sabato 25 giugno 2022

#Pensieri: Outing

Non pensavo avrei tirato mai fuori tutto ciò.
Ho accennato uno degli argomenti di cui parlerò in questo articolo nell’articolo “Con il rischio di andare contro al concetto di orgoglio” ma non ne ho mai parlato approfonditamente con nessuno, nemmeno per sbaglio.
Non che sia strano per me (e per noi di 4Muses) non parlare delle cose, anzi: in realtà anche se scriviamo tantissimi articoli nella categoria “Pensieri”, è importante che chi legge non si illuda, perché la maggior parte di quella che è la nostra persona è tenuta ben nascosta. Conosciamo benissimo però l’importanza che può esserci dietro un’esperienza personale raccontata con il cuore in mano e sappiamo molto bene anche qual è la differenza tra l’essere persone private e l’alzare dei muri di proposito.
E parlando personalmente, ho smesso di essere una fan dell’alzare i muri anni e anni fa.

Non so bene come iniziare questo articolo, quindi lo inizierò con una domanda: qual è la differenza tra outing e coming out?

Molto spesso – troppo spesso – le due parole vengono utilizzate come sinonimi, ma i più attenti ai termini sapranno che non sono affatto la stessa cosa.
Se fare coming out significa dichiarare volontariamente il proprio orientamento sessuale, fare outing a una persona significa dichiarare pubblicamente l’orientamento sessuale di qualcuno senza il suo consenso e senza che ne quella persona ne sia a conoscenza.

Questo articolo doveva essere un “MustToWatch” sul film “Tuo, Simon”, e in realtà stava andando tutto bene: l’ho guardato, mi sono messa a dormire e la mattina, quando mi sono messa davanti al PC per scrivere la recensione, dopo un po’ mi sono resa conto che non avrei fatto molta strada.
Nella puntata di Apollo Station del 16 Maggio, quella in cui abbiamo avuto come ospite la scrittrice Lorena Fiorelli (abbiamo anche scritto una recensione sul suo libro “Le Convenienze”), abbiamo parlato molto del flusso di coscienza e di come la maggior parte delle volte quando uno scrittore ha in mente delle parole ben precise da scrivere alla fine nella maggior parte dei casi non scrive assolutamente quello che ha in mente, ed è assolutamente quello che è successo con questo articolo.
Avrei voluto scrivere tantissime belle cose sull’importanza di avere una famiglia e degli amici che ti supportano, di un ambiente scolastico che prende provvedimenti nei casi di bullismo e sull’uscire pressoché indenni da situazioni di questo tipo, ma non sarebbe stato un articolo sincero.
Non è quello che ho vissuto io e soprattutto non è quello che hanno vissuto una grande fetta dei miei conoscenti dopo il loro coming out (o dopo essere state vittime di outing).
L’unica cosa che rimarrà invariata è quel che scriverò sul gesto dell’outing.


“Dovevo decidere io quando, dove, come e chi lo sa, e il modo in cui dirlo. Doveva essere una cosa mia, e tu me l’hai tolta”

Per alcuni la scoperta del proprio orientamento sessuale è un trauma: c’è chi scappa e nega per anni e anni finché non ne può più e c’è chi ci pensa così tanto da far diventare tale orientamento sessuale un’idolatria, quasi forzandosi a essere qualsiasi cosa pur di essere qualcosa.
Per me stranamente è sempre stato molto semplice, è da quando ho otto anni che penso: “Mi piace quello che mi piace” e non c’è niente di complicato in ciò, al mio interno continua a non esserci niente di complicato in ciò nemmeno a ventidue anni, ma se dicessi che l’argomento “orientamento sessuale” è rimasto intoccato ed è circondato da un’aura di fiori, fate e arcobaleni mentirei spudoratamente.

Solitamente non mi interessa nasconderlo, ma chiunque mi sente parlare dei miei anni delle superiori, se non a parole percepisce a vibes tutta la negatività e l’astio che provo nei confronti di quella gente: posso passare sopra le prese in giro sulla morte di mia madre e sulla mia sordità parziale – riconosco la piccolezza d’animo –, posso passare anche sopra le eventuali prese in giro sul mio aspetto fisico – avete smesso di avere fantasia in prima media – e in realtà posso passare sopra anche alle prese in giro sul mio orientamento sessuale, per carità, ci mancherebbe altro, non mi aspetto che dei quattordicenni abbiano l’intelletto e l’apertura mentale per accettare ciò che è considerato diverso, ma c’è una parte di me che proprio non passa sopra all’essere stata vittima di qualcosa di così vile come l’outing.

In questo articolo non sto facendo ovviamente nomi e cognomi e per ovvi motivi (non voglio una denuncia per diffamazione) sono costretta ad agire a favore delle tenebre (grazie a Frè ho imparato che quando è necessario devo saperlo fare), ma tanto so che se mai la persona in questione dovesse leggere questo articolo saprà molto bene di essere lei.
Il punto è, mia cara persona con cui mi sono confidata perché credevo fosse mia amica ma non ha esitato a spargere la voce a tutta la scuola in forse due giorni dicendo a tutti io fossi lesbica (che poi non
ti ho mai detto che mi piacessero solo le donne, quindi se posso darti un consiglio, almeno la prossima volta ascolta bene quando ti si vengono dette le cose), che non riesco pienamente ad andare avanti perché mi sono sentita e a distanza di otto anni mi sento ancora come se fossi stata stuprata, proprio perché – per citare Simon, il protagonista del film che avrei dovuto recensire – il fare o non fare coming out doveva essere una cosa mia, e tu me l’hai tolta. E purtroppo non solo con i miei compagni di scuola, ma temo anche con la mia famiglia.

Noi che abbiamo un diploma da OSS e abbiamo lavorato anche da educatrici nelle scuole dovremmo sapere molto bene quanto è importante mantenere costantemente l’attenzione sulle dinamiche della classe, e dovremmo anche sapere molto bene che quando un genitore lamenta qualcosa un educatore/maestro/professore è tenuto a parlare se sa qualcosa. E i professori sapevano eccome, perché avrò pure un orecchio solo ma con quello che mi rimane ci sento da Dio, sebbene io non uscissi per i corridoi mi veniva riferito eccome quanto fossero forti e chiare le voci di corridoio (d’altronde avevamo pur sempre delle amiche in comune, no?) e, soprattutto, mi è stato confermato dai professori stessi non appena ne hanno avuto la possibilità.
Temo anche con la mia famiglia”, perché mi ricordo che un giorno dopo essere tornato da un colloquio con la rappresentante dei professori, mio padre non riusciva a guardarmi nemmeno in faccia. Non ha mai detto niente, ma non mi riesco a togliere dalla testa il fatto che per anni ha faticato a guardarmi in faccia quando alla domanda: “Con chi esci?” rispondevo: “Con un’amica”.
Mio padre non è omofobo, attenzione, non penso gli interessi molto o comunque non mi fa pesare il fatto che non mi piacciano solo gli uomini, ma ha sempre più di sessant’anni e non riesco a togliermi dalla testa che forse se l’avesse scoperto meglio, se glielo avesse detto sua figlia invece di una tredicenne qualsiasi magari non avrebbe risposto “Mi dispiace” quando gli ho detto di aver iniziato a frequentare Martina – la mia ormai ex – a Dicembre del 2020.

Dopo essermi sfogata un po’, però, ammetto che a mente fredda mi sfugge una domanda: a che pro tutto ciò?
Cioè, volevi diventare più popolare? Perché ti assicuro che non ci sei riuscita.
Volevi essere rispettata? Non so se nelle altre classi lo eri, ma anche se nella nostra lo eri di facciata alle tue spalle sono state dette alcune cose che a volte mi hanno fatto essere felice sia della mia posizione, sia a volte delle stesse prese in giro.
Volevi farti grossa? Farti vedere? Non lo so, so solo che per tutti questi anni io ho sperato che almeno tu abbia raggiunto o abbia avuto l’illusione di raggiungere il tuo obbiettivo.
Con il senno di poi comunque mi aiutata a creare l'armatura per tutti i commenti che sono arrivati nel corso degli anni e che dovranno arrivare ancora e anche se la ferita ormai è lì e fa chiaramente ancora male, mi hai regalato un valore aggiunto che non mi verrà tolto così facilmente. Grazie!

P.S: Non so se a presunzione, arroganza e comprensione del testo sei come l’ultima volta che ti ho visto tre anni fa, ma nel caso scrivici sull’account di 4Muses perché possiamo darti qualche lezione. Siamo molto brave.

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