Qui è dove inizia e finisce la giornata di ogni persona che ha la fortuna di poter contare su di un tetto sulla propria testa.
Nasce e muore il giorno, l’inizio e la fine dell’oggi.
Ormai è un ambiente così famigliare che quasi non ci sembra più neanche separato dal nostro corpo.
Il nostro ambiente e la nostra casa (e per molti anche il proprio quartiere) sono parti integranti di noi, dell’esperienza solida che si è stabilizzata nel nostro stato mentale.
Ma è tutto così naturale ormai, tutto così ordinario. Quel mobile posizionato vicino l’ingresso, l’orientamento del letto e della scrivania. Le cose sistemate sistemicamente secondo il nostro ordine mentale, l’ordine tutt’altro che aleatorio degli oggetti che occupano quello spazio con una naturalezza inaudita.
Pensiamo a tutta la quotidianità scoperta dagli archeologi: abitazioni antiche rispolverate e riesumate, colme di oggetti di uso comune.
Anche la posizione in cui si trova ogni cosa costituisce un’informazione importante per la vita dell’epoca indagata.
E immaginiamo allora, andando a ritroso nel tempo, la vita del passato.
Prendiamo, per esempio, la vita del medioevo: immaginiamo l’attuale valore storico-culturale degli oggetti in ceramica usati per la preparazione e l’allestimento dei pasti. Pentole o piatti di uso comune che ora vengono venerati come elementi cruciali della ricerca archeologica.
Ma di sicuro la gente del medioevo mica osservava questi oggetti come elementi caratteristici della
propria cultura, né come pezzo di esposizione nei musei. Siamo seri: chi durante un pasto ha mai osservato un piatto pensando che possa avere queste funzioni?
Ma neanche sappiamo con quale procedimento è stata lavorata la ceramica (o almeno la stragrande maggioranza di noi non lo sa).
Sia chiaro, qui non stiamo spronando a venerare gli oggetti del quotidiano, bensì stiamo costituendo le basi di una riflessione che ci aiuta a comprendere fino a che punto siamo immersi e totalizzati in un universo culturale.
Il significato del banale e del quotidiano ha una retorica più complessa dell’apparenza, come abbiamo già spiegato qui.
Il valore della nostra quotidianità, in sé, è qualcosa di dato, imprescindibile e inseparabile dalle nostre vite. È l’elemento costituente del nostro essere, di un io che non è solo per se stesso, ma di un’identità storica che si radica anche negli oggetti che ci circondano e nello scopo che attribuiamo a tali artefatti.
Il nostro habitat plasma ed è plasmato dalla cultura, e la cultura è insita anche nell’insalatiera riposta nella credenza.
Ogni cosa che esiste nell’abitazione, ha una funzione simbolico/pratica più o meno marcata che stabilisce, guida e inscrive la nostra identità e il nostro modo di pensare.
Non siamo solo esseri umani in quanto corpi a sé stanti, ma lo siamo anche in buona parte in relazione alla cultura materiale che ci circonda.
Secondo questo punto di vista, le nostre case divengono templi di identità e di cultura, luoghi di culto della vita di tutti i giorni.
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