Dal 21 novembre, su Prime Video, è arrivata una commedia teen che ricalca e modernizza i più classici film del genere. “Bottoms” riesce a far ridere nella sua assurda idea e con i suoi folli eventi. Siamo al liceo, due ragazze impopolari stanno cercando il modo per poter riuscire a entrare nel raggio delle cheerleader. Le protagoniste quindi sono due ragazze omosessuali che vengono escluse dalla piramide sociale della propria scuola e la motivazione non è la loro sessualità, come poteva avvenire nelle commedie degli anni ’80 in cui a quei personaggi erano destinate le gag comiche, ma vi è proprio scarso interesse nei riguardi delle loro personalità.
Per poter scalare la società liceale inventano un vero e proprio fight club: sulla carta la scusa è quella di creare della solidarietà femminile; in realtà vogliono solo cercare di conquistare le ragazze a cui tanto ambiscono. Assistiamo, di conseguenza, a una vera e propria inversione di genere nella dimostrazione di quanto le ragazze possano picchiare duro e i giocatori di football possano essere ipersensibili.
Emma Seligman e Rachel Sennott hanno scritto una storia che, in passato, avrebbe avuto dei protagonisti maschili. Magari lasciati in background e in un certo senso condannati per via della loro primaria missione. Le donne, in quel caso, sarebbero state ancora una volta la meta e la maggior parte delle protagoniste si sarebbe sentita “felice” nel rientrare nel radar di questo genere di personaggi dimostrando, ancora una volta, quando la donna dovesse essere la metà/conquista di un eroe. Il club di autodifesa, però, riesce a creare una grande sinergia tra le ragazze della scuola, al punto che non è più fondamentale il “cambiamento” e l’evoluzione in “rosa” che in passato avveniva per le sfigate bruttine.
Attraverso i pugni e la violenza si riesce ad arrivare all’esplorazione della propria intimità. Le ragazze sfogano prima la loro rabbia e poi raccontano i loro problemi, un percorso di strana terapia che fa capire quanto importante potesse essere quell’assurdo piano creato con un doppio fine. La conoscenza reciproca dei propri problemi, infatti, li minimizza e li confronta facendo sì che la palestra possa diventare per loro un luogo in cui potersi confortare reciprocamente. Questo innesca delle dinamiche interessanti all’interno della scuola, perché i giocatori di football iniziano a temere che la l’unione tra le ragazza possa ledere la loro importanza. L’intera squadra, di conseguenza, punta a svergognare le nostre fondatrici e a minare i rapporti di fiducia che si sono costruiti. Quando riescono nel loro intento, la commedia arriva nel punto di cambiamento; basti pensare che in genere questo dovrebbe essere il momento in cui viene spezzato il cuore alla protagonista che comprende in che modo può cambiare per poter piacere agli altri. Qui, invece, si arriva alla confessione dei reali intenti e al tentativo di rimettere insieme la fiducia che era venuta meno.
In “Bottoms” regna l’anarchia dei classici stereotipi sia per quanto riguarda la commedia teen sia per quelli di genere femminile o maschile. La sensibilità e la forza diventano fluidi mostrando quanto entrambi i sessi siano in grado di poter essere forti e sensibili o cattivi e rozzi allo stesso tempo. L’unione, al di là della gerarchia scolastica, diviene elemento fondamentale per la risoluzione finale e le botte diventano chiave di ribellione. Piccole chicche vengono aggiunte anche dalle canzoni che sono state inserite in alcune scene madri: da “Total Eclipse of the Heart” a “Complicated”, soundtrack che creano dei reali e tangibili riferimenti nello spettatore (specie se spettatrice) che conferiscono ulteriori approfondimenti timici nella visione dell’opera.
Noi ve ne consigliamo la visione, soprattutto se avete voglia di ridere tra l’assurda quantità di violenza fisica e non che viene distribuita nel corso della narrazione.
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