I romani ormai ci hanno fatto l’abitudine, la convivenza è diventata una normalità, al pari dei gabbiani che invadono cieli, antenne e parapetti, o al pari dei piccioni di cui non si può fare a meno. Da qualche anno a questa parte per le strade della città non è strano notare ormai i cinghiali, ma ben prima di loro, sono giunti dei simpatici uccellini dal piumaggio di un verde sgargiante. Il loro cinguettare è talmente forte da attirare l’attenzione anche degli abitanti che ormai si dovrebbero essere abituati ad averli come vicini sugli alberi, ma come ci sono finiti?
Secondo
la leggenda che praticamente tutti i romani conoscono, il tutto è cominciato
con una coppia di parrocchetti che vivevano in una gabbia e che venivano accuditi
da una signora anziana molto premurosa nei loro riguardi. Quando l’anziana
donna non è più stata in grado di occuparsi di loro, prima di morire, ha aperto
la gabbia e ha donato loro la libertà. Da quella coppia – quasi come dei
moderni Adamo ed Eva – ha preso il via una dinastia che si è espansa per tutta
Roma.
È
facile poter distinguere i loro nidi: dato che questo tipo di pappagallino è
molto socievole con i suoi simili, tende
a vivere insieme, tipo condominio. I nidi, quindi, diventano un grande
groviglio di rami, aghi di pino e quanto più riescono a raccattare nelle zone
limitrofe della loro “abitazione”. In realtà, ha spiegato la LIPU in diversi
articoli, non sono parrocchetti nostrani, ma si tratta di due specie che
vengono rispettivamente dal Sud America e dall’Africa: il monaco e il
parrocchetto. Malgrado tra i romani ci sia la leggenda sopracitata, è molto
improbabile che siano davvero volati via dalla gabbia di qualcuno e che si
siano riprodotti a dismisura. È più probabile, infatti, che provengano da delle
tratte di animali esotici.
Le
temperature che abbiamo qui a Roma ne favoriscono la permanenza. Questi pappagallini sono in grado di resistere a temperature che arrivano anche a -5°, quindi qui
si trovano completamente a loro agio. Certo, il problema è il loro impatto
sugli altri volatili della città, ma non è un fenomeno controllabile. Non se ne
può fare la mattanza, perché ormai sono molto amati nella Capitale. Ben peggio
sarebbe se iniziassero a diffondersi nelle campagne circostanti, ma per il
momento è possibile trovarli nelle aree verdi di Roma. Da Villa Borghese a
Villa Ada, dalla Riserva naturale dell’Insugherata al Parco della Caffarella,
non è strano trovarli anche in altre zone della città, immersa nel verde, come il quartiere EUR.
Simpatici,
belli da vedere e fotografare, i romani si sono ormai abituati alla loro
presenza. Strappano un sorriso a tutti, colorano ancora più di verde la città e
non hanno il comportamento “arrogante” dei gabbiani. Bene o male, ci siamo
abituati alla loro presenza, anche gli alberi intorno alle case di tutte e
quattro le Muse hanno almeno una nidiata di questi pappagallini. Tutti contenti
di averli intorno, insomma, forse solo il picchio rosso non è dello stesso
avviso.
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