Siamo arrivati al sesto appuntamento con la saga di “Anna dai capelli rossi”.
Il volume che andiamo a vedere oggi è intitolato: “Anna di Ingleside” ed è stato pubblicato da Lucy Maud Montgomery nel 1939.
Inutile perderci in chiacchiere, andiamo a vedere i temi che affronteremo.
Il volume che andiamo a vedere oggi è intitolato: “Anna di Ingleside” ed è stato pubblicato da Lucy Maud Montgomery nel 1939.
Inutile perderci in chiacchiere, andiamo a vedere i temi che affronteremo.
“Anna strinse la mano di Diana e rimasero sedute così per un bel po’, in un silenzio troppo dolce per le parole. Le lunghe ombre della sera cominciarono a stendersi sull’erba, sui fiori, e sui prati oltre il giardino. Il sole stava calando e il cielo di un grigio rosato si faceva più pallido e cupo dietro gli alberi meditabondi. Il tramonto di primavera si impadronì del giardino di Hester Gray, dove nessuno andava più a passeggiare. I pettirossi si librarono nell’aria della sera con cinguettii simili ad acude note di flauto, e una grande stella comparve proprio sopra i ciliegi bianchi di boccioli.”
Affrontiamo un salto temporale non da poco: vediamo Anna e Gilbert anni dopo il loro trasferimento da Four Winds Harbor a Glen St. Mary. Il neonato Jem è ora un bambino di sette anni dai capelli rossi e ricci e… non l’unico erede Blythe. Dopo di lui, infatti, sono arrivati: le gemelle (totalmente diverse) Anna – chiamata Nan – e Diana, Walter, Shirley e il prossimo fagottino ancora al sicuro nel ventre materno.
Gilbert continua il suo lavoro di medico e per il suo carattere è considerato uno dei personaggi più importanti della cittadina. Questo lo porta spesso lontano da casa e Anna si prende cura dei bambini assieme a Susan, la domestica divenuta a tutti gli effetti una di famiglia.
Per Anna ogni gravidanza è una vera e propria impresa, quindi ogni giorno che la avvicina al parto viene vissuto dagli adulti che le stanno attorno con estrema ansia e nervosismo.
I bambini, invece, vengono tenuti il più lontano possibile dai problemi ed è proprio da questo volume che cominciamo a seguire la loro vita. Qui ci concentriamo maggiormente sui primi quattro.
Jem ha un carattere avventuroso, impulsivo, schietto (tutti i bambini Blythe lo sono, a dir la verità) e ama l’attività fisica, qualsiasi essa sia.
Le gemelle, totalmente opposte fisicamente – Nan è castana e da una carnagione più scura rispetto alla rossa e lentigginosa Diana – sono buone, dolce, ricche di immaginazione e all’apparenza possono sembrare un po’ altezzose. In realtà sono buone e amichevoli.
Walter è l’artista della famiglia: è un bambino estremamente sensibile, amante della lettura e delle poesie.
“La Conca non si chiamava più così. Walter aveva riflettuto che un luogo così bello meritava un nome più consono al suo spirito romantico. […]
Era in effetti l’arcobaleno più maestoso che i bambini avessero mai visto. Un’estremità sembrava posare sul campanile della chiesa presbiteriana, l’altra invece scendeva fino al piccolo canneto cresciuto in un angolino del laghetto proprio in fondo alla Conca. Fu allora che Walter la ribattezzò la Valle dell’Arcobaleno”
Era in effetti l’arcobaleno più maestoso che i bambini avessero mai visto. Un’estremità sembrava posare sul campanile della chiesa presbiteriana, l’altra invece scendeva fino al piccolo canneto cresciuto in un angolino del laghetto proprio in fondo alla Conca. Fu allora che Walter la ribattezzò la Valle dell’Arcobaleno”
Shirley è ancora troppo piccolo per poter partecipare ai giochi dei fratelli che si riuniscono, ogni sera dopo cena, in un campo vicino casa denominato da Walter “Valle dell’arcobaleno”. Qui i Blythe, assieme ai loro amici, pescano, arrostano il pesce che poi mangiano e inventano sempre nuovi giochi, in cui sono valorosi paladini, coraggiosi pirati e ancora tanto altro…
Anna e Gilbert amano lasciare i propri figli liberi e i loro metodi educativi vanno spesso in contrasto con quelli della generazione passata. Anna parla molto con i suoi figli, preferendo la comprensione alla punizione e c’è da dire che benché i bambini siano molto vispi e vivaci, nessuno di loro combina marachelle tanto gravi, anzi. Ogni sera Anna racconta delle imprese dei bambini al marito, senza mai riuscire a trattenere le risate.
Comunque, anche l’ultima gravidanza va in porto, Anna è esausta ma non rischia la vita e in una fresca notte estiva dà alla luce la sua ultima figlia: Marilla, chiamata affettuosamente Rilla.
No, niente paura, la ormai vecchietta che circa vent’anni prima ha adottato Anna non è morta, anzi. Vive ancora a Green Gables assieme alla vicina e amica di sempre Rachel e spesso i Blythe vi si recano per andarla a trovare. Si trovano tutti bene lì, visto che possono giocare anche con i figli di Diana e dei gemelli Davy e Dora.
“Anna ritrovò il fazzoletto e si sedette sulla poltrona a crogiolarsi nel tuo tormento. Gilbert non l’amava più. Quando la baciava, lo faceva in maniera assente, solo per abidutine. Non c’era più alcuna magia. Le tornarono alla mente tutte le cose su cui avevano scherzato insieme, ma ora erano ricordi dal sapore tragico. Come aveva fatto a trovarle divertenti allora?”
In questo volume rivediamo proprio la vecchia amica d’infanzia di Anna, ormai alle prese con una vita da adulta, ma anche i tutti gli altri personaggi che abbiamo incontrato nella sua vita.
A fine romanzo troviamo anche una situazione complicata tra i due coniugi: Anna e Blythe non comunicano più, lui è distratto, pensieroso, non guarda più in faccia la moglie e meno che mai cerca con lei un contatto fisico. Quando, poi, l’invito a cena della sua ex fiamma Christine Stuart – ora rimasta vedova – lo esalta più del dovuto, Anna ne è certa: il loro matrimonio è finito.
Per la continuazione, bisogna leggere il settimo volume!
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