Durante il periodo della Pandemia, tra le varie produzioni bloccate a causa Covid, Jurassic World è stata una delle pellicole che ha avuto maggiori difficoltà. I post di qualche anno fa parlavano dei blocchi che la troupe ha subito, oppure dei lunghi periodi nei quali gli attori sono stati serrati all’interno del set. Una volta, però, approdato in sala nessuno si aspettava il flop che questa pellicola ha dimostrato di essere.
I reboot, del resto, stanno un pochino perdendo il loro appeal sul pubblico, ma questa è la dimostrazione che solo un ottimo cast non può davvero risolvere la situazione. Siamo, infatti, davanti a un film che non si mostra come la conclusione di un arco narrativo, quanto più come una presa in giro a quanto fatto finora. Jurassic World – Il dominio è dunque la parodia di se stesso e non siamo del tutto sicure che Colin Trevorrow fosse consapevole del risultato che ha inseguito.
La storia fa acqua da tutte le parti e, sorvolando su quella che è la trama perché tanto è così basic che potete intuirla da soli, il deus ex machina è sempre comunque l’espediente in un film scritto palesemente male. Gli orrori di sceneggiatura, infatti, si riversano in tutti i dettagli della pellicola dalle azioni ai dialoghi, mostrando il poco sforzo creativo che è stato compiuto per cercare di creare una degna conclusione a una saga che è stata ripescata dagli anni ’90. Mettetevi in testa che le scene migliori sono quelle presenti nel trailer e se ci pensate, anche in quel caso, possiamo evincere come certe battute siano state finalizzate allo scopo di prendere in giro tutto l’intero progetto di “World”.
Jurassic World è deludente sotto ogni punto di vista. I dialoghi, specie quelli affibbiati ai personaggi femminili, sono tristi e senza senso tanto che non aggiungono nulla a ciò che sta avvenendo sulla pellicola. Laura Dern, in tal senso, ne esce totalmente schiacciata e sfinita da questo suo ruolo. Non vogliamo neanche commentare le interazioni del suo personaggio con quello di Sam Neill perché dopo anni è davvero ridicolo cercare di saturare così tanto il loro rapporto. Lasciamo, vi prego, Alan ed Ellie a ciò che avevano concluso nel 2001. Vogliamo, inoltre, attenzionare la velocità con cui i personaggi si spostano da un punto all’altro nella geografia del luogo: ridicolo. Ci sono momenti in cui il viaggio dei nostri eroi sembra interminabile, mentre attimi dopo in cui si concretizza in un secondo solo per necessità di diegesi. Questo intendiamo quando parliamo di deus ex machina: di eventi che accadono solo perché devono accadere, senza che abbiano realmente un senso, ma che sono finalizzati affinché nella trama possa esserci un dato istante. Una forzatura che, inevitabilmente, crea un buco di trama perché ciò non viene spiegato; facendo poi prendere una piega del tutto surreale agli eventi che si incastrano successivamente.
L’unica cosa che si salva del film è il montaggio sonoro, ma che lo diciamo a fare è comunque il magnifico Michael Giacchino che se ne è occupato.
Per tanto, pensiamo che sia decisamente inutile sfruttare le vecchie fiamme di una saga, usare un ottimo cast, se poi tutto ciò deve esser sprecato. Persino le location sono state mal usate e tutto diviene una mera mercificazione di un’idea. Comprendiamo, ovviamente, quanto necessario potesse essere dover vendere i biglietti, ma avvalersi di un nuovo paleontologo per poi mostrare che tra i dinosauri vecchi e nuovi vincono i secondi, è anche questo simbolo di una direzione smarrita.
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