Chi non ha avuto, almeno una volta, nella propria vita il cuore infranto? Chi non ha conservato comunque tutti i più piccoli oggetti riguardanti la persona che più ci ha devastato? Beh, la protagonista della nuova commedia romantica di casa Netflix fa proprio questo. Lucy (Geraldine Viswanathan) dopo l’ennesima brutta rottura col ragazzo, nuovamente col cuore infranto, non riesce a passare oltre. La storia d’amore con un collega non è stata un ottima idea, considerate le conseguenze che la sua rabbia ha provocato. Si è trovata, così, in breve tempo senza amore e senza lavoro, costretta a doversi reinventare nonostante la sua voglia di restare sotto le coperte. Sul suo cammino di recupero, però, incontra casualmente il bel Nick (Dacre Montgomery) che lentamente entrerà nella sua vita come amico e collega per un nuovo progetto artistico.
Lucy, occupandosi principalmente di curare gallerie e mostre artistiche, vuole continuare a fare ciò che più di tutto la fa stare bene. Incontrando Nick, per un fortuito caso, si innesca l’opportunità di creare un’esposizione artistica proprio nel Boutique Hotel che sta cercando di aprire il ragazzo. La galleria prende vita dalla brutta abitudine che Lucy stessa palesemente manifesta: è un’accumulatrice, specie di cose che le hanno lasciato i suoi ex (e come non capirla?). Da una brutta abitudine, in sostanza, si avvia un vero e proprio processo di elaborazione dell’abbandono che permette a tutti i vari personaggi di poter “espiare” il loro dolore così da poter lasciare andare quegli oggetti ai quali erano estremamente legati.
Come ogni singola commedia romantica, i cliché sono però all’ordine del giorno. La struttura narrativa, infatti, non brilla certo per innovazione, ma nel suo complessivo risulta calzante e divertente. È un film piacevole da guardare che nella sua interezza permette la classica rottura dalla realtà per poter staccare il cervello. Si vive anche di romanticismo e il rapporto che si crea tra Nick e Lucy riesce a sfamare gli animi anche dei più cinici. Componente da non sottovalutare è ovviamente il fascino stesso del nostro Nick, il modo con cui Dacre scende in scena o si presta allo scambio di battute è fin troppo intrigante (sì, chi sta scrivendo questo articolo è decisamente vittima dei suoi begli occhi chiari). La recitazione di Dacre, che abbiamo avuto modo di saggiare nel tormentato Billy di Stranger Things, si presta bene anche al romanticismo. Il suo sguardo seducente e il suo sorriso accattivante lo rendono il belloccio tipico delle pellicole appartenenti al genere, una nota va però fatta quanto sia affascinante il suo apprire tormentato.
Volevamo sottolineare quanto, nonostante la leggerezza, questo film riesca davvero a raccontare e a comunicare molto sul lutto e sul superamento dello stesso. La galleria dei cuori infranti riesce, lentamente, a creare un processo di elaborazione davvero interessante perché permette una cosa differente da altre commedie romantiche: i protagonisti si salvano da soli. Non abbiamo, infatti, il solito del tipo che fa innamorare la protagonista come sconto di ciò che lei ha passato. Al contrario: i due protagonisti attraverso le vicende che vivono affrontano un percorso evolutivo che li rende capaci di innamorarsi l’uno dell’altro grazie alla “guarigione” del loro cuore infranto.
In sostanza siamo davanti a un film leggero che riesce a dire molto di più di quel che di solito le commedie romantiche riescono a fare. Lutto, amore, perdita, il tutto diviene arte e processo di elaborazione. Del resto, si sa, l’arte nobilita l’animo e allo stesso modo lo rende più vicino a ciò che possiamo realmente chiamare amore.
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