Se si parla del “Re del cioccolato”, nonostante i più recenti programmi di cucina, nell’immaginario collettivo si evoca la figura di Willy Wonka. Nato dalla penna di Roald Dahl, lui è il proprietario della fabbrica di cioccolato più folle che esista: un luogo in cui tutto ciò che si vede è edibile ed è nato da un’attenta sperimentazione tra genialità e magia. Nel 1964 arriva nelle librerie “La fabbrica di cioccolato”, seguito da “L’ascensore di cristallo” nel 1972. Due libri che raccontano le avventure di questo intelligentissimo cioccolatiere che ha fatto della pasticceria la propria missione di vita. Il periodo di Natale è il migliore per poter parlare di questo meraviglioso personaggio perché ci ricorda quanto dobbiamo abbandonare l’avarizia e la smania di possesso per poterci “dedicare” ai valori importanti della vita.
Nel corso del tempo sono state fatte differenti versioni cinematografiche che hanno aiutato a cementificare la sua figura all’interno delle nostre menti. Diverse generazioni sono legate alle versione del 1971, film in cui Gene Wilder apre per la prima volta la fabbrica al mondo intero. Il volto e le espressioni dell’attore hanno contribuito alla sua iconicità, tanto quanto le canzoni che possiamo sentire nel corso della narrazione. La famiglia e la condivisione di ciò che amiamo erano i punti focali, insieme all’invito a continuare a sognare e a non smettere mai di lottare affinché i propri desideri si possano realizzare con assoluta genuinità. Anche se, in ogni caso, tutti i colori dell’arcobaleno coprono l’egoismo e l’avidità che pervadono il mondo descritto da Dahl.
Anche la versione del 2005, un po’ più spenta di quanto non sia quella precedente, si concentra sull’evoluzione di queste tematiche con una particolare attenzione nei riguardi del tradimento che gli altri hanno perpetrato sulle buone intenzioni di un uomo. Il Wonka di Johnny Depp, se ricordate, ha una profonda sfiducia nei riguardi del genere umano specie per via di tutti i traumi legati al dolore che il padre gli aveva involontariamente inferto quando era piccolo. L’uomo, un dentista, pensava di agire per il bene del ragazzo vietandogli il consumo di cioccolata e zuccheri.
Restano, quindi, delle costanti che non sono solo le canzoncine che si possono ascoltare tra le differenti disavventure che capiteranno ai ragazzini che entreranno per la prima volta all’interno della fabbrica. Infatti, le caratteristiche principali che erano state scritte nel libro si sono riversate in ogni singola trasposizione cinematografica di questo personaggio. Anche nel film che arriva oggi nelle sale, infatti, possiamo notare l’estro creativo di Willy, tanto quanto la sua capacità di ascolto del prossimo e l’estrema e contagiosa positività che egli infonde nel prossimo.
Una volta nascosti cinque biglietti d’oro, i bambini di tutto il mondo che ne entrano in possesso vengono ricompensati con la visita guidata della Fabbrica di Cioccolato. Le premesse le conosciamo un po’ tutti, non è neanche necessario aver visto i film o letto il libro per sapere dell’incontro tra Charlie e il Sir. Wonka. Nel corso del tour, però, verrà testato il carattere morale dei ragazzi e le tentazioni che vengono attuate spingono tutti i bambini a perdere davanti all’irresistibilità del cioccolato. Questo alimento, infatti, diviene un simbolo in tutte le diverse narrazioni: a esso si associano sogni e desideri, più o meno puri e nobili, tanto che ciò diviene un modo per poter analizzare la corruttibilità dell’animo umano.
Le differenze di interpretazione tra Wilder e Depp hanno contribuito a creare due personaggi simili, ma diversi nella declinazione del loro genio. Vi è un po’ di sadismo nella caratterizzazione dei due personaggi che contribuisce ad accomunarli: del resto, entrambi sottopongono i ragazzini a dure prove tentatrici e le fine che fanno, una volta sconfitti, non è di certo delle migliori. Vi è una condanna, quindi, e anche un giudizio che vengono dati a bambini capricciosi, insolenti e saccenti. Allo stesso modo, se Wilder è più pacato nel mostrare il suo genio, Depp è stato più folle riuscendo a creare un personaggio a tratti grottesco. L’eccentricità di Wonka viene accentuata dai suoi traumi, così come dal suo enorme e forzato sorriso. Questo è un Wonka quasi maniacale, un personaggio che possiede quasi la riconoscibilità di una diva e lo si comprende fin dalle prime note che introducono i bambini e i loro genitori all’interno del tour: “da tutti voi è acclamato”.
Nella versione del 2023, abbiamo quasi un ritorno alle origini. Il Wonka che conosciamo attraverso l’interpretazione di Timothée Chalamet è un giovane uomo che si appresta al tentativo di realizzare i propri sogni. Spronato dalla perdita che ha subito e dagli amici che incontra durante le sue disavventure lui si appoggia moltissimo agli altri. Intorno a questo personaggio si crea una vera e propria comunità in grado di sostenerlo nella sua impresa, tanto quanto lui cerca di spronare i loro sogni impolverati. Il cioccolato diviene un mezzo per poter discernere l’animo delle persone: chi lo assaggia con curiosità, chi invece ne è quasi dipendente. Ciò permette di individuare quelle persone che sono in grado di sostenerti da quelle che invece agiscono per avidità e guadagno. Il giovane ragazzo, in questa specie di prequel, fonda le basi del suo impero con la voglia di condividere col mondo quelle che sono state le sue ricerche e le sue invenzioni. Le persone intorno a lui scelgono volontariamente di aiutarlo perché mosse dai suoi stessi sogni e non dalla corruzione di un cioccolato annacquato che è finalizzato solo al mero guadagno. Estro e genialità sono ben presenti nella sua caratterizzazione, ma sono declinati in alcune piccole gag finalizzate a rafforzare il rapporto che si crea tra i diversi personaggi.
Insomma, questo personaggio è un’icona per diverse generazioni e anche con questi nuovi panni riesce ad aggiungere altri aspetti interessanti da apprendere e da analizzare. Ogni generazione può godere del vecchio Willy Wonka e notare come, in un certo senso, vi sia un’evoluzione nelle metriche di giudizio morale. Anche se nell’ultimo caso non intendiamo un giudizio con accezione negativa o di condanna, al contrario è un modo per poter individuare le persone che meritano o meno la nostra fiducia.
Willy Wonka, in sostanza, incarna in sé diversi aspetti e il cioccolato diventa un simbolo. Non importa quale versione sia la più amata o apprezzata dal singolo spettatore, l’importante è ricordare di credere sempre nella nostra immaginazione e nel nostro intelletto.
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