Chi è la ragazza identica ad Ah-ri
che sta parlando ai suoi follower? È davvero in diretta? E perché sta sbandierando
tutti i segreti delle sue amiche influencer e dei loro (e suoi) legami con la
politica e il potere della Corea?
Queste sono le premesse della
serie thriller Celebrity (셀러브리티, Selleobeuriti),
disponibile su Netflix.
Prodotta dalla sudcoreana Studio Dragon direttamente per il colosso dello streaming, la serie in dodici episodi da quarantacinque minuti circa è scritta da Kim Yi-young ed è diretta da Kim Cheol-gyu, autori di opere conosciute in patria ma sostanzialmente nuovi ai nostri lidi.
La storia viene raccontata dalla
rediviva Ah-ri (un’ottima Park Gyu-young, prossimamente nella seconda stagione di Squid Game) tramite flashback, con continui salti
temporali tra il “presente” e il “passato” (dai tre ai sei mesi prima), reso
visivamente dalla comparsa e scomparsa di due bande nere orizzontali sopra e
sotto il frame (senza bande, è il presente; con le bande, è il passato); una
scelta stilistica di montaggio da noi assai apprezzata.
Ah-ri racconta agli spettatori
della sua diretta (e quindi anche a noi spettatori reali) come sia riuscita,
attraverso vecchie conoscenze ricomparse dal nulla e colpi di fortuna più o
meno sfacciata, a scalare la vetta dell’influencer sphere coreana, da
semplice venditrice porta a porta a volto più conosciuto della nazione. E le
invidie e i drammi che questo onore e onere comporta.
Un grosso difetto, almeno per chi
scrive, è nei dialoghi dell’opera, durante i quali ricorre troppo spesso l’uso
dello “spiegone” (termine tecnico, eh), cioè quei dialoghi tra personaggi che descrivono
ciò che stiamo vedendo o abbiamo appena assistito: tipici della soap opera
(dove non è necessario che lo spettatore guardi ma sicuramente ascolta), in
prodotti come questo si sentono come un di troppo, posticci. Facciamo un
esempio: in una scena viene introdotto un nuovo personaggio, la modella più
famosa di Seul. La vediamo sfilare per prima a uno show di Balmain (quindi
capiamo che è una modella), viene mostrato il suo profilo di Instagram con cinque
milioni di follower (quindi è famosa), poi la coprotagonista dice alla
protagonista (che sa già benissimo chi è) “lei è la modella più famosa della
Corea, ha cinque milioni di follower”. Dialoghi come questo, ridondanti, sono
continui nell’opera.
A parte questo, e un paio di cali
di ritmo fisiologici negli episodi finali, l’opera si mostra solida e
divertente, ti invoglia a continuare a guardarla e apre un interessante
spaccato su una cultura molto lontana dalla nostra ma anche inaspettatamente
molto vicina. Consigliato per un weekend tranquillo spaparanzati sul divano.
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