Questo articolo potrebbe tranquillamente diventare una campagna politica sulla creazione di più contenuti per adulti. Abbiamo visto Fresh e lo abbiamo trovato molto divertente perché segue le scie di quell’horror che ci piace, ma che risulta essere una prima sperimentazione un po’ acerba da parte della stessa piattaforma. Vero è che la pellicola è targata 20th Century Fox e che, quindi, con l’orrore dovrebbero avere una certa dimestichezza, ma diciamo che per quanto figo sia Sebastian Stan manca un pochino di verve.
Fresh affronta una tematica assai discussa negli ultimi anni all’interno del popolo internettiano. Sarà perché siamo sempre più soggetti alla possibilità di conoscere le storie dei “matti veri” d’oltre oceano, ma sta di fatto che si parla sempre più spesso di cannibali e della loro discutibile pratica. Steve, uomo che non consuma carne animale, è un medico non che cuoco provetto di carne umana. La seleziona, la taglia, la lavora e la rivende a un mercato di ricchi uomini stronzi che incarnano il male morale che negli ultimi anni si è abbattuto sempre e comunque su internetlandia: l’uomo di potere. Perché sì, se nel passato il mito arrivista era quello di Cenerentola, adesso destrutturiamo la narrazione del principe azzurro che non ci salva, ma ci condanna (ovviamente usiamo il plurale perché qui siamo quasi tutte donne).
Quello che però abbiamo davanti non è il punto di vista di Steve, ma in realtà è quello di Noa (Daisy Edgar-Jones) a interessarci. La nostra protagonista, infatti, seguendo le direttive sociali che ci vedono alle prese con la costante ricerca di un uomo per poterci accasare, si è messa in gioco su alcune app di incontri. Tra appuntamenti con “casi umani” e “d*ckpic” (foto delle parti intime maschili), per un fortuito caso, incontra tra la verdura e la frutta di un supermercato il nostro aitante Steve. Diciamocela tutta, questa narrazione funziona molto grazie al fatto che ci sia Sebastian Stan come interprete di quello belloccio. Lui, infatti, è tanto bello quanto squilibrato e lo mostra con una recitazione sublime che riesce a farci calare all’interno della sua interpretazione.
Questo, ovviamente, è solo il prologo, infatti dopo il primo fortuito incontro e la voglia di passare un weekend insieme, partono i titoli di testa. La scelta di fare un prologo più lungo ci fa immediatamente comprendere che la cosa importante non sia la relazione in sé, ma tutte le “red flag” (segnali di pericolo) che quest’uomo emana, ma che la protagonista totalmente ignora perché intenta nella sua ricerca romantica. Dal momento in cui i due sono soli, il film inizia e la storia ha la sua discesa nel torbido. Vediamo, dunque, le ossessioni, le voglie e ciò che aspetta alla compagine femminile della narrazione. La caratterizzazione dei personaggi è, comunque, abbastanza schiacciata su quello che è il ruolo necessario alla narrazione. La pecca più grande di questo film è il fatto che realmente non conosciamo nulla dei personaggi e ciò non ci permette di conoscerne i pensieri o i modi di fare che sarebbero di certo risultati interessanti connotando la narrazione di un aspetto un po' più profondo. Non sappiamo, ad esempio, che lavoro faccia la protagonista e come possa permettersi di sparire per giorni interi senza che nessuno, a parte la sua unica amica, venga a cercarla.
È facile rendersi immediatamente conto, per gli amanti del genere, che questa pellicola non si sta inventando nulla. La vendita della donna è sempre esistita, non importa lo scopo finale, infatti, per molti, sarà facile rievocare sage cinematografiche come “Hostel”.
Che la donna sia merce per il suo corpo è, dunque, quanto di più basic. Sesso e fame sono bisogni primari che vengono governati da istinti, molto spesso primordiali, quindi il parallelismo è facile da compiere, tant’è che viene fatto all’interno della stessa pellicola. In scene come quella dopo il loro primo incontro, quando lui nel letto la trattiene dal braccio, e quella in cui la tiene legata ammanettata dallo stesso arto, ci si rende conto di un bellissimo paragone concettuale. La bramosia, l’ossessione, il controllo, tutti quanti riversati nei due gesti finalizzati a impedire i movimenti della donna. Basta, inoltre, vedere anche l’interesse che Steve sviluppa nei confronti di Noa e il modo con cui questo stesso interesse ne cambia la percezione. Lui la Bestia, lei la Bella. Una Bella che, però, al contrario di come avviene all’interno dell’universo Disney non subisce la fascinazione del principe azzurro, quindi rifiuta la sola ipotesi che possa sviluppare la sindrome di Stoccolma.
La scelta di questa foto non è casuale, ma finalizzata all'obiettivo di farvi avere degli incubi |
Nessun commento:
Posta un commento