sabato 18 giugno 2022

#Cinema&SerieTv: Hot Girls Wanted - Turned On

Attenzione, questo articolo contiene spoiler sulla serie.

Sono passati quasi due anni dall’uscita della recensione del documentario “Hot Girls Wanted”, che attraverso alcuni retroscena e interviste ad alcune delle pornostar più famose del porno amatoriale risponde perfettamente alla domanda “cosa c’è dietro il prodotto che vediamo?

Non bisogna essere degli esperti del campo per sapere che la risposta alla domanda non è particolarmente piacevole: gli abusi, gli sfruttamenti e l’illegalità sono alla luce del sole e noi non siamo di certo qui a farvi la morale né a dirvi che non dovreste più guardare porno perché dai, seriamente, non ci sentiamo di dare consigli che noi per prime non seguiamo, però vi intimiamo a farlo consapevolmente.

Siamo venute a conoscenza di “Hot Girls Wanted - Turned On” nello stesso periodo del documentario sopracitato e, anche se la miniserie non è assolutamente meno interessante della sua controparte, non abbiamo mai veramente voluto guardarla fino a qualche giorno fa.
Perché va bene l’essere consapevoli, ma la prima pillola non è stata facile da digerire.
Nata per essere un continuo dell’omonimo documentario criticato aspramente dalle sex workers che si sono lamentate a gran voce che l’opera non mostrasse i lati positivi dell’industria (ma infatti non è nato per mostrare i lati positivi di niente, ci viene da controbattere), “Hot Girls Wanted - Turned On”, prodotto dagli stessi produttori del precedente lavoro Jill Bauer, Ronna Gradus e Rashida Jones e rilasciato su Netflix il 21 Aprile 2017, nasce proprio per compensare le mancanze evidenziate e per allargare gli orizzonti a nuove realtà.
È infatti composta da sei puntate, tutte dalla durata di meno di un’ora, e ognuna di queste racconta una storia diversa facilmente intuibile dal titolo: “Donne al vertice”, “Amami su Tinder”, “Padrone di se stesse”, “Scena clou”, “Dovresti venire in privato” e “Continua a riprendere”.
Le storie sono diverse ma anche i contesti, i “personaggi” e le età di questi; si toccano argomenti come lo stupro messo in relazione ai social, le dinamiche che possono nascere tra cam girl e cliente, le relazioni su Tinder alla soglia dei quaranta e, finalmente, anche delle pressioni sugli uomini all’interno del mondo della pornografia.

Ora, gli episodi sono sei ma il dono della sintesi non è il nostro migliore amico, e questo significa che abbiamo dovuto scegliere. Già ci viene difficile farlo nella vita quotidiana, pensate quando dobbiamo scrivere un articolo e vorremmo parlare di tutto perché ci troviamo di fronte a tutti li argomenti che ci stanno più a cuore. È difficile.

Episodio 4 - “Scena clou”
Quando guardiamo un porno siamo focalizzati sulle donne ma, ironia della sorte, sappiamo tutti che se all’interno del video l’uomo non raggiunge l’orgasmo, per l’industria quel video è considerato nullo. E questa è la prima pressione a cui sono sottoposti gli uomini nel loro lavoro da pornostar.
La seconda è che devono sembrare sempre sicuri di se stessi, marmorei, perfetti. Se per gli attori di Hollywood è relativamente facile perché non ci mettono le parti intime, nel 90% dei casi per gli attori porno la situazione si complica esponenzialmente… anche perché l’eccitazione femminile e maschile sono le uniche cose (insieme alle microespressioni) che non possono controllare.
La terza è la violenza fisica che nel 94% dei casi si trovano a dover infliggere alle donne. Molto spesso, infatti, i video porno che vediamo non sono un semplice “buona la prima” come si può pensare, ma il processo di registrazione e l’ambiente in cui si lavora sono molto più simili a quelli di un set cinematografico hollywoodiano che a quelli della nostra cameretta. Le cose che cambiano veramente però sono le più importanti: gli schiaffi, i pugni e i calci nei casi meno hardcore e il sangue, i lividi, il vomito e i fluidi corporei nei casi più hardcore sono veri, così come lo sono le ripercussioni psicologiche.
Voi direte che hanno scelto loro di farlo, che sono adulti consenzienti, che chi inizia a fare porno sa a cosa va incontro e che ne possono uscire quando vogliono, ma siete sicuri? Siete proprio sicuri?

Episodio 6 - “Continua a riprendere”
Aprile 2016, l’adolescente Marina Lonina (18) è in diretta su Periscope e la scena mostrata è a dir poco sconcertante: sta riprendendo lo stupro di una sua amica (ai tempi diciassettenne); a violentare la ragazza è Raymond Gates, 29 anni.
In questa puntata viene mostrato il punto di vista di Marina e non della vittima, e questo ha fatto aggiudicare a questa ultima puntata il premio di “più criticata”.
La scelta è infatti audace e non in molti scelgono di fare una cosa del genere, ma a parer nostro non è propriamente sbagliata, e anche se leggendo i commenti di questa puntata su TV Time in moltissimi si sono risentiti e i commenti sono stati aberranti. (“Perché questo episodio sta provando a farmi provare compassione per lei? Ha filmato uno stupro e si merita di essere trattata come la stupratrice che anche lei è”, “Non si merita di parlare, non deve andare da uno psicologo e non ha bisogno di parlare con qualcuno, ha bisogno di marcire in carcere”, “La gogna mediatica e gli insulti sono il minimo”), in realtà è fondamentale anche capire il perché a volte accadono determinate cose, perché si arriva in determinati punti.
Stiamo per dire una cosa un po’ forte: gli stupri non avvengono mai per motivi semplici, e se non vanno banalizzati quando si parla con la vittima, non vanno banalizzati di certo quando si parla con il carnefice, perché c’è sempre qualcosa sotto.
I motivi possono essere infiniti e possono spaziare dai più ai meno semplici, e anche se una molesta, un abuso o uno stupro non devono essere mai giustificati, il punto di vista del carnefice non può essere ignorato, né può essere resa vittima attraverso la gogna pubblica.
Anche perché indovinate un po’? I carnefici sono vittime tanto quanto le vittime stesse (ne abbiamo parlato ne “Il punto di vista del carnefice”).
Che poi sorridiamo, perché al centro di questo episodio c’è un social network e – per l’ennesima volta – la gente non si rende conto di come, esattamente attraverso i social network, critica e insulta i carnefici diventando uno di loro.


Insomma, dopo “Hot Girl Wanted” il pubblico ha richiesto a gran voce varietà e con questa miniserie l’abbiamo avuta.
Noi, di contro, vi chiediamo a gran voce di recuperare le due opere.

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