“Guernica”, Pablo Picasso, 1937. |
Ottantasei anni fa oggi iniziava la Guerra Civile Spagnola.
Due anni e otto mesi, novecentottantotto giorni di spargimento di sangue proprio alle porte della Seconda Guerra Mondiale, novecentottantotto giorni che hanno avuto come risultato la vittoria del dittatore Francisco Franco e l’inizio di ben trentasei anni di dittatura.
Ora, noi non siamo professoresse di storia e, vi diremo la verità, se alle scuole medie o superiori abbiamo approfondito l’argomento “Guerra Civile Spagnola” non siamo state molto attente e ci siamo perse la lezione.
Quello che non ci siamo mai perse a scuola, però, come ormai deve essere ben chiaro, sono le lezioni di arte (le stesse che ci hanno sempre aiutato ad andare avanti anche in storia, alla fine).
La stessa arte che serve a decorare i luoghi di culto e le abitazioni, a tormentare gli animi, ma soprattutto a educare e a fare la rivoluzione.
“L’ufficiale nazista osservando Guernica mi chiese: «Avete fatto voi questo orrore, maestro?».
«No» risposi. «È opera vostra»”
È ovviamente una frase pronunciata dal controverso pittore Pablo Picasso, che tra il 1° maggio e il 4 giugno 1937 ha dipinto l’ormai leggendario “Guernica”, oggi esposto al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid.
L’opera fu creata impulsivamente, dopo pochi giorni dal Bombardamento di Guernica avvenuto il 26 aprile 1937, quando le truppe aeree italo-tedesche rasero al suolo la città basca di Guernica y Luno, considerata da sempre “città santa” e famosa per il giuramento di rispetto della libertà di tutti i biscaglini e dei baschi effettuato sotto il Gernikako Arbola (una quercia) dal Consiglio degli Anziani ma anche per la cerimonia di accettazione della carica del Lehendakari, il Presidente del Governo dei Paesi Baschi.
Chiunque abbia visto questa tela dal vivo sa molto bene e può confermare con assoluta certezza che in foto non rende: ogni tanto succede di vedere un’opera e di rimanere a fissarla per qualche secondo anche solo perché dai libri di storia la si immaginava più piccola o più grande e ci è già capitato di fare questo ragionamento guardando per esempio “La Persistenza della Memoria” di Salvador Dalí (esposta al MoMA di New York), che nell’immaginario comune ha le dimensioni di un quadro standard ma che nella realtà è grande 24×33 cm, poco più di un foglio A6 che misura 10,5×14,8 cm, e abbiamo pensato la stessa cosa anche guardando il Guernica, dalle dimensioni di 3,49×7,77 m. Che fosse imponente si sapeva, ma non lo credevamo così tanto imponente.
Sarà stata forse una volontà di Picasso stesso, quella di rendere il quadro così grande, visibile, spazioso? Per mostrare a tutta l’Esposizione Mondiale di Parigi del 1937 a cui era stato invitato come volto della sua amata Spagna cosa accadeva nella sua terra. Una sorta di monito, non lo sappiamo.
Quello che sappiamo è che le forme umane e animali completamente distorte e lo stile cubista (sintetico e analitico in questo quadro) sono volute, e ne è prova lampante il fatto che per quanto questo quadro sia considerato uno degli esempi massimi del cubismo, in realtà nasce molto dopo la decaduta del movimento cubista, avvenuta nel 1914.
Che sia la rappresentazione della paura e della folla intenta ad accalcarsi per le strade di Guernica y Luno al momento dei bombardamenti è ben chiaro, ma non mancano come al solito quando parliamo di arte figurativa i simbolismi, ma anche le modalità di lettura – che possono arrivare fino a otto – studiati fin dalla sua prima affissione nonostante il quadro non sia stato fonte di entusiasmo nemmeno dai critici e dai conoscenti dell’artista stesso.
Il primo gruppo di simbolismi studiati nel corso degli anni sono stati i tre animali presenti all’interno della tela – il toro, gli uccelli e il cavallo –, mentre il secondo sono le tre figure umane – un soldato, delle donne in fiamme e un bambino morto –.
Bene, noi non le spiegheremo.
“Questo toro è un toro e questo cavallo è un cavallo. Se voi date un significato a certe cose nel mio dipinto questo può essere molto vero, ma non è mia l'idea di dargli questo significato. Anch'io ho realizzato le idee e le conclusioni cui voi siete giunti, ma istintivamente, inconsciamente. Io ho realizzato un dipinto per il dipinto. Io dipingo le cose per quello che sono”
Non spiegheremo nessuna di queste cose, perché come affermò dopo poco lo stesso Pablo Picasso, lui non volle dare nessun significato a nessuna delle figure da lui rappresentate.
Lui voleva rappresentare la guerra nuda e cruda, l’ha fatto ed è riuscito nel suo intento. Fine.
Per noi hanno un significato tutte queste cose? Sì. È importante? No, crediamo di no.
Di fronte alla guerra le opinioni personali valgono ben poco e se proprio possiamo dare una spiegazione perché rappresentata in un’opera d’arte, noi diciamo che conta solo un’opinione, quella dell’artista. E l’opinione dell’artista in questo caso è così azzeccata che dovrebbe diventare pensiero unico.
Che senso ha? Nessuno.
Che significa? Niente.
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