È per questo che siamo così grate di questa collaborazione, che ci ha portato a leggere uno dei libri per noi più inusuali e meno vicino al nostro genere prediletto: “L’uno dall’altro”, dello scozzese Philip Kerr.
Una premessa su questo libro: è parte di una serie di serie di thriller storici ed è una sorta di spin-off della Trilogia Berlinese scritta da Kerr, che comprende “Violette di marzo” (originariamente pubblicato nel 1989 e ripubblicato dalla Fazi Editore nel gennaio 2020), “Il criminale pallido” (originariamente pubblicato nel 1990 e ripubblicato dalla Fazi Editore nel settembre 2020) e “Un requiem tedesco” (originariamente pubblicato nel 1991 e ripubblicato dalla Fazi Editore nel maggio 2021).
Anno 1949, l’ex investigatore privato Bernie Gunther gestisce l’hotel di sua moglie a Dachau, proprio di fronte alle macerie di quello che nel 1933 era diventato il primo campo di concentramento nazista. Ovviamente gli affari non vanno affatto bene e lui è sul lastrico.
Dopo la visita molto ambigua di uno yankee al suo hotel e dopo una sua bella presa di coscienza, però, le cose cambieranno radicalmente: lui tornerà al suo vecchio lavoro da investigatore privato e si trasferirà a Monaco.
A Monaco avvierà la sua agenzia investigativa e farà per un breve periodo il suo lavoro normalmente, finché una donna, Britta Warzok, non si presenterà alle porte del suo studio chiedendogli di ritrovare suo marito – un criminale di guerra capo di uno dei lager più violenti e feroci della Polonia – e di ritrovarlo preferibilmente morto.
Il lavoro non è complicato per un investigatore con anni e anni di esperienza come Bernie Gunther, ma credere seriamente che a soli quattro anni dalla fine sella Seconda Guerra Mondiale in Germania e nel pieno della Guerra Fredda ci sia qualcosa di semplice è da folli e, anche se decide comunque di accettare l’incarico, Bernie Gunther lo sa bene.
“Tutti i clienti mentono” è il mantra del nostro protagonista; ovviamente perché è un detective e deve essere il suo mantra, lo è come può esserlo similmente per un medico quando pensa a un paziente o spesso e volentieri per un avvocato.
A Roma diciamo semplicemente: “Fidate, nun te fidà”, ma a prescindere da come lo si voglia dire, il concetto è sempre lo stesso.
Herr Gunther nel suo viaggio per scoprire la verità sul matrimonio di Britta Warzok conoscerà innumerevoli persone che diverranno colleghe, amiche, amanti, ma tutte queste in un modo o nell’altro finiranno sempre per metterlo in situazioni a dir poco scomode a causa di omissioni, menzogne, maschere.
Noi crediamo nell’Unità, lo sapete, e abbiamo visto subito il perché: Gunther non è cattivo ma anzi, è entrato a far parte della rosa dei nostri protagonisti preferiti dei romanzi, ma è un detective e mente per lavoro, ha una maschera per il lavoro. Gli altri gli fanno solo specchio riflesso.
Per non dire che ha anche la cosiddetta Legge dell’Attrazione contro o, visto che abbiamo iniziato con i detti romani, se porta iella da solo, perché nel suo cinismo costante è fermamente convinto che tanto tutti finiranno per voltargli le spalle.
Non possiamo biasimarlo, per due motivi:
Uno. Non siamo mai cresciute nella Germania del dopoguerra o in generale in un clima di ostilità nemmeno paragonabile, ma possiamo ovviamente immaginare che in una società completamente corrotta in cui ti devi guardare le spalle costantemente non deve essere e non è facile – per non dire che è praticamente impossibile – non essere cinici e mantenere la fiducia per l’umanità.
Due. Bernie Gunther siamo noi.
E non inteso come “noi tutti”, ma inteso come noi.
Cioè, Bernie Gunther è proprio la versione letteraria della Musa che ha letto questo libro e che sta scrivendo questo articolo, o almeno buona parte di lei.
Non abbiamo ancora letto tutto gli altri libri della serie di Kerr e abbiamo intenzione di recuperarli al più presto, ma per quanto riguarda questo libro possiamo confermare che, anche solo per quel che abbiamo esposto poco sopra e per lo stile di scrittura senza mezzi termini che a noi fa impazzire, in generale tutti dovrebbero leggere questo libro: illusi e disillusi.
Gli illusi per avere lo schiaffo emotivo e per realizzare (o quantomeno iniziare a farlo) che le persone mentiranno sempre e che non ci si può fidare al 100% di nessuno – che poi è ironicamente più o meno quel che abbiamo detto anche alla fine della recensione di “Monogamia” sempre della Fazi Editore – e i disillusi per sentirsi compresi, ma all’occorrenza anche per rimproverare Bernie per il troppo cinismo, che è sempre bene ricordare che non è un pregio.
“Ich bin notorisch, nicht zu heilen
Ich verspreche nur, ich spreche nichts
Doch ich muss mich wirklich eilen
Die Wahrheit kommt doch eh ans Licht
Ich täusche gut, hab viel Geduld
Und wer’s glaubt, ist selber Schuld
Alle lügen, doch ich viel mehr
Ich glaube mir schon selbst nicht mehr
Lügen, alles Lügen
Ich lüge und betrüge, ja
Ich belüge sogar mich
Keiner glaubt mir
Niemand traut mir
Nichtmal ich
Nichtmal ich
(Ormai sono noto, non riesco a guarire
Prometto solo, ma non dico niente
Ma devo davvero sbrigarmi
La verità verrà comunque fuori
Sono bravo a barare, abbi pazienza
E se qualcuno ci crede, è colpa sua
Tutti mentono, ma io molto di più
Ormai non mi credo più nemmeno da solo
Bugie, tutte bugie
Mento e imbroglio, sì
Mento persino a me stesso
Nessuno mi crede
Nessuno si fida di me
Nemmeno io
Nemmeno io)”
- “Lügen”, Rammstein
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