Conoscere la grande diva del cinema muto è stato più che un onore, soprattutto per noi che non abbiamo potuto viverla per questioni di età. Ma si sa, l’anima non conosce il tempo, soprattutto quando è dedita alle arti.
Come accennato prima, attraverso la biografia della Marinaro, conosciamo meglio una donna che ha incantato l’Italia intera e fatto sognare l’America, rivelandosi per quest’ultima veramente irraggiungibile. Una donna che con le sue vicissitudini ha saputo anche dare consiglio a chi è venuta dopo di lei, nonostante il – quasi – secolo a dividerle (chi sta scrivendo questo articolo è del 1989, la Bertini nasce nel 1892).
“L’ultima diva” esce in tutte le librerie
proprio oggi, ma è da fine agosto, da quando lo abbiamo letto e
divorato in poche ore, che non facciamo altro che sognare,
letteralmente, la Bertini. Ci è comparsa in sogno in più di
un’occasione, sempre con il suo sorriso pungente e lo sguardo vigile,
attento a ogni dettaglio.
Siamo grandi fan del cinema muto, ma ammettiamo a nostro malincuore che potrebbe essere necessario fare un passo indietro.
Chi era, dunque, Francesca Bertini? Come sempre, quando si parla di
icone, utilizziamo i tempi verbali al presente, perché l’arte non
smette mai di esistere.
Poco più che adolescente inizia a lavorare presso la compagnia di Eduardo Scarpetta – famoso attore e commediografo dell’epoca – con il nome di Francesca Bertini. Anche se inizialmente è l’ultima delle comparse, riesce ad avere tutti gli occhi puntati, ammirati dalla sua espressività e dalla sua bellezza.
Il primo film, “Il Trovatore”, è del 1910 e le dà il coraggio, la grinta e la carica necessari per trasferirsi definitivamente a Roma dove in appena dieci anni diventa a tutti gli effetti un punto cardine del cinema italiano. “L’Amazzone Mascherata” (1914), “La Signora Delle Camelie” (1915) e “Assunta Spina” (1915) sono solo alcuni dei suoi lavori, numero che supera i cento film girati. “Assunta Spina”, poi, è a tutti gli effetti il capolavoro del cinema muto italiano.
“E chi poteva fermarla? La Bertini era così esaltata dal fatto di
interpretare la parte di Assunta Spina, che era diventata un vulcano di
idee, di iniziative, di suggerimenti. In perfetto dialetto napoletano,
organizzava, comandava, spostava le comparse, il punto di vista,
l'angolazione della macchina da presa; e se non era convinta di una
certa scena, pretendeva di rifarla secondo le sue vedute.”
-Gustavo Serena
Non solo
attrice, ma anche sceneggiatrice e regista. Ogni mossa, inquadratura,
ogni minimo dettaglio era minuziosamente passato sotto il suo vaglio, e
se qualcosa non veniva perfetta come lei voleva, si ripeteva
all’infinito. Tipico dei Capricorno! Immaginatevi la mole di lavoro per
l’epoca, in quanto non esistevano i fari e le illuminazioni necessari e
si doveva quindi procedere seguendo la luce naturale.
Leggendo “L’ultima
diva” abbandoniamo le note tecniche e le interviste più o meno impostate
per entrare nella sua umanità, tra patemi, sogni, duro lavoro e svago.
La vediamo estremamente sensibile, ma sempre risoluta e con una forza
tale da non lasciarsi mai scoraggiare, né dalle invidie, né dai
tradimenti.
Su YouTube, grazie ad alcuni spezzoni di sue interviste, l’abbiamo vista già matura, sempre fiera e ferma, ma sicuramente addolcita dall’età della saggezza. Ora è come se fosse anche la nostra “zia”, una di quelle donne che hanno davvero vissuto la vita, senza rimpianti, perché hanno dato il valore più totale a ogni giorno.
Ha vissuto appieno, tra l’apice e il baratro più oscuro. Non ha negato nulla di sé, anche se la vita inevitabilmente impone scelte, alcune difficili. Come ripetiamo spesso, però, l’importante è imparare da ciò che viene, senza evitare l’emozione che ne consegue.
Leggendo di Francesca Bertini ci imbattiamo anche in altri personaggi, come d’Annunzio, Franca Florio, Vittorio De Sica, e tanti altri nomi che poi daranno lustro a quella che sarà Cinecittà.
È un libro che consigliamo veramente a tutti: ai fan della Bertini in primis, ma anche a chi non la conosce, perché il passato deve essere onorato il più possibile.
Se volete rendere omaggio alla Bertini, potete farlo recandovi al cimitero di Prima Porta, dove è sepolta.
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