La settimana scorsa abbiamo parlato della prima stagione di “B: The Beginning”, nato dalla matita di Katsuya Ishida nel 2018. Dopo tre anni, fa la sua comparsa sulla piattaforma di Netflix la seconda parte, chiamata "Succession", che si compone di solamente sei episodi. Fate attenzione: l'articolo contiene degli spoiler.
La storia riparte esattamente dove l’avevamo lasciata, non è infatti trascorso molto tempo dalla morte di Gilbert Ross, autore dell’omicidio di Erika, la sorella dell’investigatore Keith. Koku e Yuna trascorrono una vita normale, con lui che continua a riparare violini per conto del padre di Lily e la sua compagna che, invece, ha cominciato la scuola come una studentessa qualunque. A far precipitare la situazione è la comparsa di Kirisame, l’antagonista di questa stagione. Lui, come Koku e Yuna, era uno dei bambini di Jaula Blanca. Il dottor Kazama, padre di Keith, aveva ordinato al piccolo Kirisame di salvare Koku il giorno dell’attacco dei reggie all’istituto. Portato in salvo, Koku aveva tagliato il braccio all’amico per assorbirne la lama, come programmato dal dottore. Secondo le istruzioni, infatti, Kirisame si sarebbe dovuto svegliare presto, ma ciò non era avvenuto e Koku aveva perso le speranze di rivedere l’amico. Ora, però, Kirisame è tornato e vuole distruggere il mondo, creandone uno da zero. Per farlo ha bisogno del suo Re dalle Ali Nere. Ancora una volta, il destino di tutti dipende dalle scelte di Koku.
Dato il poco spazio temporale, questa stagione pecca nello sviluppo dei personaggi. Koku, rispetto alla stagione precedente, ha sì trovato la sua metà, ma non è cambiato di una virgola: si mostra sempre insicuro e un po’ impacciato, con le spalle leggermente ricurve. Questo, però, cambia totalmente nei confronti dei suoi nemici, i compagni di Jaula Blanca. Con loro, infatti, si dimostra freddo, pungente, un leader che, però, non vuole esserlo. Koku non vuole essere re, vorrebbe trascorrere la sua vita normalmente, senza che nessuno del suo passato gli metta i bastoni tra le ruote. Nulla di diverso, insomma, dalla stagione uno.
Anche Keith non è cambiato poi molto. Ancora perseguitato dal fantasma della sua amata sorellastra, pecca di ingenuità, arrivando anche a rischiare di morire per una scelta sbagliata. Il rapporto che unisce lui e Koku sembra ben più profondo di quello che lega quest’ultimo a Yuna, infatti farà di tutto per salvarlo dal tentativo di Kirisame di farlo morire di stenti.
Quello che ci viene mostrato nella storia è, per lo più, un intreccio politico: se nella prima stagione avevamo solo scalfito la superficie, in questa ci troviamo davanti al Re del regno di Cremona e di suo figlio. In un modo o nell’altro, i personaggi diventano pedine inconsapevoli di un piano più grande. Il male determinato dai reggie diventa un male necessario per far prosperare il paese, come i canon (i bambini di Jaula Blanca) che hanno il compito di occuparsene.
La narrazione di questa seconda stagione viene troncata in una manciata di episodi, che fanno presupporre una terza stagione, lasciandoci nel bel mezzo di uno scontro decisivo. A oggi, però, non ci sono né conferme e né smentite al riguardo. Probabilmente, dato il tempo che è intercorso tra la prima e la seconda stagione, non avremo nulla prima del prossimo anno. Nel complesso ne siamo dispiaciute, più che altro perché queste sei puntate sembrano risultare una forzatura del piano narrativo, come se l’autore fosse stato costretto a portare avanti la storia. Certo, non è detta l’ultima parola, quindi noi speriamo vivamente che si faccia una terza stagione, almeno per vedere lo sviluppo dei personaggi e come la questione del Re dalle Ali nere troverà il suo risvolto narrativo.
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