Da qualche settimana, fino ad aprile 2024, a Palazzo Bonaparte (Roma) è possibile prender parte a un’esperienza interattiva che gioca con le percezioni dei suoi visitatori. All’interno dello storico palazzo, infatti, è possibile visionare le opere dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher.
Nato il 17 giugno del 1898 a Leeuwarden, l’artista è noto grazie alle sue opere geometriche – e non – che riescono a ingannare l’occhio umano. Tra paradossi ed elementi impossibili, non ha avuto un grande riconoscimento in vita, ma dopo la sua morte, nel 1972, il suo lavoro è divenuto sempre più importante.
Nel corso della sua vita ha fatto numerosi viaggi in giro per l’Europa e l’influenza degli stessi si vede nelle sue opere e nel suo percorso artistico. Nel percorso tracciato all’interno della mostra, infatti, è possibile vedere come l’Italia e la Spagna abbiano contribuito a incrementare il suo estro artistico. Uno dei momenti cruciali è stato proprio il suo arrivo nel nostro territorio nel 1922. Durante questa visita, Escher è stato affascinato dalle strutture architettoniche e dalle opere d’arte rinascimentali della nostra capitale, in particolare le incisioni di Piranesi. Da questa esperienza hanno avuto origine i suoi studi nei riguardi della prospettiva e nei giochi di simmetria. L’artista, però, ha avuto modo di viaggiare in lungo e in largo per la nostra penisola toccando anche le nostre isole. Del resto vi è una costante all’interno delle sue opere che è stata ricondotta ai suoi viaggi in Spagna, ma che in realtà è presente anche nell’arte siciliana.
Nel 1936 ha visitato l’Alhambra, celebre palazzo moresco a Granada. Proprio a tale viaggio vengono ricondotti gli studi fatti sulle intricatissime tessiture geometriche, le decorazioni arabesche e i complessi disegni architettonici. Qui ha trovato l’ispirazione per le sue incisioni che sfruttano la ripetizione di figure geometriche e la creazione di illusioni spaziali. La visita all’Alhambra ha contribuito anche a consolidare l’interesse di Escher per i concetti matematici. I motivi ripetitivi e simmetrici dell’architettura moresca lo hanno portato a esplorare le possibilità di rappresentare il concetto matematico di “tesellazione” nelle sue opere.
Riconduciamo questo elemento, in via ipotetica, anche alla Sicilia proprio perché nell’arte delle maioliche siciliane vi sono quegli stessi motivi ripetuti che Escher ha avuto modo di studiare in Spagna. Proprio in questa tecnica risiedono le influenze evidenti che la dominazione spagnola ha apportato in quel territorio. Visitare la mostra, in tal senso, è davvero stimolante per poter osservare con i propri occhi il gioco di specchi e di ripetizione che molto spesso viene ancora oggi adoperato per la realizzazione delle fantasie per i foulard e il piastrellame.
L’esposizione a Roma si delinea come un’occasione straordinaria, che offre al pubblico non solo i capolavori più celebri di M.C. Escher, ma anche un affascinante assortimento inedito mai presentato prima.
Un’antologia di circa 300 opere che cattura l’essenza dell’artista, includendo pezzi iconici come:
- “Relatività” (1953): Questo capolavoro è uno dei lavori più iconici di Escher. Rappresenta un mondo impossibile in cui le leggi della prospettiva e della gravità sembrano sfidate. Scale e scale si incrociano in modi impossibili, creando una struttura in continua trasformazione che confonde la percezione dello spettatore.
- “Mano con sfera riflettente” (1935): Questo disegno mostra una mano che disegna se stessa mentre tiene una sfera riflettente. La riflessione della mano e della sfera crea un loop visivo infinito, un esempio eloquente dell’uso di Escher di concetti matematici e ottici nelle sue opere.
- “Giorno e notte” (1938): Questa opera rappresenta un paesaggio agricolo che si trasforma in uno stormo di uccelli volanti. Ciò che la rende straordinaria è l’uso magistrale di Escher delle tessellazioni per trasformare il terreno in uccelli e viceversa, creando un’illusione sorprendente.
- “Regolarità Irregolare” (1950): Questa litografia è un esempio classico delle tessellazioni complesse di Escher. Rappresenta figure umane che si trasformano in uccelli e altri animali, mantenendo una struttura geometrica coerente in tutto l’insieme.
- “Cascate” (1961): In questa opera, Escher crea una cascata che sembra fluire continuamente senza mai scendere o salire. L’illusione di un ciclo infinito e autosufficiente è affascinante e dimostra la maestria di Escher nel giocare con la percezione spaziale.
- “Metamorfosi” (1939-1940): Questa serie di xilografie mostra un’incredibile sequenza di trasformazioni in cui una figura si evolve gradualmente in un’altra. L’uso delle metamorfosi in questa serie è affascinante e riflette l’interesse di Escher per la trasformazione e la continuità.
L’arte di M.C. Escher è un viaggio affascinante nel regno delle illusioni e delle possibilità percettive. Un percorso che, durante la mostra, permette una totale immersione nella sua arte. Il visitatore può interagire attraverso video e foto, installazioni che giocano con le illusioni per poter ricreare lo stile caratteristico dell’artista. Escher, del resto, ha plasmato il mondo artistico con la sua capacità di tradurre concetti matematici complessi in opere d’arte straordinarie. Il suo straordinario talento nel giocare con l’illusione ottica e la prospettiva ambigua è un invito a guardare oltre le apparenze, a esplorare la frontiera tra ciò che è possibile e ciò che sembra essere.
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