«Tacendo divenimmo la ‘ve spiccia fuor della selva un picciol fiumicello, lo cui rossore ancor mi raccapriccia.
Quale del Bullicame esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici, tal per la rena giù sen giva quello.
Lo fondo suo ed ambo le pendici fatt’era ‘n pietra, e margini dallato»
Canto XIV dell’inferno, versi 76-84.
La fine delle restrizioni da Covid ci sta permettendo di tornare alla normalità, cosa che ci spinge a girovagare un po’ per la provincia e la regione. Il Lazio, infatti, è una di quelle terre che offre particolari piaceri visivi se si sanno ricercare e ritrovare, le Terme di cui vi vogliamo parlare oggi non fanno eccezione. Citate da Dante, all’interno della Divina Commedia, noi non potevano fare a meno di visitarle. Si sa, infatti, che la Divina Commedia su questo blog è un’istituzione.
Situate nelle campagne del Viterbese, raggiungerle non è molto complicato (persino per degli studenti fuori sede e per tanto sprovvisti di auto). Distano un paio di chilometri a piedi, non facilmente percorribili, considerata la mancanza di marciapiedi. Se, però, si è armati di buona volontà non è per nulla complicato lasciare la stazione e dirigersi verso queste pozze infernali.
Non è un caso che Dante le colloca all’interno di uno dei canti dell’Inferno. Esse, infatti, storicamente erano luogo di passaggio e lavaggio per le donne dai facili costumi. Le prostitute difficilmente avevano dei luoghi nei quali potersi rinfrescare e lavare, specialmente pochi erano i luoghi dove l’acqua poteva definirsi effettivamente calda.
Queste pozze, dei veri e propri geyser, hanno una temperatura poco al di sotto dei 60°. Elemento che le rende perfette per essere visitate anche quando il tempo non è dei migliori. Infatti, più che in estate, è consigliabile visitare questi luoghi durante le stagioni più miti, in cui il vento ancora soffia “friccicherello” e magari vi è la possibilità di qualche pioggerellina un po’ “tinticarella”.
Le pozze sono ad accesso libero e con buona probabilità sono state scavate dagli uomini visto che quelle grandi sono recitante da dei vetri affinché il pubblico non abbia la malsana idea di immergersi o cadervi al suo interno per errore. La temperatura di ogni singolo cratere è abbastanza alta da poter ustionare la pelle umana, cuocendola lentamente e per tanto è quasi insopportabile se toccata direttamente. Non crediate che durante la visita non abbiamo provato a toccare l’acqua che dalle pozze passa nei diversi canaletti che le permettono di raffreddarsi abbastanza da renderla piacevole e rilassante per l’uomo.
Oltre alla descrizione del luogo, pressoché un piccolo posto magico che permette un ritorno ad antichi istanti, vi ricordiamo che non sono presenti alcun tipo di servizi al loro interno. Quindi tutto quello che avrete a vostra disposizione è la natura, più o meno selvaggia, e le altre persone che hanno deciso di compiere la vostra stessa avventura.
Se cercate un luogo nel quale poter passare una domenica diversa senza spendere altro che non sia un pranzo al sacco e i biglietti di un regionale (specialmente da Roma), questo è il luogo che fa per poi. Una volta terminato il vostro bagno, inoltre, vi potrete perdere all’interno del centro di Viterbo. La città con suo duomo e il suo comune vi riportano ai tempi delle fortezze medievali o rinascimentali. Senza contare che al suo interno sono state girate diverse fiction italiane tra cui “Il commissario Rocca” con Gigi Proietti.
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