Mi aggiro tra i vicoli della città, tra i cunicoli del borgo, tra le fronde degli alberi e nel labirinto dei miei pensieri.
Il monolite della mia smania di grandezza incombe su di me e blocca i raggi solari. Osservo incantato le onde del mare che, in lontananza, sembrano cullare il mondo.
Il cuore batte forte e tra me e il monolite la terra trema, frantumandosi in un crepaccio mastodontico. Il cielo si tinge di rosso per poi sfociare in un blu notte, attorno a me la radura rinsecchisce, gli alberi muoiono e i fiori scompaiono. Tutto è grigio, tutto è nero.
Pali di ferro piovono dal cielo per conficcarsi su ciò che resta del brullo terreno che viene divorato dalle fauci del crepaccio.
Non scorgo possibilità di salvezza. Devo diventare ciò che sono…
Ma cosa sono?
Mentre formulo questa domanda l’apocalisse sembra arrestarsi. Che sia questa la soluzione?
Allora riflettiamo.
Cosa sono? Beh, tanto per cominciare sono un dottorando e mi occ…. No, risposta sbagliata!
Cosa sono… davvero. Mh… vediamo. Allora posso dire di essere una persona, un essere umano tutto sommato felice, voglio stare bene con il mondo, amare, e poi….
Ci siamo quasi, sì… ma ancora più in profondità. Cosa sono?
Ho capito. Sono uno spirito, voglio autoaffermarmi ma questa autoaffermazione mi distrugge. Quando tento di realizzar-mi sento di autodistruggermi. Devo tendere a questo?
Forse no. Sono uno spirito e faccio cose. Incontro persone… mi piace molto parlare. Mi piacciono le cose semplici che mi dimostrano che dietro questa nostra quotidianità ci sta qualcosa di immenso.
Mi piace sentire l’odore delle cose, conoscere la storia delle persone, scoprire come gira questo strano posto.
Ho dato troppa importanza a certi eventi e ne ho sottovalutato altri.
Adesso è ora di stare bene ?-!
Mi lascio andare.
Salto sul crepaccio. Sento di cadere…
Sono sprofondato oppure sono sulla scogliera che si affaccia sul mare?
Ha davvero tanta importanza?
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