Desideravo da tempo condividere i miei pensieri riguardo un effetto retorico che mi ha da sempre affascinato: la sinestesia. La definizione con la quale viene descritta nella Treccani è: “particolare tipo di metafora per cui si uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse”.
Per illustrarla in maniera pratica, vi mostro una poesia scritta da me:
Mentre all’orizzonte la luce sfiorisce densa di melodia,
l'ultimo riflesso fuggente accarezza le onde chiare
e il tocco dei colori sbiadisce in una nuova sinfonia,
oltre quell’azzurro silente in cui si disperde il mare.
(Gianluca Boncaldo, “In riva al mare”)
La sinestesia è presente in ogni verso di questa composizione.
Primo verso: il concetto “luce densa di melodia” delinea una rappresentazione visiva (la luce) mettendola in risalto con un elemento musicale (la melodia).
Secondo verso: la parola “riflesso” rimanda alla sfera sensoriale visiva, mentre l’atto di accarezzare è legato all’idea del tatto.
Terzo verso: “il tocco dei colori” accosta tatto e vista, mentre “sinfonia” lascia immaginare un piacere che convenzionalmente appartiene al senso dell’udito.
Quarto verso: l’accostamento “azzurro silente” descrive un colore utilizzando un aggettivo che rimanda a sensazioni uditive.
La sinestesia mostra come le parole abbiano un immenso potere nel descrivere e creare la realtà. Le diverse sfumature delle esperienze umane, possono essere espresse in maniera non convenzionale, generando dall’interiorità individuale mondi quasi metafisici. Ed è proprio la sinestesia che ci mostra una nuova consapevolezza: siamo educati a percepire in un determinato modo. Ci mostra i limiti dei nostri sensi e li usa per aggirare gli stessi vincoli che creano.
Un incoraggiamento alla scoperta di un piano superiore alla tangibilità, dove i sensi si confondono e la realtà perde quella frammentazione implicata dal mondo fisico. L’etimologia della parola è proprio “percepire insieme”, un concetto che svincola le sfere sensoriali dalla propria autoreferenzialità.
La retorica creata dalla sinestesia non è semplicisticamente ornamentale e artefatta, bensì rimanda a percezioni che ampliano il senso di realtà stesso, usando lo strumento del linguaggio come mezzo per valorizzare la natura umana, evidenziandone le possibilità immaginative e creative che hanno da sempre caratterizzato la nostra specie. Perché nella sinestesia la realtà non viene trasformata, ma creata.
L’importante riflessione che ne scaturisce è legata al nostro stesso essere. Siamo di più della semplice somma dei nostri sensi. Conosciamo attraverso di essi, ma possiamo immaginare oltre.
- Gianluca Boncaldo
[Info]L'articolo è stato scritto da Gianluca Boncaldo!
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