È la storia di Alexandra Russell (Margaret Qualley) che, dopo un episodio di violenza domestica, carica sua figlia sulla propria auto nel pieno della notte e fugge dal compagno, Sean Boyd (Nick Robinson), trovando rifugio in una sistemazione d’emergenza. Non avendo soldi per sfamare la piccola Maddy di appena due anni, la protagonista comincia a lavorare per la “Value Maids”, facendo pulizie nelle abitazioni. Si ritroverà a dormire nella stazione dei traghetti, nelle strutture per donne abusate e altre varie abitazioni provvisorie e lottare per dare un futuro degno a Maddy, affrontando perfino una battaglia legale contro Sean per l’affidamento della piccola.
In
dieci puntate ci viene mostrata l’evoluzione del personaggio di Alex, i suoi
alti e bassi, cambi di rotta e le ferite emotive, il tutto in funzione della
figlia di neanche tre anni. La situazione che la stessa ha alle spalle è
disastrosa: il padre (interpretato da Billy
Burke) violento e alcolizzato l’ha abbandonata all’età di sei anni per
creare una nuova famiglia con la compagna successiva, diventando un cristiano
devoto. Sua madre ha un disturbo della personalità che la rende a tratti
isterica e a tratti borderline, mentre passa da una relazione sentimentale
abusiva a un’altra. Si dedica all’arte, apparendo a tratti molto infantile, ma
ci rendiamo conto che è il suo unico modo per evadere dalla realtà. È Alex a
doversi improvvisare anche madre della sua stessa madre, badando a lei e
cercando di aiutarla in tutti i modi possibili. È costretta a convivere con i
suoi cambi di umore, con le sue frecciate velenose e con tutta la violenza che la
donna le riversa addosso. Il tutto mentre si trova costantemente con nessun
dollaro in tasca, sbattuta da una parte all’altra di Portland per fare le
pulizie da persone più o meno abbienti. E sarà proprio in uno dei suoi lavori
che farà la conoscenza di Regina che, da spocchiosa riccona, si dimostrerà per
Alex una vera e propria amica, tanto che il suo aiuto sarà fondamentale per la
battaglia legale contro Sean.
Attraverso
una storia fatta di abusi, violenze e turbolenze giudiziarie, la protagonista,
però, non perde mai la caparbietà. Sarebbe facilissimo per lei abbandonarsi
alla disperazione, piangersi addosso, mentre si ritrova umilmente a chiedere un
sussidio finanziario dopo l’altro, un alloggio dopo l’altro, un lavoro come
colf dopo un altro. Non si vergogna del proprio lavoro, sebbene venga trattata
come lo scarto della società da chi la guarda dall’alto verso il basso. E questa
storia abbatte l’equazione del “duro lavoro = tanti soldi”, perché Alex si
spezza la schiena, ma avendo costantemente un conto rasente allo zero. I soldi
che lei guadagna e le spese che deve affrontare vengono visualizzate alla destra
dello schermo, per mostrare quanto sia destabilizzante questa situazione.
Inoltre lo Stato le mette spesso i bastoni tra le ruote e la burocrazia complica le
cose, per non parlare del sistema giudiziario americano, in cui la violenza
psicologica è molto meno grave rispetto alla violenza fisica. La protagonista
non ha lividi sul corpo, quindi come può provare gli abusi di Sean? Nel momento
in cui chiede aiuto a suo padre, questo le viene negato. Per fortuna non è
sola.
Grazie
alla sua forza d’animo, riesce a segnarsi al College e a portare sua figlia
lontano da quel mondo fatto di abusi e indigenza, perché la scrittura l’ha
salvata. La storia di Alex è a lieto fine, perché la sua voce non è rimasta
inascoltata, ma quante volte capita lo stesso nella società odierna? Quante donne
e uomini rimangono in silenzio perché chi hanno intorno minimizza le violenze? Ne
abbiamo parlato in diversi articoli su questo blog: “Novembre”, “A ruoli invertiti non fa ridere”, “Misandria e Nazi-femminismo” per citarne alcuni. Quante
volte gli abusi si trasformano in una mattanza indiscriminata? “Maid” è una
serie tv potente che non potete perdere e ve ne consigliamo davvero la visione.
Nessun commento:
Posta un commento