Tutti hanno dei preferiti, e questo film non rientra affatto in questa categoria, anzi, è quello che tra tutti facciamo più fatica a digerire, ma anche se tutti possono avere i loro gusti è comunque un film stracolmo di peculiarità e di certo ha avuto il suo bell’impatto nel mondo.
“Help!” – che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi “Eight Arms to Hold You” o “Beatles Phase II” e avrebbe potuto chiamarsi “Who’s Been Sleeping in My Porridge” o “The Day the Clowns Collapsed” se avessero ascoltato la proposta di George Harrison o del loro produttore cinematografico – nasce esattamente come il film suo predecessore: con lo scopo di promuovere l’omonimo album. Viene infatti presentato in anteprima mondiale il 29 luglio 1965 al London Pavilion di Londra, prodotto dalla United States e da Walter Shenson e diretto dallo statunitense Richard Lester con un budget nettamente superiore a quello del loro precedente film, e si vede dai luoghi mostrati al suo interno e dal fatto che questo film fu registrato a colori, e non in bianco e nero.
Londra, Piana di Salisbury, Alpi Austriache, New Providence e Paradise Island alle Bahamas sono i luoghi mostrati all’interno di “Help!” e questo conferma certamente quel che abbiamo affermato poco sopra, ma i Fab Four la pensarono diversamente e non mostrarono particolare interesse nella partecipazione del film né gradirono il prodotto finale.
John Lennon nel 1970 dichiarò che: “The film was out of our control. With “A Hard Day’s Night” we had a lot of input, and it was semi-realistic. But with “Help!”, Dick Lester didn’t tell us what it was all about.
(Il film era fuori controllo. Con “A Hard Day’s Night” avevamo tanti stimoli, ed era semi-realistico. Ma con “Help!”, quel coglione di Lester non ci disse di cosa trattava)”. Solo nel 1980 si ammorbidì leggermente, ma non cambiò mai idea.
E noi non possiamo biasimarli: ne abbiamo parlato nell’articolo e vi invitiamo a recuperarlo nel caso non l’aveste letto, ma se vi ricordate qual era la prerogativa di “A Hard Day’s Night” potete capire il perché di tutta questa resistenza.
All’interno della pellicola i Beatles sono sempre i Beatles, ma delle ambientazioni conosciute nella prima opera nemmeno l’ombra: i quattro sono infatti inseguiti da una setta adoratrice della dea Kālī (parodia dell’esistente setta indiana Thog) che, dopo essersi resa conto di aver perduto il suo prezioso anello per i sacrifici e dopo aver visto lo stesso anello al dito del beatle Ringo Starr durante un’apparizione televisiva dei quattro di Liverpool, parte dall’India alla volta di Londra con l’intento di recuperare il gioiello ed eventualmente uccidere il povero Ritchie per offrirlo in sacrificio alla dea.
John, Paul McCartney, Ringo e George sono dapprima il topo rincorso dal gatto e diventano
successivamente il gatto che rincorre il topo in questa erratica pellicola che vuole e che riesce a essere una caricatura satirica dei film di James Bond e che è ispirata al classico “La guerra lampo dei Fratelli Marx” del 1933 e al “The Goon Show” della BBC, uno dei programmi da sempre d’ispirazione per i Beatles (e soprattutto per Johnny e per la sua infanzia; dobbiamo buona parte della sua vena comica a questo programma radiofonico), ha di certo i suoi lati positivi e abbiamo apprezzato
Come abbiamo detto, il film non fu apprezzato dalle nostre star, ma non fu apprezzato nemmeno dalla critica stessa, che lo descrisse come ridondante, noioso e come un’accozzaglia di troppe cose messe insieme.
All’interno della pellicola vengono cantate: “Help!”, “You're Going to Lose That Girl”, “You’ve Got to Hide Your Love Away”, “Ticket to Ride”, “I Need You”, “The Night Before” e “Another Girl”, possono essere ascoltate “She’s a Woman” (perché trasmessa in radio) e “A Hard Day’s Night” (perché suonata dalla banda indiana e in parte nella scena finale del film) e vengono eseguite – seppur parzialmente – l’Inno alla Gioia di Beethoven, il preludio de “Il barbiere di Siviglia” di Rossini e l’Ouverture 1812 di Čajkovskij.
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