Altra cosa che - purtroppo - ci aspettavamo sono stati i commenti deliranti sui social da parte delle persone. Non siamo qui per far cambiare idea, figuriamoci, neanche ci interessa. Ciò che ci preme, in realtà, è parlare con cognizione di causa. Cosa vuol dire, a conti fatti, la decisione della Disney?
Ci hanno lasciate un po’ senza parole le persone adulte che si chiedono se sia giusto caricare così tanto un prodotto di persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ perché: “in realtà non sono così tanti”. Ovviamente lungi da loro essere omofobe, avranno sicuramente tanti amici gay.
Per carità, siamo tutti d’accordo che ostentare non è normalizzare, ma davvero credete che le percentuali non siano così alte? Bene, perfetto. Eppure noi siamo nel campo dell’arte, dove le persone parlano apertamente di come sono, ma veniamo anche da campi dove la facciata è tutto, e molti devono mentire a loro stessi per non rovinare una reputazione.
Siamo state confidenti di etero sposati con figli, che improvvisamente hanno compreso di non essere così tanto sicuri della loro sessualità, e ci siamo ritrovate a stilare una lista di persone che conosciamo, assieme al loro orientamento.
Ora, in occasioni normali, vi assicuriamo che non ci interessa sapere con chi andate a letto, o di chi siete innamorati. Finché c’è il consenso, avete tutto il nostro più grande supporto: donne, uomini, trans, gender fluid, una, due, tre, quattrocento persone in contemporanea… davvero non cambia. Ma per fare questo articolo ci siamo attenute al “metodo scientifico”, a documentare e a cercare di capire se il 50% imposto dalla Disney è veramente un dato troppo alto.
Risposta: no. Certo, la nostra vita non fa statistica, ci mancherebbe altro, ma se noi quattro conosciamo molti più appartenenti alla comunità LGBTQ+ che etero, e se per questi appartenenti vale la stessa cosa, la Disney davvero si sbaglia?
Certo, potreste ribattere che facendone noi parte – sebbene non amando le etichette evitiamo di definirci in un qualsiasi modo - è normale conoscerne di più, ma siete così tanto sicuri? Non è, forse, che siete più voi quelli a conoscere i famosi “etero di facciata”? Lungi da noi sostenere che chi conoscete da tempo vi menta sui propri gusti sessuali, ma mettereste davvero la mano sul fuoco per tutti?
Ma oltre a tutte queste domande che probabilmente non avranno risposta, - dire di essere come si è a Roma è differente dal dirlo in un piccolo paesino italiano, nord o sud che sia - la Disney potrà avere il 50, il 10 o il 100% dei propri personaggi LGBTQ+, ma la vera normalità non dipende dalle percentuali, bensì dallo “scandalo” che si crea nel sapere chi va a letto con chi. La vera normalità avverrà quando non rimarremmo tanto inorriditi o euforici dai gusti sessuali di un personaggio inventato, o del vicino di casa.
Riportiamo la domanda a inizio articolo: Cosa vuol dire, a conti fatti, la decisione della Disney?
Vuol dire insegnare ai bambini che è normalissimo provare attrazione per lo stesso genere, o per due generi diversi. Vuol dire anche che può succedere di nascere in un corpo con cui non ci riconosciamo, vuol dire che si può cambiare e che non si deve avere paura.
Forse per alcuni sessantenni ormai è troppo tardi, la paura li logora, il senso di vergogna non li fa parlare apertamente, ma con questa decisione la Disney vuole solo evitare che si crescano gli adolescenti e gli adulti del domani con il terrore di guardarsi dentro.
L’amore – prima di tutto verso noi stessi, poi verso gli altri – non dovrebbe conoscere vergogna e/o paura, e la Disney vuole insegnare proprio questo.
Disdite pure i vostri abbonamenti a Disney+, i vostri figli sicuramente non vi ringrazieranno. Ah, e che vi piaccia o no, anche l’istruzione insegnerà, prima o poi, che non esiste paura o vergogna per l’Amore.
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