Il film d’animazione è ambientato nel Giappone del periodo Muromachi (tra il 1336 al 1573) e comincia nel villaggio degli Emish (un popolo che anticamente viveva nell’isola giapponese di Hoshu) con un gigantesco spirito cinghiale adirato e trasformato in demone che cerca di attaccare la popolazione. Il principe Ashitaka, non riuscendo a placare la sua ira, lo uccide, ma nello scontro rimane ferito dalla stessa maledizione che, come una piaga, dal braccio si propagherà in tutto il corpo per poi ucciderlo. Nei resti della bestia, trovano una piccola palla di ferro, probabilmente la causa della sua ira funesta. Il principe è così costretto a lasciare il suo villaggio in groppa al suo stambecco e partire alla ricerca di una cura.
Nel suo viaggio incontra un monaco che è alla ricerca del
Dio della Foresta e degli uomini in fin di vita, proveniente dalla Città di
Ferro. Nel cercare di riportare i feriti a casa, è costretto a fare il percorso
più breve attraverso un fitto bosco e Ashitaka si lascia guidare dai Kodama
(spiriti della foresta), finché non scorge una ragazza in compagnia di due
lupi: San, detta Mononoke (nome dato agli spiriti vendicativi) o ragazza lupo,
con un profondo odio verso il genere umano. Portati in salvo i feriti alla Città,
Ashitaka conosce Eboshi, la padrona del posto, che per estrarre il ferro si
spinge fino a zone che sono delle divinità presenti nella foresta. È stata lei
a colpire il Dio-Cinghiale di inizio film, rendendolo demoniaco. Poco più
tardi, quello stesso giorno, San penetra nel villaggio e prova a uccidere la
donna, ma Ashitaka ferma lo scontro e porta lontano da quel posto la ragazza
lupo, dopo aver scoperto che la maledizione gli conferisce una forza sovrumana
e corrosiva. Colpito mortalmente, il giovane si accascia a terra e San per
sdebitarsi lo porta al cospetto del Dio della Foresta che lo cura, ma non
rimuove la maledizione. Intanto nel bosco arriva anche il Dio-Cinghiale Okkoto
che è stanco dei soprusi degli umani e si prepara a un attacco frontale. Lo scontro
tra uomini e natura è ormai alle porte.
San
ed Eboshi sono due facce della stessa medaglia: entrambe non sopportano la
controparte, con la convinzione che la propria debba a tutti i costi
primeggiare sull’altra. Eboshi accoglie sotto la propria ala e dà nuova vita
agli storpi e ai malati, agli ultimi della piramide sociale, ma poi li impiega
per costruire armi da far brandire alle donne. In questo film vi è un forte
richiamo all’emancipazione femminile, perché sono loro a fare la guerra e una
donna è a capo della Città. San cerca in tutti i modi di allontanarsi dagli
esseri umani, anche se lo è a tutti gli effetti. Considera la sua umanità come
una debolezza, qualcosa con cui non riesce a scendere a patti.
Gli
umani si rivoltano contro altri umani e la natura fa lo stesso, perché Okkoto
non rispetta il volere del Dio della Foresta che ha preferito Ashitaka a il
loro simile, corroso dal ferro e dalla rabbia. Ma la natura si dimostrerà ben
più distruttiva dell’uomo, arrivando ad avvelenare la terra e a sbriciolare
qualsiasi cosa che si ponga sul suo cammino. Quando gli umani capiranno il
rispetto, il ridare lo spazio alla natura, ecco che tutto tornerà a fiorire. Le
due parti vanno bilanciate. La stessa natura che si presenta come un dio dalla
doppia faccia, umano e bestia allo stesso tempo, come se fosse il punto di
raccordo dei due pesi della bilancia che devono trovare il loro equilibrio. Equilibrio
possibile se non si perpetua l’odio e la distruzione.
Tra
i film di Miyazaki, “Princess Mononoke” è il solo ad avere un protagonista
maschile perché, seppur San sia centrale nella narrazione, tutto ruota
intorno alle scelte di Ashitaka. Nonostante questo film d’animazione sia del
1997 e ambientato in un periodo simil-medievale, il messaggio ecologista è più
attuale che mai, ora che ci siamo resi conto di quanto siano importanti le
risorse rinnovabili e di quanta distruzione di ecosistemi ci stiamo lasciando
alle spalle.
“Principessa
Mononoke” è un capolavoro di Miyazaki di innegabile bellezza, perché dipinge un
quadro brutalmente realistico di quanto il rispetto sia alla base della vita
stessa. Se non lo avete visto, è il momento di farlo, non ve ne pentirete.
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