Bradley Cooper torna dietro la macchina da presa per la direzione del suo “Maestro”, film presentato in anteprima all’ottantesima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Ve ne parliamo adesso che arriva in streaming sulla piattaforma di Netflix, dal 20 dicembre.
La pellicola ci porta all’interno della vita di Leonard Bernstein e Felicia Cohn Montealegre, mostrando come dietro la fama di un uomo si nasconda molto spesso una grande donna. L’emotività e la vita privata si mescolano nel raccordo creato dallo stesso Cooper in collaborazione con Josh Singer con l’obiettivo di creare una storia in grado di metter in luce la fragilità umana. Si attraversa, in questo modo, la vita dei due coniugi passando per tutte le diverse facce che l’amore può assumere specie davanti alla presa di consapevolezza di sé stessi.
Bradley Cooper, dopo “A Star is Born”, si conferma nuovamente un regista appassionato alle storie che vuol narrare. La sua macchina da presa si muove coordinandosi col proprio cuore, forse indugiando un po’ troppo su alcuni aspetti facendo diventare la narrazione un po’ pesante. Il film è elegante nella sua complessità, delicato in ciò che mostra, ma crudo nel raccontare la grandezza dell’amore di una donna. Le difficoltà, così come le scelte dei personaggi, vengono semplicemente esposte senza alcun tipo di giudizio.
“Maestro” non si limita a esplorare i punti lavorativi della vita di Bernstein, ma ne esplora l’intimità e mette a nudo gli aspetti più intrinsecamente legati al suo matrimonio. In questo modo di scandiscono i ritmi delle sinfonie che l’uomo è stato in grado di comporre nel corso della sua vita. L’armonia diviene il tema ricorrente nel film e si manifesta in molteplici dimensioni: visiva, musicale ed emotiva. La pellicola segue le tracce di due vite straordinarie, intrecciandole in un tempo non convenzionale, ma sincero nella sua assenza di ostilità.
Cinema e musica si mescolano riuscendo a trasporre su pellicola la pura essenza artistica che contraddistingue la vita umana. In questo modo la narrazione riesce ad abbracciare le coreografie del musical, dominante nella prima fase della carriera di Bernstein, e sfrutta l'intricata maestria delle macchine teatrali per creare un movimento sinuoso e vorticoso. In questo scenario, vita e finzione si fondono con una fluidità che si riflette anche nella biografia del protagonista, evidenziando il suo intenso legame tra la sfera privata e quella scenica, nonché la sua bisessualità.
Con il passaggio al colore, le tonalità cromatiche coerenti con gli anni Sessanta e successivi, il film adotta uno stile più misurato. Esplora la vita di Bernstein in parallelo e in convergenza con la fase successiva al trionfale “West Side Story”, dedicandosi principalmente alla musica assoluta e all’opera. La prospettiva diventa quasi prosaica, con inquadrature fisse, osservazioni da lontano e pochi movimenti.
Nonostante il titolo si riesce a scendere al di là del velo del “Maestro” e se ne esplorano gli aspetti più intimi e geniali. La vera protagonista, in ogni caso, resta la moglie Felicia (Carey Mulligan): è lei che campeggia nelle locandine, lei che è stata compagna e supporto nella vita di Lenny. In questo modo Bernstein ne emerge come una figura geniale, ma imperfetta fatta di ombre e di spigoli con cui è difficile riuscire a convivere.
Non è un film leggero, ma sicuramente vale la pena guardarlo.
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