Che la vita sia fatta di scelte è ben chiaro a tutti, ma come facciano quelle stesse scelte a definire la nostra realtà molto spesso ci sfugge. Il film di Netflix, arrivato sulla piattaforma lo scorso 17 agosto, ci mette davanti alle dirette conseguenze delle scelte compiute dalla sua giovane protagonista. Linee Parallele, infatti, apre la sua narrazione davanti a un bivio per la nostra Natalie Bennett (Lili Reinhart): dopo la notte passata col suo migliore amico ha il sospetto di essere incinta, da qui la storia si divide in due binari paralleli.
Che il “What If” sia da sempre fulcro interessante per nuove narrazioni è noto dai tempi di “Sliding doors”. Il film con Gwyneth Paltrow ha difatti reso noto al pubblico internazionale questo stratagemma narrativo mostrando le diverse ipotesi che si manifestano dietro una scelta. Ma se, finora, abbiamo sempre e solo visto le conseguenze scelta dopo scelta, in questo caso abbiamo proprio una diramazione. Dall’essere incinta o meno la vita della protagonista viene completamente stravolta e gli eventi la portano più o meno vicina a ciò che l’ha accompagnata fino a quell’istante. Da una parte, infatti, vi è la maternità; dall’altra, invece, la vita a Los Angeles.
Questo film, però, fa un passo interessante nel mostrarci le varie vicissitudini che si alternano nella vita delle due Natalie: ovvero, ci pone davanti a una sorta di pre-destinazione. Al contrario di molte altre storie che, per struttura narrativa potrebbero essere anche fin troppo simili a questa pellicola, qui vediamo come parallelamente la protagonista arriva comunque allo stesso risultato. I sogni lavorativi, infatti, non sono stati messi nel cantiere, né l’amore è stato cancellato dalla sua vita. Il suo destino si palesa sotto altre differenti forme, ma non per questo meno analoghe o meno intense.
I dubbi della nostra protagonista, infatti, non mutano secondo le sue scelte. Le sue azioni o reazioni non sono differenti perché realmente non si produce una Natalie diversa dall’altra. Le esperienze sono tutte finalizzate per poter arrivare comunque alla stessa meta. Entrambe le donne, abbandonando il loro passato, “vanno alla grande”.
Ovviamente stiamo cercando di parlare in questo modo per evitare di farvi degli spoiler, ma chi ha già visto il film può ben comprendere a cosa ci stiamo riferendo e può cogliere i momenti che stiamo descrivendo tra le righe.
Linee parallele è un film che riesce, nel suo piccolo, a mostrare in maniera innovativa una struttura narrativa ben nota al pubblico. Riesce, infatti, a rendere moderno un modo di raccontare la vita dei personaggi sviscerandoli completamente sotto lo sguardo dello spettatore. È, difatti, possibile notare come la psicologia della protagonista venga approfondita in tutta la sua fragilità e forza. Tutte le sue insicurezze, tutti i suoi dubbi, si mostrano in entrambe le vite senza che vi sia una reale differenza. Perché non importa se si scelga un figlio o il lavoro, quello che si ha davanti è comunque un cambiamento che porta inevitabilmente delle conseguenze instabili nella vita di ogni individuo. Lavoro e amore non si escludono l’una dall’altro e una donna può essere madre e lavoratrice arrivando comunque ai risultati sperati perché essi dipendono solo e soltanto dalla determinazione che noi abbiamo di inseguire i nostri sogni.
Il pubblico resta incollato allo schermo per poter cercare di comprendere fino alla fine la risoluzione o la giunzione delle due ipotesi, ma il finale riesce a conferire un messaggio dal forte impatto. Non siamo, dunque, davanti a qualcosa di scontato, ma al contrario questa volta la piattaforma si è allontanata dai soliti cliché.
Nessun commento:
Posta un commento