Napoleone è sicuramente uno di quei pochi personaggi storici capaci, solamente nominandoli, di far apparire davanti agli occhi una specifica epoca con i rispettivi costumi, usanze ed eventi. Un personaggio che ha portato con sé cambiamenti epocali nel corso della Storia, quella con la “s” maiuscola, in negativo e in positivo. Un personaggio pieno di sfaccettature, multiforme ma tutto d’un pezzo, egomane ma quasi insicuro, con la “sindrome del Messia” ma anche con quella di Napoleone. E come per ognuno di quei personaggi storici (vedi Cesare, Carlo Magno, ma anche Hitler) l’arte, in ogni sua forma, cerca di dare la propria personale visione della figura e dell’uomo.
E quindi poesie, romanzi, quadri, che innalzano e che abbassano, che giudicano e che venerano, la persona ormai non è più persona, non più vivo ma immortale, un modello che ognuno ritrae secondo il proprio punto di vista.
E così anche il cinema: dal “Waterloo” di Bondarchurk al “Napoleone” di Abel Gance, passando anche per l’italiano “N – Io e Napoleone” di Virzì al mai fatto “Napoleon” di Kubrick; Napoleone risulta essere una figura così affascinante e complessa che è degna di essere raccontata per immagini nella sua pomposità così come nella sua austerità.
E tra questi autori ora figura anche Ridley Scott, con il suo “Napoleon”, adesso in sala.
Ridley Scott è sicuramente uno dei nomi altisonanti del cinema americano, e anche solo per essere l’uomo dietro la macchina da presa di due film come “Alien” e “Blade Runner” va ringraziato. Certo però che anche lui non è immune dal compiere passi falsi come il recente e macchiettistico “House of Gucci”. Dove si colloca quindi questo suo ultimo lavoro? Tocca fare un passo indietro e inquadrare bene “Napoleon”.
“Napoleon” è un film biografico, decide quindi di raccontare un pezzo di vita di un personaggio realmente esistente partendo sin dalla battaglia di Tolone fino all’isola di Sant’Elena; ma è anche un film storico, inquadrando precisi avvenimenti storici da una parte e dall’altra; non da meno è anche un film d’amore incentrando gran parte della pellicola sul rapporto, malsano, che l’imperatore francese aveva con la moglie Giuseppina di Beauharnais e per ultimo vuole anche essere un film psicologico in grado di dare una sintesi alla moltitudine di aspetti che facevano sì che Napoleone fosse Napoleone.
Come si può evincere quando così tante strade cercano di riunirsi tutte assieme quello che ne viene fuori o è una mastodontica opera ingegneristica destinata a dare l’esempio ai posteri o una gran confusione. Ridley Scott riesce a confezionare magnificamente il secondo esito. Perché seppur tecnicamente ottimo il film risulta mancare di una propria identità, quella cosa che ti fa associare subito il nome a una sensazione e che ti fa uscire dal cinema sorridente o pensieroso o scosso, senza di essa ne esci solo dubitante. Quello che ne rimane è un buon film che però presentatosi un colossal immenso ti fa un po’ storcere il naso, e non perché mentiva ma perché poteva esserlo ma non ci è riuscito fino in fondo. Napoleone non spicca mai, quasi non sembra quello dei quadri o dei racconti, e riesce incerta anche la decostruzione del personaggio che ne esce come indefinito, né totalmente annichilito né totalmente trionfante.
A onor del vero va però menzionato che il prodotto uscito al cinema risulta “mozzato” di almeno un’ora rispetto al prodotto che approderà su Apple Tv+ e questo si nota apparendo poco equilibrato rispetto al minutaggio dedicato ai segmenti di vita e rendendo personaggi come Giuseppina quasi abbozzati anche se l’intento è di dar loro grande importanza.
Nel complesso il film delude le aspettative ma è salvato da una regia da manuale che ha molta cura di una messa in scena che ti fa entrare nell’800 soprattutto durante le magnifiche battaglie. Aspettiamo dunque al varco il buon Ridley con la director’s cut per capire se sarà una carrambata o una conferma.
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