Vi abbiamo già parlato di questa storia straordinaria narrandovi le vicende che hanno colpito il suo protagonista. Ora non possiamo fare a meno di parlarvi del film che la vita di Mario Capecchi ha inspirato. Roberto Faenza è approdato, in questi giorni, nuovamente alla sala col suo Hill Of Vision; un film che riesce a puntate l’attenzione su una storia che dovrebbe essere ricordata.
La pellicola è uscita il 16 giugno, in cento copie, ma il reale cuore di questo progetto è di farlo arrivare alle aule scolastiche da settembre.
Mario Capecchi nel 2007 ha vinto il premio Nobel per la medicina, ma ciò che è davvero particolare della sua vita è la sua infanzia. Attraverso le diverse peripezie passate durante il periodo dell’Italia Fascista, è riuscito a sopravvivere alla seconda guerra mondiale fino a quando non ha avuto la fortuna di rincontrare le madre che credeva perduta per sempre. L’attenzione che viene data all’infanzia dell’uomo non è, in ogni caso, una mera scelta produttiva, al contrario è lo stesso protagonista che ritiene interessante quell’aspetto della propria vita; l’unica cosa che vale la pena raccontare, e la narrazione di Faenza gli rende di certo giustizia. La pellicola, infatti, riesce a riportare con un'incredibile leggerezza le avventure vissute dal giovane Capecchi, tanto da poter affabulare con facilità lo spettatore. La storia viene, inoltre, coniugata ad un ottimo montaggio sonoro.
I giovani attori, presenti in conferenza stampa, hanno mostrato tutta la loro maturità rispondendo alle domande dei giornalisti. Elemento che si percepisce anche nella loro recitazione e nella trasposizione delle azioni dei loro personaggi. Due anime antiche quelle di Lorenzo Ciamei e Sofia D Elia che sono stati in grado di conferire una delicatezza unica alla fragilità dei loro personaggi. Il giovane Mario e la fortissima Frank sono dotati di un’interpretazione ammirevole da parte dei due giovanissimi interpreti. Per non parlare dell’interpretazione di Laura Haddock. Chi sta scrivendo questo articolo è decisamente fan dell’attrice inglese, ma in questo film la sua bellezza l’ha resa quasi eterea. La delicatezza dei suoi tratti, la dolcezza del suo viso, evidenziavano ancor di più la fragilità della psiche del suo personaggio. Lei, del resto, interpreta la madre di Mario la cui proverbiale bellezza è stata sottolineata dallo stesso uomo, un elemento che deve esserle costato caro durante gli anni di prigionia.
Roberto Faenza ha, quindi, attenzionato una storia poco nota, ma che dovrebbe essere più esposta alla memoria del pubblico. Abbiamo davanti un film dal forte impatto narrativo in grado di affabulare lo spettatore tanto da perdersi all'interno delle vicende vissute dal giovane ragazzo. Ci si perde tra i demoni di un passato ancora fin troppo presente.
Nessun commento:
Posta un commento