco il perché ci vuole coraggio) ci accorgeremmo che se veramente negativa per noi, essa si dissolve da sé.

“Non abbiamo armi.”

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