Continua il nostro viaggio all’interno della mitologia norrena e, mentre parallelamente vi parliamo dell’alfabeto runico, qui affrontiamo dettagliatamente il mito legato alla singola divinità. Abbiamo già narrato le gesta e le rune che vengono associate a Freya, adesso ci concentreremo sulla figura di Heimdall, il guardiano degli dei.
Gli Aett a esso associati ci hanno mostrato come questa divinità sia letteralmente un ponte tra il divino e il materico. Oltre a proteggere gli dei, infatti, Heimdall è il guardiano del Bifrǫst: un ponte che collega il regno degli Asi e dei Vani e a quello terrestre.
Gli Aett a esso associati ci hanno mostrato come questa divinità sia letteralmente un ponte tra il divino e il materico. Oltre a proteggere gli dei, infatti, Heimdall è il guardiano del Bifrǫst: un ponte che collega il regno degli Asi e dei Vani e a quello terrestre.
Ricordando, quindi, che ogni evento che ci coinvolge è semplicemente un “passaggio” verso una nuova forma di noi stessi, osserviamo più attentamente le caratteristiche di questa divinità.
Una delle principali peculiarità del dio bianco è collegata al senso della vista: dai bordi del cielo, dalla sua fortezza a Himinbjorg, riesce a sorvegliare perfettamente ogni singolo angolo dei regni. La sua vista acuta e il legame con il Gjallarhorn, la tromba cosmica, lo rendono una figura cruciale nella trama cosmica nordica.
Le azioni di Heimdall sono intrinsecamente collegate al suo ruolo di custode dei cicli, contrapponendosi a Loki, il caos incarnato, destinato a ucciderlo durante il Ragnarock. Nella mitologia, questo rapporto conflittuale, si declina proprio nella trasformazione che il caos e le difficoltà possono attuare nell’uomo. Heimdall è l’ordine, mentre Loki è l’inganno e l’esperienza. Il mito della trasformazione di Loki in una cavalla per ottenere Sleipnir, per esempio, evidenzia la dinamica complessa tra queste divinità.
La loro destinazione culmina in Ragnarǫk, dove entrambi troveranno la fine durante la battaglia apocalittica. Heimdall, prima di esalare l’ultimo respiro, suonerà il Gjallarhorn per annunciare la fine e l’inizio ciclico del mondo nordico. Elemento della mitologia che è stato ripreso anche dai film della Marvel in cui, proprio durante il Ragnarok viene sancita la fine della vita di Heimdall, ma come ogni singola trasformazione egli ricomparirà sotto diverse forme sancendo anche il suo ruolo di guida.
La discendenza di Heimdall è avvolta dal mistero. Nato da nove gigantesse e Odino, il suo corpo è stato battezzato con elementi simbolici: acqua dei mari del nord, terra e sangue di maiale consacrato, conferendogli forza. Le sue unioni con tre donne mortali hanno generato schiavi, liberi e nobili, stabilendo la sua paternità degli uomini.
Oltre alla sua morte durante il Ragnarok, Heimdall assume un ruolo fondamentale durante la contesa della bella Guillveig. I due si incontrano per caso mentre Heimdall era intento a sorvegliare il ponte. Quando il suo sguardo è stato catturato dalla presenza della malvagia strega vestita d’oro, il guardiano è stato impossibilitato dal suonare il suo corno per mettere in allerta gli Asgardiani. L’apparizione della donna provoca non poche discordie tra gli dei perché la sua bellezza li ha spinti a una vera e propria disputa su chi meritasse le sue attenzioni.
L’episodio culmina con l’ira di Odino che, determinato a porre fine alla contesa, condanna la a essere bruciata su una pira per tre volte rinascendo ogni volta spenta la pira. Questo evento, legato a Heimdall, evidenzia la sua partecipazione agli intrighi e alle vicende degli dèi norreni. La sua scelta di non suonare il corno, influenzata dalla bellezza di Gullveig, aggiunge un elemento di umanità e vulnerabilità alla figura del guardiano degli dèi.
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