I film e le serie tv inglesi, per noi di 4Muses, hanno un fascino particolare. Il remake del film di Akira Kurosawa, fatto da Oliver Hermanus ci ha riportate all’interno di quell’atmosfera espressiva che tanto siamo portate ad amare. Living, inserito all’interno della categoria fuori concorso, è stato presentato alla 79° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Venezia. Il titolo già dichiara ciò che lo spettatore deve aspettarsi da una pellicola simile: ricordare quanto amore si possa provare per la vita. La sua storia, nella sua semplicità, è difatti il simbolo di quanto ognuno di noi possa essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.
Amare la vita non è sempre facile, specie se il suo corso ci ha spinti verso un quasi totale appiattimento. La routine scandita da orari, tabelle, treni e burocrazia diventa una grigia sopravvivenza e si finisce col farsi vivere dai giorni che passano. Questo è accaduto a Mr. Williams (Bill Nighty), un austero uomo che accumula pratiche e petizioni sulla sua scrivania. Un ruolo ministeriale, insomma, che lo fa apparire freddo e distaccato. Una personalità decisamente in contrasto con quella del nuovo assunto Peter Wakeling (Alex Sharp) che, fin dal primo giorno di lavoro, ha mostrato un entusiasmo un po’ troppo fuori luogo.
La storia, dopo queste premesse, parte realmente solo quando ci viene mostrato Mr. Williams davanti al suo dottore in procinto di ricevere una terribile notizia: non gli restano che pochi mesi di vita. Scendere a patti con questa verità non è affatto semplice. Rendersi conto di aver smesso di vivere è una consapevolezza ancor più dura da dover affrontare. Urge, quindi, un cambiamento così da potersi nuovamente innamorare della vita e vivere quegli ultimi mesi lasciando un segno su questa terra.
Tutti i personaggi che si muovono interno alla vita di Mr. Williams sono funzionali all’idea del “toccare” l’esistenza degli altri con la propria presenza. Basti pensare a quanto fondamentale sia la presenza di Margaret (Aimee Lou Wood) per Mr. Williams e quanto la sua voglia di vivere lo contagi. Allo stesso modo la mancanza di cura mostratagli dal figlio e dalla nuora sottolineano l’ulteriore immobilità nella quale l’uomo ha vissuto per tutto il suo tempo.
Living, anche grazie all’interpretazione magistrale dei suoi protagonisti, dà al suo spettatore una dolce e poetica rappresentazione della vita. Una nostalgica voglia di tornare a vivere quando il tempo è agli sgoccioli, nel tentativo di rompere l’immobilismo nel quale molto spesso gli uomini si rintanano. Uscire dalla confort zone per poter vivere nuove avventure e magari riuscire a cambiare nel proprio piccolo qualcosa nel mondo.
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